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Sinner è stato vicino o lontano dal battere Nadal? Io non la penso come Jannik

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Oggi torna il pubblico al Foro, alè oh oh, alè oh oh! Non vedo l’ora e mi permetto questo coretto infantile da tifoso della curva Fiesole.

Ciò fatto, non mi era piaciuto il sorteggio, l’avevo detto subito, e spero proprio di non doverlo ribadire domani. Come ho anticipato con “il video del giorno”, soltanto pochi anni fa poter dire che c’erano ben due italiani contemporaneamente negli ottavi degli Internazionali d’Italia, sarebbe stato celebrato come un successo. Oggi un po’ meno, anche se chiaramente siamo grati a Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego che hanno ottenuto questo risultato per nulla banale.

Matteo ha battuto Basilashvili e Millman, due avversari di tutto rispetto anche se non stelle di prima grandezza. Lui ha il vantaggio – peraltro acquisito sul campo – di una classifica ATP che gli consente di essere testa di serie, n.9, e di evitare nei primi turni giocatori top-ranked (anche se non Tsitsipas n.5 in ottavi ed eventualmente Djokovic n.1 nei quarti; fra essere n.8 e n.9 c’è una discreta differenza, ma il sorpasso ai danni di Schwartzman non era ancora codificato quando sono state fatte le teste di serie: peccato!). Per Lorenzo Sonego non è così e ha dovuto battere Monfils, che anche se in crisi è pur sempre un tennista n.15 del mondo e un giocatore di grande esperienza, e poi Mager che aveva eliminato de Minaur.

Dicevo che spero di non dover ritornare stasera o domani nel mio consueto editoriale sul tema sorteggio infausto, perché né Berrettini, atteso da Tsitsipas, né tantomeno Sonego che affronta Thiem e per ora non ha dimostrato di avere la stessa solidità di “Berretto”, partono favoriti nei duelli odierni. Il rischio di non avere neppure un italiano nei quarti di finale è dunque piuttosto consistente. Oggi almeno qualche migliaio di spettatori avrà la possibilità di vederli all’opera, mentre quelli di domani forse no. E sarebbe un peccato. Un peccato non poter scambiare Roma con i Masters 1000 di Miami e Madrid dove un finalista era italiano, quando Sinner e quando Berrettini.

Comunque vada a finire questo torneo, però, il fatto che il tennis italiano viva un momento felice non è in discussione. E che si tratti non di un momento fugace, ma di un periodo prolungato nel tempo, credo si possa sostenerlo con cognizione di causa.

COPPIA INATTESA – Intanto ieri è salita alla ribalta anche una coppia inattesa, quella formata da Fognini e Musetti. Hanno battuto Cabal e Farah, non pizza e fichi. I due colombiani sono veri specialisti del doppio, giocano solo quello, sono stati coppia n.1 del mondo, hanno vinto Slam e fatto finali, vinto un paio di volte Roma, insomma una coppia con i controcavoli.

Un paio di mesi fa, quando continuavano ad arrivare in singolare quei risultati che positivi che già si erano palesati anche nel 2020, si è cominciato a recriminare sul fatto che i nostri giovani rampanti fossero tutti singolaristi. E sul fatto che la brutta derivazione della vecchia e gloriosa Coppa Davis, per la quale ogni incontro si basa su due soli singolari (e non più quattro) e un doppio, avesse reso quasi determinante la specialità del doppio, assai decaduta invece nei tornei.

Il nuovo capitano di Coppa Davis, Filippo Volandri, ha subito dichiarato che una delle sue principali missioni sarebbe stata quella di formare coppie affiatate di doppio. Beh, l’esperienza di Fognini – che di un Australian Open è stato campione con Bolelli – e talentuosa freschezza di Musetti ieri hanno dato bella e promettente prova di sé. E anche i due “fratelli di sangue” Sonego e Vavassori, sebbene sconfitti dal più esperto duo francese Paire Mannarino (7-5 4-6 10-8 nel long-tiebreak), hanno dimostrato di essere competitivi. Se son rose…

Sui match vinti da Berrettini e Sonego avrete già letto tutto, non c’è bisogno che io ci torni su. Berretto deve migliorare solo… come coach! La sua Ajla Tomljanovic, con cui si è allenato in mattinata, ha perso contro Ostapenko che è comunque una che il Roland Garros lo ha vinto, sebbene pochi se ne capacitino.

Poco da aggiungere anche alla sconfitta di Stefano Travaglia con Shapovalov, anche se l’ascolano non si è fatto travolgere. Anzi, nel primo set ha avuto le sue brave occasioni, sotto forma di palle break. Il sostegno appassionato della bella e bionda fidanzata Maria Paola non è bastato a trasformarle. Però nel confronto con la testa di serie n.13, Stefano non ha per nulla sfigurato. Vale più della sua classifica che occuperà lunedì prossimo (n.76 perché rispetto all’anno scorso ha perso un turno prima) e anche meglio del suo best ranking che ad oggi è stato n.60, a mio modo di vedere.

TORNANDO A JANNIK – Sul match Nadal-Sinner (7-5 6-4) voglio dire due parole in più rispetto al video che, lettori di poca fede, non aprite nei numeri che auspicherei. Poi magari vi lamentate perché scrivo troppo a lungo!

Pensavo che il miracolo di una vittoria di Jannik non ci sarebbe stato e non c’è stato. Lui pensa di esserci andato abbastanza vicino. Io sono di diverso avviso.

Vidi uscire Jannik furibondo dal suo match d’esordio allo US Open con Stan Wawrinka due anni fa, sebbene gli avesse strappato un set e tutti si stupirono per quella performance del ragazzino dai capelli rossi. Uno si sarebbe aspettato, allora, di sentirlo orgoglioso di aver così ben figurato di fronte a un giocatore che quel torneo lo aveva perfino vinto… e invece no. Jannik aveva nella testa i set che aveva perso e aveva tutta l’aria di rimproverarsi di esserseli lasciati sfuggire.

I cavalli di razza sono così. Non accettano, prima ancora con se stessi, di perdere. E non è una questione di presunzione. Forse è presuntuoso chi gli gira attorno, ma lui no. Lui dice sempre – e sono sicuro che davvero lo pensa – che la strada è lunga, che il cammino da fare per migliorarsi è ancora tanto. Era seccato anche quando perse al Roland Garros, dopo aver servito invano per il primo set e aver dilapidato un break di vantaggio nel secondo, ma era proprio incavolato nero ieri sera.

Non aveva digerito di essere stato due volte avanti di un break nel primo set, di essere stato avanti 4-2 nel secondo e di non aver raggiunto neppure il tiebreak in ciascuno dei due set. E, a caldo (“Sono uscito dal campo 20 minuti fa, riguarderò la partita due o tre volte con Riccardo e il team per capire meglio che cosa ho sbagliato, che cosa avrei potuto e dovuto far meglio…”) non riusciva proprio a darsi pace perché “non sono sceso in campo per fare una bella partita, ma per vincere. Come faccio sempre. È stata una partita di alto livello, credo, così come non credo di essere stato lontanissimo dal potercela fare”.

Ecco, su quest’ultimo punto io invece non sono troppo d’accordo. In telecronaca SKY Paolo Bertolucci e Elena Pero sostenevano che quello di ieri sera sia stato il miglior Nadal dell’anno sulla terra rossa, o quantomeno sui livelli della partita vinta con Tsitsipas a Barcellona. Forse sì, ma comunque fra il miglior Nadal e questo ce ne corre. E se ce ne corre! Rafa subisce molto di più di una volta le accelerazioni avversarie, il gioco di chi è capace di prendergli il pallino.

dall’account Twitter dell’ATP

Poi però, man mano che lo scambio si prolunga, lui cresce. Gli scambi più lunghi li ha vinti quasi tutti lui, perché l’avversario – Sinner in questo caso – si spazientisce a vedersi ritornare sempre indietro la palla e finisce fuori giri. Oppure va a rete con poca convinzione e gioca volee approssimative, un po’ da pesce fuor d’acqua. E comunque è stato Nadal in misura maggiore, da un certo punto in poi, a muovere di più la partita, a giocare smorzare, a cambiar ritmi e tagli.

Se perdi cinque volte il servizio contro Nadal non puoi sperare di vincere. Nella maggior parte dei casi non arrivi neppure al tie-break. E infatti Jannik non c’è arrivato. Hai un bel dire che in tanti scambi sei stato tu a dettar magari il gioco, però se alla fine i punti più importanti, le palle break, li vince l’avversario… beh, in realtà dal vincere sei stato un bel po’ lontano. Ci sono punti e punti, ci sono game e game, e se quelli finali li vince sempre lo stesso giocatore, vuol dire che per quanto tu abbia giocato bene i primi game, il verdetto dà ragione al tuo avversario.

Ok, ci sono tanti modi di interpretare una partita. Se lo fai dicendo: eh ma Sinner è giovanissimo, ha 19 anni, non può aver l’esperienza del miglior tennista di tutti i tempi sulla terra rossa, è un conto. Fin lì siamo tutti d’accordo. Come sul fatto che Sinner certamente migliorerà alcuni suoi punti deboli. A cominciare dal servizio. Negli anni hanno migliorato il servizio giocatori come Djokovic, Nadal, Lendl, Borg, che io ho visto ragazzini quando ancora il servizio non era davvero un loro punto di forza. Dopo qualche anno fargli un break, a tutti quelli, è diventata una mezza impresa.

Però se in un set non arrivi a cinque e nell’altro non arrivi a sei, e per vincere una partita avresti dovuto vincere non un solo set ma due, beh vicinissimo al tuo avversario non ci sei arrivato, anche se in certi momenti poteva sembrare di sì. Il gioco del tennis si vince su pochi punti. Quelli importanti. Se li vince quasi tutti il tuo avversario, significa che il divario c’è ancora. Almeno ieri sera lo si è visto. Prima o poi, spero, non lo si vedrà più a occhio nudo.

VERSO GLI OTTAVI – Sono curioso di vedere Nadal Shapovalov, a questo punto, anche se il canadesino mi sembra essersi un tantino involuto. Mentre mi aspetto che Rafa partita dopo partita possa migliorare, anche se certamente ha perso un pizzico di velocità. Se batte Shapovalov poi forse trova di nuovo Zverev che nelle ultime occasioni gli ha fatto vedere i sorci verdi grazie al suo rovescio bimane che, alto com’è Sascha, non soffre i topponi di dritto di Rafa.

Intanto Djokovic, che oggi ha Davidovich Fokina – che noia questi doppi nomi spagnoli! Soprattutto quando sono così lunghi – ieri si è allenato con Cecchinato. E avant’ieri con Andy Murray. Ieri alla conferenza stampa del nuovo presidente della federazione francese Gilles Moretton, ex n.65 Atp, e del direttore del torneo Guy Forget – di cui Vanni Gibertini ha scritto a lungo riguardo a pubblico, vaccini e protocolli sanitari per giocatori, accreditati e spettatori, montepremi, match serale il 9 giugno, prezzi dei biglietti – i colleghi inglesi parevano interessati a sapere soltanto se il Roland Garros avrebbe o non avrebbe assegnato una wild card al loro Andy Murray. I francesi hanno preso tempo. Vogliono capire se Andy si ritiene davvero pronto.

Di certo è più pronto lui, sebbene lo Slam si giochi sui tre su cinque, di quanto lo sembrino alcune top player del circuito femminile: ieri hanno perso, e nettamente, la n.2 Osaka (7-6 6-2) da una Pegula in forte ascesa, la n.3 Halep (sfortunatissima a farsi male al polpaccio quando era avanti 6-1 3-3, anche il Roland Garros sembra a rischio), la n.4 Kenin (6-1 6-3 da Krejicikova). E Serena Williams n.8? Sfoggiando una dei suoi sempre più improbabili outfit – anche se lo so che non deve essere semplice trovargliene uno che le stia bene – è andata sotto con l’argentina Podoroska. Chi può sapere se questo è stata la sua ultima apparizione a Roma (luogo che le sarà caro: è nella Città Eterna che ha conosciuto suo marito)? Di certo nessuno avrebbe mai pensato che si sarebbe iscritta al torneo di Parma, insieme alla sorella Venus.

Serena Williams al Foro Italico – WTA Roma 2021 (courtesy of tournament)

Immagino che Marcello Marchesini ieri sera abbia stappato champagne insieme alle figlie che stanno dando vita con tenacia e passione a una delle più interessanti e benemerite realtà organizzative del Paese. Un gran bel colpo anche per gli sponsor (Barilla? Parma Cotto, Parmigiano Reggiano?) di quel piccolo torneo in quel piccolo circolo che sta faticosamente allestendo mini-tribune sperando in una qualche deroga governativa per ospitare in piccoli spazi i maggior numero possibile di spettatori distanziati. Ma come distanziarli se gli spazi sono quelli? Di sicuro le Williams faranno il pienone. Tutto è relativo, teorizzava Albert Einstein.

È stata un’ecatombe cui si è sottratta giocando un match tipicamente da junior, qual in effetti è, Coco Gauff vittoriosa con un punteggio “isoscele” (definizione inventata da Maestro Tommasi) su Sakkari: 6-1 1-6 6-1. Muguruza deve ringraziare i regali della Pera se è riuscita a vincere 2-6 6-0 7-5 dopo che si era trovata sotto 4-1 nel terzo. Mi è sembrata più in palla Iga Swiatek contro Keys. A Pegula ho chiesto – in modo soft e non brutale come sintetizzo qui – se pensasse che Osaka sarebbe mai diventata competitiva anche sulla terra rossa. E lei se l’è cavata bene citando Maria Sharapova, che effettivamente agli inizi della carriera sembrava proprio negata per la terra battuta e invece ha vinto due Slam a Parigi, ha vinto Roma e… insomma tutto fuorché negata si è mostrata nel prosieguo della carriera.

Oggi, cantavo all’inizio, torna il pubblico al Foro Italico. Spero che l’organizzazione regga l’impatto. In questi giorni è stato tutto abbastanza triste, nel deserto dei Tartari. Oggi non sarà il brulichio dei bei tempi, ma chissà che Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego non riescano a trarre qualche vantaggio psicologico, adrenalinico, dalla presenza degli spettatori che certamente tiferanno per loro.

P.S. Non so come abbiano fatto, altro che privacy, ma alcuni possessori di biglietti del centrale si sono impossessati anche del mio WhatsApp per lamentarsi del fatto che Berrettini non giocherà sul centrale. Io che ci posso fare, se non segnalare la protesta? Immagino però che saranno contenti altri spettatori…  

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