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Il monito di Gaudenzi: “L’Italia potrebbe perdere le ATP Finals. Sinner? Comprendo la sua scelta”

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Quando si mescolano sport e politica, il risultato è raramente esente da discussioni e dibattiti. Lo sa benissimo Andrea Gaudenzi che, intercettato da La Stampa, mette in guardia tutta l’Italia tennistica intenta a godersi l’imminente spettacolo delle ATP Finals giunte alla quinta edizione dal trasloco Londra-Torino. Privilegio che potremmo non avere ancora per molto, al netto dell’annuncio del rinnovo siglato volto a far rimanere il grande appuntamento di fine stagione nel Bel Paese ancora per un lustro. Subito dopo la premiazione dello scorso anno, con Jannik Sinner a trionfare, era stato proprio il numero uno dell’ATP a diramare la notizia circa il mantenimento della Finals in Italia fino al 2030. Ora lo scenario sembra essere leggermente cambiato, generando un clima di incertezza in merito.

Le perplessità del presidente dell’ATP riguardano l’entrata in scena del governo italiano come parte integrante nella gestione dell’evento a seguito del Decreto Sport. Una novità che potrebbe mutare gli accordi precedentemente pattuiti e generare uno scenario che porterebbe in extrema ratio alla revoca delle Finals all’Italia: “Noi abbiamo firmato un contratto con un soggetto privato che è la Federazione italiana tennis e padel. E abbiamo confermato le Finals per le conoscenze e competenze organizzative della federazione. Vogliamo continuare a fidarci ed affidarci a loro.”

Gaudenzi rimarca il pericolo e punta il dito soprattutto sull’immobilismo dei vertici politici circa gli impianti sportivi, tirando in ballo paragoni con le altre realtà e delegando Angelo Binaghi a sbrogliare la matassa: “Sì, l’Italia potrebbe perdere le Finals. Le guerre di potere sono dannose, credo che il governo farebbe meglio a intervenire sulle infrastrutture degli impianti. Prendiamo il Roland Garros e il Foro Italico: negli anni Settanta gli impianti erano simili. Avete visto come si è trasformata Parigi grazie anche agli interventi statali? Identica cosa ha fatto lo Stato di Victoria a Melbourne per gli Australian Open. La nostra posizione è chiara. Lascio a Binaghi il compito di trattare con il governo. Non tocca all’ATP farlo.

Da Torino all’Arabia Saudita, con il cinquantaduenne ravennate che ammette come l’accettazione di un nuovo Master 1000, previsto per il 2028, sia stato un atto dettato da logiche economiche e strategiche: Per il tennis, e non solo, quella è un’area geografica ed economica fondamentale: era giusto far salire a bordo investitori così importanti. Ora si tratterà di ottimizzare i calendari: ovvio che si dovrà giocare prima di marzo, quando cominciano Indian Wells e Miami”.

L’ex numero 18 del ranking si è dilungato con un pizzico di ironia, rispolverando i suoi trascorsi da giocatore, anche sulla polemica sollevata da Alexander Zverev circa l’omologazione dei campi, a dispetto della superficie, che favorirebbe Alcaraz e Sinner: “Il presidente dell’Atp è stato un giocatore che in carriera si è sempre lamentato moltissimo. Delle palle, della superficie, di ogni variabile al mio tennis quindi Zverev mi fa sorridere. Velocizzare la terra battuta e rallentare i campi veloci ha fatto bene al tennis. Prima sembravano sport diversi in base alla superficie. Ora però non esageriamo”

Andrea Gaudenzi ha difeso a lungo i colori azzurri annoverando 33 match disputati in Coppa Davis, 14 successi in 24 incontri di singolare, mancando di un soffio l’insalatiera nell’edizione 1998 in finale contro la Svezia. Immancabile il suo parere sul forfait di Jannik Sinner, avanzando anche una proposta per rendere la massima competizione a squadre più appetibile: Comprendo la sua scelta. Intanto un tennista rappresenta il proprio Paese anche quando gioca un torneo individuale. A me piaceva di più la vecchia formula della Davis, con le partite in casa e fuori. E comunque, se deve diventare come una coppa del mondo, allora che prenda almeno una cadenza biennale. Diventerebbe più attrattiva.

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