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Sinner vola a Miami (Bertolucci, Crivelli, Giammò, Azzolini). Trevisan fuori ma a testa alta (Bertellino)-

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La crescita rassicurante di Sinner (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Far sembrare semplici le vittorie contro giocatori forti: è la qualità dei grandi campioni. Sinner l’ha dimostrata nella fantastica cavalcata di appena 71 minuti contro Rublev negli ottavi del Masters 1000 di Miami: ha ridotto all’impotenza il numero 7 del mondo, come se concedergli appena sei game senza praticamente mettere mai a rischio il dominio tecnico sul match fosse la più normale delle giornate. La partita ha confermato che il russo non possiede le armi per poter fronteggiare un Jannik al massimo delle sue potenzialità e il suo gioco scarno, fatto di bordate al servizio e con il dritto che puntano a chiudere in fretta gli scambi, non può contrastare la completezza e l’intelligenza tattica del giocatore italiano. Comunque vadano le cose, i due grandi tornei americani consegnano al circuito un giocatore veno e in grande crescita e al nostro tennis un che presto ci regalerà grandissime soddisfazioni. Non che ci fossero dubbi, perché è da un paio d’anni che Sinner, al netto di qualche intoppo fisico, a ogni partita aggiunge qualcosa al suo gioco e alle sue qualità. Non siamo cioè di fronte all’exploit di un momento, ma a una maturazione costante accompagnata da scelte oculate, fuori e dentro il campo. Non c’è dubbio che Jannik non sia più il fuscello sbattuto qua e là da avversari più potenti muscolarmente, bensì un uomo quasi formato con un fisico definito e reattivo, oppure che il servizio stia diventando un’arma assai incisiva. Contro Rublev, hanno preso gli occhi un paio di palle corte giocate in modo perfetto nei momenti più opportuni, e anche alcune eleganti conclusioni a rete. Tuttavia, mi soffermerei su un paio di particolari che stanno veramente scavando un solco nei confronti degli avversari: la risposta alla seconda di servizio e il rovescio incrociato. Per quanto riguarda la risposta, è stato decisivo il cambio di atteggiamento: fino all’anno scorso Sinner giocava il colpo tre metri dietro la riga di fondo per assicurarsi di poter iniziare lo scambio, adesso si è portato decisamente più avanti con l’intento di fare subito male, un’aggressività studiata che gli sta procurando un sacco di punti, mandando in tilt i rivali. Quanto al rovescio, è ormai uno dei colpi più terrificanti del circuito, con percentuali di errore praticamente azzerate e la capacità di trovare angoli addirittura più esasperati rispetto al dritto. […]

Il Rosso va (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Se non fosse che da quelle parti la parola incute sempre un certo timore, accanto al Sinner ammirato negli ottavi di Miami si accompagnerebbe bene la definizione di Uragano. Una furia devastante e pure intelligente che si abbatte su Rublev, numero 7 del mondo, azzerato in appena 72 minuti come se fosse normale dominare un avversario reduce da 10 partite vinte su 12 sul cemento e top ten consolidato da anni. E’ vero che le due sconfitte su quattro confronti diretti maturate contro il russo erano state in realtà altrettanti ritiri (Vienna 2020 e Roland Garros 2022), ma stavolta i numeri compilati dalla Volpe Rossa sono impressionanti: 8 ace e nessun doppio fallo, l’86% dei punti vinti con la prima, il 67% con la seconda, nessuna palla break concessa, 29 vincenti e appena 8 gratuiti. Una lezione, insomma, che vale la terza qualificazione consecutiva ai quarti del Masters 1000 della Florida, dove Jan giocò e perse la finale dei 2021, e il virtuale numero 10 al mondo, che gli potrà essere sottratto soltanto da Khachanov se vincerà il torneo. Intanto, è quinto nella Race per Torino, una posizione che si sta meritando sul campo con la miglior partenza stagionale di sempre (19 vittorie e appena 4 sconfitte): «lo provo a fare il massimo ogni giorno. Rublev non è mai un avversario facile, serve bene ed e aggressivo, ma il mio livello è stato ottimo, mi sono sentito bene in campo. È la partita in cui ho servito meglio e devo continuare così. Stavolta ho cambiato un po’ la tattica “bomba contro bomba”: ho cercato di essere più aggressivo di lui, ci sono riuscito e sono molto soddisfatto». Esaltano, del Sinner attuale, la maturazione fisica finalmente non frenata da Intoppi di salute, la crescita del servizio, la lucidità nelle letture tattiche che producono palle corte e discese a rete non più istintive ma contingenti al momento. Però ad impressionare di più, in questa settimana, sono la risposta al servizio sulla seconda e il rovescio incrociato, ormai una sentenza micidiale. Insomma, l’arsenale si arricchisce e gonfia le speranze: «Sto provando ad aggiungere qualcosa al mio gioco perché devo investire per il futuro. Quello che sto provando a fare è cercare di essere meno prevedibile e da questo punto di vista sono molto contento». Oggi nei quarti trova il finlandese Ruusuvuori ma è chiaro, però, che lo sguardo mira all’orizzonte della semifinale con Alcaraz, Fritz permettendo. Ma coach Vagnozzi prova ad andare oltre: «Carlos è un fenomeno. A 19 anni nessuno giocava così, nemmeno Djokovic, Nadal o Federer. Nessuno aveva la sua completezza. Sicuramente migliorerà ancora, ma noi non facciamo la corsa su di lui, dobbiamo farla su Jannik cercando di renderlo il giocatore migliore possibile». […]

Il nuovo Sinner travolge Rublev (Ronald Giammò, La Gazzetta dello Sport)

Pezzo dopo pezzo, il puzzle che Jannik Sinner ha iniziato a costruire nei primi tre mesi del 2023 comincia a restituire l’immagine di un giocatore molto diverso dalle vaghe idee di prospetto con cui se ne provava a intuire la crescita appena tre anni fa. La vittoria ottenuta ieri a Miami contro Andrey Rublev (6-2 6-4), con cui il numero uno italiano si è qualificato ai quarti del secondo Masters 1000 della stagione altro non è stato che un ulteriore tassello sulla strada di un percorso che oggi lo stesso Sinner sente ancora incompleto e alla cui realizzazione mancano ancora «due o tre anni» per dirsi completata. Che sia stato ancora Rublev, n.7 del mondo, a doverne scontare le conseguenze è coincidenza che, al pari della località, quella Miami dove due anni fa l’azzurro centrò la sua prima finale in un Masters 1000, aggiunge suggestione al successo, confermandone al tempo stesso i progressi. Se prima del match di ieri il bilancio tra i due era infatti in perfetta parità (2-2), lo si deve solo ai due ritiri con cui il russo era riuscito a bilanciare le due sconfitte patite a Barcellona nel 2021 e a Montecarlo l’anno successivo: due vittorie tirate per l’azzurro, mentre ieri non c’è stata proprio partita. Se le due vittore ottenute contro Djere e Dimitrov erano arrivate senza troppi patemi, pur non esibendo un Sinner impeccabile, quella di ieri era la partita in cui era davvero necessario alzare il proprio livello. E così è stato. Una lezione risoltasi in appena 70 minuti, sostenuta da un servizio sempre più robusto, impreziosita da variazioni e colpi che alla lunga hanno finito con lo sfibrare l’emotivo russo, sempre più impreciso e frustrato, a cui Sinner ieri non ha concesso nemmeno una palla break. «Andrey non è mai un avversario facile perché tira forte e spinge su ogni colpo – ha dichiarato Sinner a fine match – ma oggi il mio livello di gioco è stato ottimo: ho servito bene, anche rispetto alle altre partite». […] «Stavolta ho cambiato un po’ la tattica “bomba contro bomba”. Ho cercato di essere più aggressivo di lui, ci sono riuscito e sono molto soddisfatto». Sarà che Rublev è avversario che ben si presta a questo tipo di strategia, ma l’averlo sfidato a viso aperto, salvo poi continuare a pungerlo con le palle corte e minacciarlo di continuo alla risposta, dice molto della confidenza ormai raggiunta dall’allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill quando è chiamato a recitare un copione diverso dall’unico spartito a cui sembrava intestato il suo tennis fino a poco tempo fa. […]

Sinner lo spietato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non è più il Sinner di prima. Il quale non era male, badate, nient’affatto male… Ma questo è meglio. Lucido sempre, battagliero e aggressivo in modo quasi provocatorio per gli avversari, Jannik sembra aver intinto il proprio tennis in un infuso magico che lo abbia dotato di venefici effetti, su tutti quel senso di spietata superiorità che regna, da qualche tempo a questa parte, nella gran parte dei match in cui il `roscetto’ di casa nostra sembra – sulla carta – rischiare qualcosa. Quasi gli stimoli che ne ricava si trasformino nella più comoda delle scale grazie alla quale sollevare la fatidica asticella e portarla su, laddove gli altri non riescano più a toccarla. Nemmeno in punta di piedi. Neanche saltando. È un Sinner di lotta e di governo. Che ha smesso di sperimentare formule, ma si è appropriato definitivamente di quelle più gli servivano. Uno che risponde ai troppo aggressivi in termini ancor più acidi e corrosivi di quanto possano osare gli avversari, e per di più scoraggiante, per come gli riesca facile indossare la maschera del tennista irruente e adattarsi a essa quasi fosse una condizione stabile del suo essere. Insomma, un tipo cattivo e inavvicinabile come da normale amministrazione… Andrey Rublev, poverino, ci ha provato. È un caro ragazzo, il russo, uno che non ha avuto paura a prendere posizione contro la guerra e ribadire, in un momento difficile tra russi e ucraini nello spogliatoio del circuito, che l’amicizia con Denys Molchanov – con il quale vinse il doppio a Marsiglia nel 2022, ai primordi dell’invasione russa – non merita nemmeno di essere discussa. Lui lo considera un fratello e così sarà per sempre. Aspetti nobili di un carattere che in campo appare spesso preda dei nervi, costretto a scaricare nei colpi più violenti le pressioni che avverte dentro di sé. Condizione che contro Sinner sul campo numero uno di Miami, è rapidamente scivolata nella frustrazione di chi scopre quanto il proprio agitarsi tennistico sia vano. Nel primo set Sinner l’ha preso letteralmente a pallate, gli ha tatuato due break sul fondo schiena che gli ci vorranno anni a Rublev per cancellarne il ricordo, ha spolverano le righe del campo con dieci vincenti contro tre soli errori gratuiti. Nel secondo il russo ha opposto maggiore resistenza, ma non ha evitato il break che Sinner gli ha confezionato su misura nel settimo game, cogliendo spizzichi di riga che hanno letteralmente prostrato il poverino. Match vinto in un’ora e dodici minuti. «Oggi funzionava tutto, ho cambiato qualcosa rispetto ai nostri precedenti confronti, ma non vi dico cosa», fa il misterioso Sinner, apparso più aggressivo del solito, e sempre attento – negli scambi più lunghi – a preparare il botto finale con una frecciata laterale che spostasse il russo, liberando il corridoio per il dritto vincente. I conti tornano… Otto ace, nessun doppio fallo, nessuna palla break concessa nel match e una seconda di servizio in crescita, con il 67 per cento di trasformazioni in punti vincenti contro il 27 per cento di Andrey. Non solo… Salgono a 19 i match vinti nella stagione (4 le sconfitte), a due i quarti di finale nel Sunshine Double americano, il migliore fin qui mai giocato da un italiano, mentre il rientro in Top Ten, al decimo posto, sembra ormai assumere forme definitive. Prossimo avversario, il finlandese Emil Ruusuvuori, 54 Atp […] 

Trevisan fuori ma a testa alta (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Una sfida suggestiva quella cui è stata chiamata Martina Trevisan nei quarti di finale del WTA 1000 di Miami, per molti motivi e per il valore dell’avversaria, Elena Rybakina, campionessa in carica di Wimbledon, finalista agli Australian Open d’inizio stagione e fresca di titolo a Indian Wells. L’azzurra a caccia dello scettro di prima italiana di sempre a raggiungere la semifinale nel torneo di Miami, la kazaka nata a Mosca (reduce da un filotto di 9 vittorie consecutive) impegnata a diventare la sesta giocatrice nella storia a centrare il “Sunshine Double”. Tattica e traiettorie mancine da una parte, quelle dell’azzurra, numero uno d’Italia, servizio e potenza dall’altra, in un tennis nel complesso fatto anche di buona mobilità in ragione della notevole stazza fisica. La 29enne fiorentina ha cercato di rimanere incollata al match nei primi game del set iniziale giocando alla pari con la rivale. Il break è però arrivato al quarto gioco, a spaccare la frazione per quella che è parsa essere la fuga della Rybakina sul 4-1. Lottatrice mai doma, Martina ha mantenuto la calma e anche grazie ad un doppio nastro fortunato è risalita con il contro-break sul 3-4. Nuovo strappo in avanti della kazaka, però, e sigillo sul primo set con il diritto tornato vincente. Rinfrancata dalla vittoria parziale è stato subito break in suo favore in avvio di secondo set, bissato poco dopo per il 3-0. Sempre più efficace al servizio (200 ace messi a segno in stagione) Elena Rybakina ha dominato gli ultimi game chiudendo la sfida in un’ora e 9 minuti. Ventesimo successo in stagione e sguardo sempre più convinto verso le alte sfere del ranking: «Sono molto felice e ringrazio il pubblico per il sostegno. Nel secondo set sono salita di livello e con la percentuale di prime palle». Trevisan che è uscita dal torneo a testa altissima e con nuove certezze nonché motivazioni in ottica stagionale, anche sul cemento, superficie non sempre così gradita in carriera. […]

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