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Javier Sanchez: “L’Italia è diventata nel tennis quel che era la Spagna 10-15 anni fa”

La velocità dei campi nel tennis è tema assai dibattuto in tempi recenti. Si è tanto parlato negli ultimi mesi di uniformità delle varie superfici e di come non ci sia una grossa differenza nei vari eventi. Ma come stanno le cose? Nel corso dell’ultima puntata di TennisMania, in onda sul canale Youtube di OA Sport, si è approfondito questo tema con chi ha una posizione di primo rilievo.

Il riferimento è a Javier Sanchez, ex tennista e fratello d’arte (Emilio e Arantxa Sanchez), oggi proprietario di GreenSet, leader nel settore della produzione di superfici per il tennis. Tra i tanti tornei in cui si è intervenuti nella cura del campo, vi sono anche le ATP Finals di Torino.

A questo proposito, Sanchez ha voluto porre l’accento sulla vicenda: “Si parla tanto di questo argomento, ma nell’analisi vanno considerate anche diverse variabili. A cambiare la velocità del gioco su un campo non è solo lo strato di resina che si pone su una base, ma anche quello che è il contesto. Il campo della Defense Arena di Parigi è diverso da quello di Torino non per il Greenset che noi curiamo, ma per come tutto stato progettato“, ha sottolineato l’imprenditore spagnolo.

Incidono variabili legate a ciò che c’è sotto lo strato di legno, utilizzato per dare un’uniformità alla superficie. Vanno considerate anche le temperature in relazione alla velocità della palla. Più è freddo e più la pallina si sposta lentamente, discorso opposto col caldo. Chiaramente poi bisognerebbe considerare l’umidità. Sono tanti fattori, senza dimenticare l’evoluzione del campo nel corso di un evento. Noi poi seguiamo le indicazioni degli organizzatori e indubbiamente anche la differente rugosità della superficie influisce“, gli argomenti dell’ex tennista iberico.

In queste ultime settimane, poi, hanno fatto discutere le idee di Roger Federer, che ha accusato proprio i gestori dei tornei di voler dei campi tutti uguali o simili per favorire le vittorie di Jannik Sinner e di Carlos Alcaraz. A questo proposito, la posizione di Sanchez è chiara: “Ha sbagliato a dire una cosa del genere anche perché i campi sui quali Jannik e Carlos vincono sono gli stessi su cui lui e Nadal facevano la differenza. Come detto, ci sono diversi fattori relativamente alla velocità della superficie e della pallina e nel caso specifico direi che è molto importante l’abilità del tennista. Sinner e Alcaraz vincono sul cemento, sulla terra e sull’erba perché sono i più bravi, non perché ci sono gli organizzatori che vogliono sempre assistere a una loro finale. Se facessi il ragionamento di Roger ai tempi in cui giocava, avremmo dovuto dire che lui e Rafa si scontravano spesso in fondo agli Slam e ai Masters 1000 perché volevano così altre persone?“.

Sanchez ha anche fatto un ragionamento sul posizionamento del movimento italiano nel tennis: “Io credo che la Federazione da diverso tempo stia lavorando molto bene, ci sono tanti tornei nel vostro Paese e questo aiuta molto la diffusione del tennis. Chiaramente, poi, c’è un giocatore eccezionale come Sinner che può trascinare ulteriormente il resto del gruppo. Credo che la vostra situazione sia paragonabile a quella della Spagna di 10/15 anni fa, quando alle spalle di Nadal c’erano tanti ottimi tennisti. Noi ci possiamo ritenere fortunati perché, pur non avendo un movimento ampio come il vostro, abbiamo trovato un fenomeno come Alcaraz che ha raccolto il testimone di Rafa“.

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