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Giannessi: “Peccato quel 6-5 al quarto, ma ho dato tutto”. E fa un appello per le racchette-

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Dal nostro inviato a Parigi

Non c’è una parte del corpo che non mi faccia male”.
Inizia così l’intervista post match ad Alessandro Giannessi, dopo le cinque ore ed i cinque set giocati contro Borna Gojo. “Ho iniziato a sentirli nel terzo set e poi è andata peggiorando “spiega il tennista spezzino. “Purtroppo un mese fa ho avuto il Covid – sintomatico, ho avuto la febbre un paio di giorni – e alla fine qualcosa la paghi in un match di cinque ore ”.

Nel complesso, Giannessi si dichiara soddisfatto della sua prestazione, anche se ovviamente il discorso va subito su quel 6-5 30-0 nel quarto set, quando si è trovato a due soli punti del match e che chiaramente un po’ di rammarico lo lascia. “Ho lottato per cinque ore e in cinque ore è chiaro che ci sono degli alti e bassi. Però ho dato il massimo, dal punto di vista fisico e mentale, non posso rimproverarmi nulla da quel punto di vista. Certo quelle due smorzate sul 6-5 non dovevo farle, erano di tensione. Ma questo sport è fatto di episodi, è andata così.

Il tennista italiano riconosce poi i giusti meriti al suo avversario. “Ha servito sempre bene per cinque set, posso solo fargli i complimenti. Non è assolutamente facile, poi in un match così intenso. E si è mosso anche molto bene, fino alla fine, non scontato per un giocatore alto (Gojo è 1,96m n.d.r.) come lui.” E anche sulla chiamata dubbia sul set point a favore di Gojo, che poi è costata il parziale al croato, si complimenta per come ha saputo reagire alla distanza. ”Sinceramente non so dirvi se era buona o meno. Sì, lì è uscito di testa per dieci minuti, ma poi si è rimesso subito in careggiata e non ha detto più una parola negli altri due set. Bravo anche per questo.” Ci agganciamo a questo commento per chiedergli cosa sia successo sul 2-0 a suo favore nel quarto, quando l’inerzia del match sembrava tutta a suo favore. “Lì ho iniziato a sentire i crampi al braccio, soprattutto nel quarto game. Peccato, se lì andavo 3-1, lui si stava disunendo.” Alla nostra domanda se al termine di questo match vede il bicchiere mezzo pieno vuoto o mezzo pieno, dimostra di non aver perso il senso dell’umorismo nonostante la stanchezza, rispondendo che “al momento mi sento totalmente vuoto.”

Si passa in conclusione a parlare del futuro (prossimo) del portacolori del Park TC Genova. Dopo aver parlato un po’ delle innovazioni che sta cercando di portare nel suo gioco (“Sto cercando di essere un po’ più aggressivo, ma non posso stravolgere il mio gioco. Sono Giannessi, non posso essere Gojo”), si è passati al tema Wimbledon, per sapere quali siano un po’ in generale le intenzioni dei giocatori in previsione dello Slam londinese, dopo la decisione che non porterà punti ATP .“Beh, un primo turno Slam sono tanti soldi. Per chi è fuori dalla top 100 sono cifre significative. E credo che anche i più forti probabilmente ci saranno, è sempre una vittoria Slam. Comunque vediamo come finisce, la situazione è ancora in via di definizione.”

Al termine, un simpatica “richiesta di aiuto” di Alessandro, dopo che viene rivelato che dispone al momento di soli due telai della vecchia versione della Babolat Aero Drive (“Quella con il Cortex, difficile cambiarla quella, soprattutto alla mia età dopo tanti anni“) e non riesce a recuperarne altre. “Purtroppo l’azienda ne produce solo un numero limitato per alcuni giocatori e io non sono tra questi. Negli ultimi anni ho addirittura comprato quelle con cui gioco, ma ora non me le forniscono neanche pagandole io. Ogni anno ad inizio stagione provo il modello nuovo, ma dopo un paio di mesi torno a quello vecchio. Ragazzi aiutatemi, fate un appello alla Babolat.” Detto, fatto.

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