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L’ex arbitro Tamara Vrhovec: “L’arbitraggio nel tennis è una società chiusa del 19° secolo”-

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Un sistema chiuso, misogino, e pieno di abusi di potere: questo è il quadro fornito da Tamara Vrhovec sull’arbitraggio nel tennis, proprio nei giorni in cui Soren Friemel (ex capo dell’associazione arbitraggio ITF di recente dimessosi, come riportato anche da Ubitennis un paio di mesi fa) è pronto a tornare allo US Open. E così il Telegraph, che sta conducendo un’approfondita indagine riguardo tutti gli scheletri dentro l’armadio dell’associazione, ha intervistato un ex arbitro, una donna croata ora di 48 anni, entrata però in questo mondo a 28, dunque con qualcosina di interessante da raccontare riguardo i piani alti di questo mondo e come si comporta chi ha il potere. “Quando succede qualcosa di scandaloso (e succede, molto spesso)“, inizia Vrhovec, “pochissimi sceglieranno di parlare perché hanno paura che gli si ritorcerà contro. Cosa succede all’ufficiale in questione quando inizia l’indagine? Potrebbero perdere il lavoro per sempre e chi è al potere potrebbe rimanere. Questo è quanto accaduto con “X” (l’uomo di alto rango che ha acconsentito a lasciare il tennis come compromesso per evitare conseguenze). Ci sono state alcune precedenti accuse contro di lui che non sono mai state trattate. Scoraggiava le persone dal provare a parlare dei loro casi“.

Questo “mister X”, che Vrhovec per motivi legali non vuole nominare, si sarebbe anche reso protagonista di discriminazioni sessiste, invitando la croata ad “essere meno sessuale fuori dal campo“(e non indossava gioielli né metteva trucco). E partendo da questo avvenimento, si arriva anche a tracciare un’identità in parte anche misogina dell’associazione arbitraggio dell’ITF e dell’ATP: “Sono stata la prima donna a unirsi alla squadra arbitraria ATP Challenger nel 2002. Era una cosa importante all’epoca nel settore, e non posso dire di essere stato ben accolta da molti degli arbitri maschi. Anche Giulia Orlandi, che era a capo della squadra arbitraria WTA, non è apparsa entusiasta. Mi ha detto che credeva che l’ATP sperasse di mostrare che le donne in realtà non erano in grado di fare il loro lavoro“.

Dunque non era ben vista lei come anche altre donne in questo particolare mestiere, e addirittura gli abusi, nelle pesanti parole di Vrhovec, trascendono il campo del potere: “Si parlava sempre molto tra gli arbitri di chi andava a letto con chi ma, in generale, ero vista come una donna tosta, qualcuno a cui i ragazzi non avevano le palle di avvicinarsi, motivo per cui il commento ‘troppo sessuale’ era così strano. C’erano un paio di uomini che mi hanno fatto delle proposte e che si aspettavano di ottenere ciò che volevano perché erano più anziani di me. Uno ha lasciato l’azienda ora; l’altro è stato recentemente promosso in una posizione di alto rango anche se tutti sanno che è un predatore, e non si è mai nemmeno preoccupato di nasconderlo; mi ricordo di questo tizio che è venuto dietro di me e mi ha afferrato il sedere una volta al Roland Garros. Più tardi, ha avuto un litigio pubblico con un’altra arbitro donna, e quando ho preso le sue parti, si è arrabbiato molto con me. Almeno voleva dire che non mi toccava più“.

Queste parole, questa testimonianza, mostrano chiaramente i sintomi di un sistema malato, chiuso, che ha bisogno di ripartire, di essere rifondato, anche in base alle promozioni e alla meritocrazia. Attualmente, l’arbitro con il Gold Badge (il livello più alto) giudica chi ha quello d’argento e così a catena, in una valutazione tra interna che spesso assume più i contorni di un patrocinio, come rimarca la croata: “C’era un arbitro donna nota per uscire con alcuni dei più anziani, e quando le ho dato tre (su sette) come valutazione per una partita, è stato aggiornato a quattro dal supervisore WTA sul posto. Ricordo almeno altri due esempi di supervisori che cambiavano le mie valutazioni sulla base del proprio “input”, tutti nel WTA Tour. Il sistema è troppo facile da manipolare per le persone al vertice, che conoscono il risultato che cercano e lavorano per raggiungerlo con qualsiasi metodo. Ad esempio, non c’è un record preciso di quali partite vengono valutate, quindi se un arbitro favorito commette un errore, puoi semplicemente ignorarlo e non mettere alcun segno. Nel corso della mia carriera, ho lavorato per diventare un Gold Badge, ma non è mai successo per un motivo o per l’altro, e sono rimasta Silver Badge per 16 anni, che è un record. Vi ho parlato del commento ‘troppo sessuale’ prima. Un’altra volta, nel 2011, il WTA non mi aveva dato alcuna valutazione durante l’intera stagione, e questo è stato usato come motivo per cui non potevo essere promossa“.

La conclusione è un appello al cambiamento, a migliorare un sistema che si fonda su favoritismi e meccanismi sessuali anche gravi, in cui il merito è sempre messo all’ultimo posto, dove si ha paura di parlare per le conseguenze(!). “Ho scritto un appello nel gennaio 2012, ma non è successo nulla. Ho continuato a sperare che il mio duro lavoro e le mie prestazioni avrebbero vinto“, le accalorate e fiere parole di Vrhovec, “ho avuto colleghi con il distintivo d’oro che mi hanno sostenuto e hanno parlato ai massimi livelli dell’intera situazione, alcuni a tempo pieno con ITF e altri con ATP. Ma io volevo avere una carriera dove sarei stata premiata secondo la mia etica lavorativa e performance, motivo per cui invece mi sono trasferita alla finanza. Inoltre, essere un arbitro è molto dura per la vita privata e volevo sistemarmi e avere una famiglia. Molte persone hanno suggerito di intraprendere azioni legali, ma io non ho voluto. È passato e non ci penso più, ma credo di dover parlare ora per chi è ancora nel sistema e non ha la possibilità di farlo“.

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