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Neanche Shelton resiste a Sinner (Nizegorodcew). Sinner cuore e muso duro (Azzolini). Sinner avanza, Musetti trema: rischia le Finals (Galati). Riecco Zverev per Jannik: la rivincita! (Bertellino). Musetti, Atene per sperare (Sepe). Iniziano le Finals donne, Paolini apre con Errani (Toninelli). Paolini doppio allarme a Riad (Strocchi).

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Neanche Shelton resiste a Sinner (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)
Lo sport d’alto livello ha regole ben precise. Oltre a tecnica, tattica e forza mentale, c’è un aspetto che crea un solco tra buon giocatore e campione: la conoscenza del proprio corpo. Sinner, in questo, oggi è il più forte di tutti. Jannik è passato negli anni attraverso problemi fisici di varia natura (ginocchio, anca, caviglia, braccio) e ha imparato, a proprie spese, come gestirsi sia dentro che fuori dal campo. Nella convincente vittoria 6-3 6-3 in 70 minuti su Ben Shelton, che consente all’azzurro di approdare in semifinale nel Masters 1000 di Parigi, Sinner è parso sulle gambe nei primi quattro giochi. Uno scambio di poche parole con coach Darren Cahill, e l’innata capacità di leggere i momenti, hanno permesso all’azzurro di accelerare, comandare, gestirsi; e ovviamente vincere. «Ho cercato di giocare col punteggio – ha spiegato Sinner a Sky Sport -, sarà un aspetto importante della mia carriera». Oggi (ore 17, diretta Sky Sport) subito in campo per la semifinale parigina, che mai alcun italiano aveva raggiunto, di nuovo contro Zverev (appena battuto in finale a Vienna) che ha eliminato in tre set combattutissimi Medvedev dopo avergli annullato anche due match-ball! IL MATCH. Sinner non si muove particolarmente bene, ma gioca in maniera precisa. […] Il numero 2 al mondo, che punta a tornare in vetta con la vittoria del torneo, cerca di limitare i movimenti e si concentra su ciò che può controllare al meglio: il servizio, con il 76% di prime in campo e un solo punto perso alla battuta nell’intero primo set. Shelton sbaglia qualcosa, Jannik è in agguato: 6-3 Italia. Nel secondo set Sinner scappa 3-1, ma vive il primo (e unico) momento di difficoltà perdendo il servizio a zero -(alla prima palla break concessa nell’incontro). Shelton chiama a sé il pubblico, prova a scaldare l’atmosfera, ad aumentare i giri e l’intensità per mettere in crisi un Sinner che fresco, di certo, non è (3-3). L’azzurro si lamenta con la propria panchina di non sostenerlo a dovere, si innervosisce (“un piccolo calo di tensione, non si può essere sempre perfetti”). La forza di Jannik, però, è in questi momenti: ritrova subito la calma, cerca la massima concentrazione e arrivano tanti, tantissimi punti. L’allungo è dietro l’angolo: 6-3 6-3 con volée smorzata di rovescio a chiudere e 24° vittoria consecutiva sul veloce indoor nel suo 400° match a livello ATP (con 314 successi, che equivale al 78,5%). CACCIA AL NUMERO 1. Sinner tornerebbe in vetta alla classifica con la vittoria del torneo, anche se non è sembrato particolarmente interessato alla questione. «Onestamente non sto pensando al ranking – ha raccontato – che rimane una conseguenza di come gioco. Vedremo giorno dopo giorno. Sono molto felice, è stato un match difficile e sono contento del livello espresso. Ho risposto bene e tenuto una percentuale molto alta al servizio nel primo set. Mi godo la serata, con un pubblico incredibile che spinge a dare il massimo, e cercherò di recuperare al massimo per la semifinale, sarà un match molto fisico».

Sinner cuore e muso duro (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Nella notte di Halloween, l’unico vero mostro continua a essere Sinner. Un po’ liso, magari anche preoccupato, ma non al punto da aver dimenticato come replicare a Shelton, che ci prova con i suoi servizi da 230 orari, autentiche sportellate, che JS ribatte senza fare una piega, per poi dilagare negli scambi da fondo. Semifinale numero 13 nei Masters 1000. La 43a in carriera, una in più di Panatta e Fognini, ma raggiunta – se vi pare poco – ad appena 24 anni. Un passo verso le Finals, che per fortuna gli offriranno una settimana d’intervallo dopo le fatiche parigine, e uno verso la leadership, che anche se durerà poco (ma è tutto da vedere), servirà per ribadire ad Alcaraz che con Sinner non si può mai stare tranquilli. […]. Ben è un figlio del tennis, non solo per estrazione familiare (il padre 55 Atp ai primi anni Novanta, mamma Lisa sorella di Todd Witsken, numero 4 in doppio, poi scomparso giovanissimo), ma per la stessa sostanza di cui è fatto, muscoli da gatto e scatti da Erythrocebus, la scimmia rossa dalla lunghe zampe che supera i 50 orari. Così, malgrado coppette e paparini, il giovane Shelton è in rotta per raggiungere gli obiettivi sperati, in linea con la sua età (23 anni il 9 ottobre): la prima qualificazione alle Finals, l’ingresso in top ten nel giugno scorso (decimo, poi sesto), il primo Masters 1000 vinto (in Canada), e l’attesa crescita anche negli Slam, con le semifinali australiane (battuto da Sinner), gli ottavi al Roland Garros (Alcaraz) e i quarti a Wimbledon (Sinner). Quadro complessivo dal quale si evince che il riccetto mancino avanza spedito, ma ha ancora un problema da risolvere. Anzi due. Uno si chiama Sinner: l’altro Alcaraz… Sinner sa come prenderlo, l’ha studiato sin dalla prima (e unica) volta in cui l’americano l’ha battuto, a Shanghai 2023, Conosce perfettamente l’antidoto che trasforma l’aitante americano in un docile tennista da compagnia. Ma non è il miglior Sinner che si possa immaginare, non in questo momento. O meglio, lo è per i risultati, che continuano a costruire la leggenda della sua indistruttibile solidità, meno nello stato d’animo. Scuro in volto, preoccupato, nervoso e pronto a prendersela con i suoi panchinari rei di “mancanza di supporto”: “Fuck, I make a break and you’re fucking sitting”, è esploso quando Shelton gli ha annullato nel secondo set il break di vantaggio, che tradotto in modo da non farvi rizzare i capelli in testa sta per… “Cavolo, sono in un momento di difficoltà, e tucavolo (bis) — te ne stai li seduto e zitto”. Vigile, ma impegnato in una serie continua di palpeggiamenti che molto somigliano a un “tuca tuca” tennistico: “mi piaci”, toccatina al ginocchio, “ah, ah”, la mano sale sul fianco, “mi piace tanto tanto, ah”, e via sulle note della Carrà. Poco importa, i conti alla fine tornano. Doppio 6-3 in un’ora e 9 minuti. La buona notizia viene dal relativo dispendio di energie. Era quello che Sinner andava cercando, per non stressare oltre modo un fisico che viene, tra esibizioni e tornei vinti, da 11 match consecutivi. Shelton gli ha dato una mano, ma è più esatto dire che Sinner i benefit se li è presi da solo, forzando con buona aggressività colpi e schemi. Mi aspettavo uno Shelton più vivace al servizio, lo è stato solo in parte. Sette ace, uno alla velocità massima di 232 chilometri orari, ma 5 doppi falli (4/0 per Sinner), con il 67% di prime in gioco di cui il 68% trasformato in punti, mentre l’italiano ha tenuto al 75% le battute utili e le ha trasformate per l’80%. «Va bene così, ho avuto l’atteggiamento giusto, sono stato solido quasi in tutti i momenti del match – dice -. Con Shelton non è mai facile con il servizio che ha a disposizione. Ho avuto un momento di appannamento subito dopo il break nel secondo set, ma sono stato bravo a tenere alto il livello, e ho recuperato il vantaggio». Il match è finito li. «Mi aspetto una semifinale ancora più dura (con Zverev, rivincita di Vienna dopo sei giorni, ndr). l’importante ora è avere una serata di pieno relax». Studiare e migliorarsi, riposare e rilassarsi. I due poli opposti in cui ci sta tutto Sinner

Sinner avanza, Musetti trema: rischia le Finals (Carlo Galati, Libero)

È un doppio 6-3 chirurgico, pulito come un colpo di bisturi, quello che incide Jannik Sinner sul tabellone che indica la semifinale del Rolex Paris Masters. Un’ora e nove minuti di dominio con Ben Shelton, la settima vittoria in carriera sullo statunitense, la terza nel 2025 dopo gli incroci all’Australian Open e a Wimbledon, ma soprattutto, un nuovo traguardo da incidere negli annali del tennis italiano: Sinner è il primo italiano a spingersi così avanti nel Masters 1000 parigino. Un successo che sa di continuità e potenza, la conferma di un treno che non conosce fermate. Il numero due del mondo gioca con il pilota automatico, una fluidità che gli consente di archiviare l’avversario con la consueta naturalezza, virtù tipica dei grandissimi. E adesso la caccia al numero 1 mondiale è più che mai aperta: con l’uscita anticipata di Carlos Alcaraz, la corsa per la vetta del ranking si riaccende improvvisamente quando sembrava praticamente chiusa a doppia mandata. «È stata una partita difficile. Non c’è tanto controllo perché lui serve molto bene, ma ho risposto con solidità – ha raccontato Sinner a fine match –. Ho giocato una partita aggressiva, cercando di comandare gli scambi. Non sto pensando al numero 1, è una conseguenza di come si gioca. Sono molto contento del livello espresso e del modo in cui ho servito e ho risposto». Parole misurate, come sempre, ma dietro l’aplomb tipico c’è la consapevolezza, ma ci sono soprattutto i numeri: quarantatré semifinali ATP in carriera, come lui nessun altro italiano. È anche l’ottava semifinale negli ultimi nove Masters 1000 disputati, un dato che fotografa la regolarità figlia delle 24 vittorie consecutive indoor. […]. Mentre Sinner avanza come un metronomo, Lorenzo Musetti vive ore di attesa sospesa. L’eliminazione con Sonego ha complicato la corsa verso le ATP Finals di Torino, e ora il destino del carrarino è nelle mani di altri. Felix Auger-Aliassime si è rilanciato con forza: la vittoria su Valentin Vacherot lo ha riportato prepotentemente in corsa. Il canadese è a soli 90 punti da Musetti nella Race e potrebbe scavalcarlo in caso di finale a Parigi. Se dovesse addirittura vincere il torneo, per Lorenzo non ci sarebbe più nulla da fare. Il quadro è chiaro: Musetti (3685 punti) resta davanti, ma è ora un semplice spettatore. Alle sue spalle, Aliassime (3595) incalza. Torino chiama, e il treno azzurro è già in corsa. Alla locomotiva Sinner serve solo un ultimo sforzo per portare con sé Musetti: due vagoni tricolori, direzione Finals, per compiere un viaggio che il tennis italiano non ha mai fatto.

Riecco Zverev per Jannik: la rivincita! (Roberto Bertellino, Tuttosport)

La semifinale della parte alta del draw nel Masters 1000 di Parigi opporrà il canadese Felix Auger-Aliassime al kazako “naturalizzato” Alexander Bublik. Grazie alla vittoria di ieri nei quarti, arrivata con un doppio 6-2 e in totale scioltezza contro Valentin Vacherot, campione 1000 il 12 ottobre scorso a Shanghai, Auger-Aliassime ha continuato la propria scalata verso l’ottavo posto nella “Race To Turin”, l’ultimo che abilita all’ingresso diretto alle Finals di Torino, ormai alle porte (9- 16 novembre). Con la raggiunta semifinale si è portato a soli 90 punti da Lorenzo Musetti, eliminato al 2° turno del torneo parigino da Lorenzo Sonego e “costretto” a chiedere una wild card per il 250 ATP di Atene (troverà al 2° turno il vincente tra Van de Zandschulp e Wawrinka), quello organizzato da Djokovic e spostato dalla sede di Belgrado per i contrasti tra il 24 volte campione Slam e i vertici politici del suo Paese. Qualora oggi il nordamericano, che nel finale di stagione è solito esaltarsi, dovesse battere il kazako supererebbe il carrarino che metterebbe poi definitivamente nell’angolo in caso di successo a Parigi e la prossima settimana a Metz. A quel punto Musetti diventerebbe riserva alle Finals, salvo una rinuncia, come successo nel 2024, di Novak Djokovic, che non si è ancora espresso ufficialmente sulla presenza “sabauda”. Ma torniamo al successo di Auger-Aliassime contro Vacherot, apparso meno mobile rispetto alle ultime uscite e quasi sempre in balia del rivale: «Ogni avversario è diverso. E stato interessante affrontare un giocatore che conoscevo dagli allenamenti, ma contro il quale non mi ero mai misurato. E così sicuro di sé che, a dire il vero, un po’ ti spaventa ha detto Auger Aliassime -. Non sai se abbia una sorta di magia che nessun altro ha, ma sta giocando in modo incredibile. Ho dovuto essere concentrato fin dall’inizio, e ciò mi ha aiutato a entrare subito nel match». Auger-Aliassime ha raggiunto la sua decima semifinale stagionale nel circuito ATP. «Cerco di vincere ogni partita che gioco – ha aggiunto -. Penso che il lavoro che faccio, la mia routine, la costanza negli allenamenti, tutto questo mi aiuti a essere coerente nei risultati, ed è gratificante quando questa continuità si riflette in campo». Alexander Bublik, ancora in corsa per un posto a Torino, a patto che vinca il torneo e poi si ripeta la prossima settimana (senza che Musetti vinca neppure un match ad Atene), si è invece imposto al già qualificato per le Finals Alex De Minaur. […] Lo ha fatto con il break sul 5-5 del set decisivo e servizio tenuto con grande autorevolezza, risalendo dallo 0-15. Ha speso molto, come indica lo score di 6-7 (5) 6-4 7-5, ma ha allungato la serie a 30 vittorie nelle ultime 37 partite. Per lui anche la 15a affermazione in carriera ai danni di un top ten, la sesta del 2025. Il canadese conduce 3-2 nei precedenti. L’ultimo promosso in semifinale è infine .stato Alexander Zverev che al termine di un match a “fisarmonica” ha eliminato il russo Daniil Medvedev, cancellandone anche le residue possibilità di puntare all’ingresso tra gli otto a Torino. Per il tedesco una rimonta faticosa da un set e un break di svantaggio per la chiusura sul 3-6 6-3 7-6 (5). Rivincita con Sinner (non prima delle 17), sei giorni dopo la finale di Vienna.

Musetti, Atene per sperare (Antonio Sepe, Il Corriere dello Sport)
Rischia di concludersi al fotofinish la lotta per le ATP Finals
di Torino, che ha infiammato gli ultimi mesi nel circuito ATP La vittoria di Felix Auger-Aliassime ai danni di Vacherot (6-2 6-2) e il conseguente approdo in semifinale nel Masters 1000 di Parigi hanno impedito a Lorenzo Musetti di festeggiare la qualificazione già questa settimana. Ma a meno che il canadese non trionfi sul cemento indoor in Francia, saranno i tornei di Metz e Atene (2-8 novembre) ad assegnare l’ultimo pass per il Master. […]. Nonostante l’exploit parigino, il tennista di Montreal non ha ancora scavalcato Musetti, che resta in ottava posizione con un vantaggio di 90 punti. Il sorpasso potrebbe arrivare in caso di finale (+160), mentre vincere il titolo a Parigi vorrebbe dire qualificazione certa per Felix. IN GRECIA. In attesa delle semifinali, al momento è quindi Lorenzo ad avere un piccolo vantaggio. La semifinale raggiunta da Auger-Aliassime tuttavia lo costringerà a scendere in campo anche la prossima settimana. Iscrittosi in extremis all’ATP 250 di Atene, di scena sul cemento indoor in Grecia, il carrarino sarà la seconda forza del seeding (la prima è Novak Djokovic, la cui famiglia gestisce l’evento) e debutterà contro il vincente del match Wawrinka-van de Zandschulp. Hanno invece optato per il torneo di Metz i suoi rivali per Torino: Auger-Aliassime, ma anche Bublik, approdato in semifinale a Parigi dopo la vittoria in rimonta ai danni di Alex De Minaur per 6-7 6-4 7-5. In caso di doppietta Parigi-Metz, II kazako avrebbe ancora una minima chance di volare a Torino. PARIGI. Sono tre gli scenari che Musetti ha davanti a sé. Se Auger-Aliassime perde in semifinale contro Bublik, a Lorenzo basterà la semifinale ad Atene (quindi vincere due partite) per approdare alle Finals. Al contrario, se il canadese accede in finale ma viene sconfitto, sarà lui a potersi qualificare grazie a una semifinale a Metz. La configurazione peggiore sarebbe un trionfo a Parigi di Felix. In quel caso Musetti sarebbe fuori dai giochi e dovrebbe sperare in un forfait di Djokovic per entrare a Torino da numero 9.

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