Da lunedì best ranking per Cobolli: 18, come per Camporese, Gaudenzi e Seppi
La sconfitta di sabato nelle semifinali di Bastad del più forte dei fratelli Cerundolo, Francisco (Juan Manuel ha vinto la sua di Gstaad e domenica sfida Bublik per il titolo), è costata al tennista sudamericano la diciottesima piazza nel ranking, a favore di Flavio Cobolli. Il ragazzo romano ringrazia così Luciano Darderi per lo sgambetto al rivale in classifica e assapora la posizione che ricoprirà da lunedì, suo nuovo best ranking. La sedia in questione è particolare per il nostro tennis, dal momento che in passato si è rivelata il punto più alto della carriera di tre ex tennisti azzurri: Camporese, Gaudenzi e Seppi.
Ripercorrendo velocemente le storie del trio appena nominato, Omar Camporese raggiunge il proprio peak nel febbraio del 1992, a tre mesi dal suo ventiquattresimo compleanno; un anno prima ha vinto Rotterdam in finale su Ivan Lendl, testa di serie numero 1 e terzo tennista nel ranking (Omar vanta così una vittoria in finale su un top 3, risultato raggiunto tra gli italiani solo da Panatta, Barazzutti e Sinner) dopo aver spaventato per due volte Boris Becker, all’Australian Open e in Coppa Davis a Dortmund, rimediando due sconfitte in cinque set.
Il tennista bolognese raggiunge lo scranno numero 18 dopo il successo al torneo di Milano ai danni di Goran Ivanisevic. Nel 1993 il rendimento peggiora e la stagione finisce presto per un infortunio che lo tiene lontano dall’agonismo e che lo porta per sempre fuori dalla top 100.
L’attuale numero uno dell’associazione giocatori Andrea Gaudenzi è numero 18 del mondo a 21 anni e mezzo, nel febbraio del 1995; entra nella top 100 due anni prima e nei primi 50 dopo i quarti a Barcellona ’94 e a fine anno è numero 24. Il giocatore di Faenza raggiunge la posizione numero 18 cedendo la finale di Dubai a Wayne Ferreira; è entrato nella squadra di Ronnie Leitgeb, il coach nientemeno che di Thomas Muster, vincitore a Parigi nel 1995 e numero uno del mondo nei primi mesi del 1996.
Gaudenzi vince solo tre tornei, Casablanca, St. Poelten e Bastad, e il ricordo che più accomuna gli appassionati italiani è la finale di Coppa Davis al Forum di Assago nel 1998, quando un infortunio al tendine della spalla destra lo ferma sul 6-6 nel quinto set del primo singolare.
Andreas Seppi è quello dei tre che vanta la carriera più lunga; una crescita più modulata, con un ottimo 2012 che, con le vittorie a Belgrado e Mosca e le finali a Metz ed Eastbourne, lo spedisce nella galassia top 20 nel successivo febbraio, a quasi 29 anni di età. Andreas tornerà più di una volta al numero 18 in quella stagione, senza mai fare il passo in più; indimenticabile è la sua vittoria contro Roger Federer nei sedicesimi dell’Australian Open 2015.
Flavio si issa al piano diciottesimo a poco più di 23 anni di età. Rispetto a Omar e Andrea, più vicini a lui come precocità nei risultati, Flavio ha un ingresso speso con maggiore moderazione: nella stagione del ventunesimo compleanno, il 2023, il tennista romano gioca decisamente meno dei primi due a livello ATP ed entra in top 100 quando ha oltre 21 anni e mezzo, mentre Omar ci riesce a 21 e Andrea addirittura a 20. Flavio cresce più lentamente e forse anche all’ombra di Luca Nardi, indicato come depositario di un talento maggiore e che invece ancora stenta a trovare la propria strada nei professionisti. L’ascesa di Cobbo è però costante: la finale a Washington nel 2024 lo sospinge verso la top 30 che raggiunge a fine anno e i successi di Bucarest e Amburgo nella stagione in corso, unitamente ai quarti a Wimbledon, completano la corsa al suo record personale.
Non sappiamo se Flavio sia superstizioso o no, il diciotto è raggiunto, l’atteggiamento sempre più autorevole e la crescita tecnica lasciano spazio all’ottimismo in merito ad ulteriori passi in classifica: da ora a fine anno l’azzurro deve difendere la finale nel District of Columbia, i quarti a Pechino e gli ottavi a Vienna come risultati più importanti.
Per Cerundolo ci sono poche cambiali da onorare sul cemento americano; quindi, il rischio di essere ripreso per Flavio esiste; peraltro, Jakub Mensik, che precede l’azzurro nel ranking di poco meno di cento punti, in autunno dovrà rispondere dei quarti a Shanghai e Vienna.
Lo scenario da qui a dicembre avvicina i tre tennisti e dice che l’italiano ha circa 200 punti da difendere in più rispetto agli altri due; Cobolli ha dalla sua una crescita costante e una tenuta psicofisica sempre migliore, oltre a una sorprendente adattabilità all’erba, che fa di lui un giocatore competitivo praticamente su ogni superficie. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, ma l’approccio dimostrato da Flavio in questa prima metà di stagione lascia davvero ben sperare e l’accostamento con tre nomi così importanti della storia del nostro tennis è di per sé un riconoscimento notevole e meritato.