ATP Finals, Alcaraz: “Il 2025 miglior anno della mia carriera. Davis? Un onore rappresentare la Spagna”
Non lo dice mai a mezza voce. Carlos Alcaraz, le cose importanti le prende di petto e le affronta con chiarezza da numero 1. La vittoria su Lorenzo Musetti lo proietta in semifinale alle Nitto ATP Finals e, soprattutto, gli riconsegna la poltrona di numero 1 del mondo. Un obiettivo centrato a novembre, con la naturalezza dei grandi che sanno programmare e colpire quando serve. “Era il mio obiettivo di fine anno. Sapere di averlo raggiunto dopo questa partita significa davvero tanto”, esordisce in conferenza stampa, con quel sorriso che tradisce un calmo sollievo. “Sto giocando un gran tennis, sono entusiasta di continuare così. Ora mi aspetta una semifinale alle Finals, non capita tutti i giorni”.
“È la mia miglior stagione indoor? No, anzi sì: ho vinto Rotterdam e… me l’ero quasi dimenticato”
Quando gli chiedono se questo sia il suo miglior anno sul veloce indoor, Carlos ci pensa un attimo. E sorprende tutti. “È difficile dirlo… Perché a Parigi-Bercy ho perso al primo turno”, risponde. Poi si ferma, sorride e si corregge: “Ah già… Ho vinto Rotterdam! Me n’ero dimenticato (ride). Allora sì, direi che è la mia miglior stagione indoor”.
Un’Alcaraz più consapevole, cresciuto anche nella gestione della seconda parte di stagione, quella in cui in passato aveva faticato. “A fine anno per me è sempre importante avere del tempo a casa per prepararmi bene”, spiega. “Sono arrivato qui con fiducia, sapendo di stare giocando un gran tennis. È questione di conoscersi, capire ciò di cui hai bisogno dentro e fuori dal campo. Quest’anno l’ho fatto bene”.
E qui si apre in un bilancio ancora più sincero, che fa capire quanto senta questo finale di 2025:
“Credo che questa sia la migliore stagione della mia carriera, e ho ancora due tornei da giocare. Giocare la semifinale sabato sera e – eventualmente – la finale domenica mi darà sicuramente meno tempo per recuperare la migliore condizione fisica”.
Il peso del numero 1: “È diverso da vincere uno Slam. Qui il torneo continua”
Il paragone con altre grandi emozioni dell’anno, inevitabile, arriva puntuale. Meglio la conquista del numero 1 o il titolo Slam? Carlos non ci cade, distingue e analizza: “sono sensazioni diverse”, puntualizza. “Chiudere l’anno da numero 1 è sempre un obiettivo importante, ma qui il torneo non è finito: devi tornare in albergo, recuperare, andare a dormire presto e prepararti alla semifinale. Quando vinci uno Slam, invece, è finita. Puoi rilassarti, festeggiare, goderti il momento. Qui non puoi. Quindi sì, sono emozioni proprio diverse”.
Sulla Davis: “Un privilegio rappresentare il proprio Paese. Ma devono farla diventare più unica”
Il tema finale è caldo: la Davis Cup, con Sinner e Musetti che hanno scelto di non giocarla. Alcaraz, invece, ci sarà. E non si sottrae al dibattito sul format. “Giocare la Davis è un privilegio, qualcosa di unico rappresentare il nostro Paese, ma credo che dovrebbero fare qualcosa per renderla più speciale”. Poi affonda con una posizione molto chiara: “Giocarla ogni anno non è il massimo. Se fosse ogni due o tre anni, l’impegno dei giocatori sarebbe ancora maggiore. Diventerebbe davvero unica, irripetibile”. Parla anche dei colleghi italiani: “Capisco Jannik e Lorenzo. Hanno avuto una stagione lunghissima, normale che vogliano una settimana per recuperare, andare in vacanza, preparare la pre-season. È comprensibile”.
Verso la semifinale
Alcaraz, in chiusura, non lascia spazio a troppi sentimentalismi. La corsa è ancora aperta: “Sono felice, ma ora devo prepararmi per la semifinale. Voglio finire l’anno allo stesso livello con cui lo sto giocando”.

