Maurizio Marchetto: “La mole di lavoro darà i suoi frutti. Problema risolto per Ghiotto, cieca fiducia in Lollobrigida”
Da Torino 2006 a Milano Cortina 2026. Vent’anni dopo il minimo comune denominatore è sempre lo stesso per l’Italia dello speed skating: il direttore tecnico Maurizio Marchetto. In passato c’era stato qualche atleta di ottimo livello, su tutti Roberto Sighel negli anni ’90 e Chiara Simionato nei primi anni del Nuovo Millennio. Ma è proprio dal 2006 in avanti che il movimento tricolore ha definitivamente svoltato, pur con le solite criticità irrisolte, soprattutto legate all’impiantistica. Marchetto ha rappresentato una sorta di deux ex machina che ha contribuito a creare una competitività duratura e costante negli anni. Il primo periodo post-Enrico Fabris non fu di certo semplice all’inizio degli anni ’10. Sono poi arrivati, pian piano, gli attesi ricambi, su tutti Francesca Lollobrigida, Davide Ghiotto ed Andrea Giovannini. E c’è già la consapevolezza che l’Italia non si fermerà di sicuro al 2026, perché dal vivaio stanno già bussando alla porta alcuni atleti interessanti. Ma prima c’è una Olimpiade da affrontare con ambizioni importanti. Di tutto questo abbiamo parlato con Maurizio Marchetto.
Un avvio di stagione non sfavillante per l’Italia dello speed skating: si aspettava di più?
“Mi aspettavo qualcosa di più. È anche vero che è stata una trasferta molto difficile, c’è stata qualche difficoltà logistica, la pista era velocissima e non eravamo abituati. Ma non voglio cercare scuse. Non avevamo mai avuto cadute, invece qui più di una. Questo ha scompaginato le aspettative. Per fortuna che, man mano, abbiamo chiuso un po’ meglio a Calgary rispetto a Salt Lake City. Se guardiamo i risultati fatti a Inzell, è automatico pensare che avremmo potuto fare meglio su piste più veloci.
Devo però dire una cosa: non ho mai visto una Coppa del Mondo così di altissima qualità in una stagione olimpica. Questo non vale solo per i primi, ma per un numero enorme di pattinatori, anche di livello medio. Ottenere risultati diventa anche più difficile.
Poi se guardiamo i 5000 metri, ne abbiamo tre di ragazzi su livelli altissimi, le prestazioni sono state importanti. Da Ghiotto ci si aspettava che lottasse per vincere, invece non è stato così. Sto cercando di capire cosa possa essere successo. Il carico di lavoro che tutta la squadra ha svolto è tanto. Se queste due tappe fossero state in Europa e le successive in Nord-America, forse i risultati sarebbero stati diversi. Il ghiaccio necessitava di un adattamento maggiore. Però ci sono stati anche dei record italiani, quindi non eravamo messi così male, basta vedere Pergher e Di Stefano“.
L’obiettivo è salire gradualmente di condizione in vista di febbraio?
“Tanti avversari sono arrivati di sicuro molto in forma. Noi pensavamo di esserlo. Ci aspettavamo delle vittorie, ma non sono arrivate, quindi dobbiamo individuare le cause e porre rimedio. Ricordo che la prima tappa di Coppa del Mondo di Calgary fu disastrosa anche nel 2005, con Fabris che finì nel gruppo B. Poi sappiamo com’è finita: speriamo sia di buon auspicio. Il lavoro fatto è di altissima qualità, dovrà venire fuori“.
Il problema alla schiena di Davide Ghiotto è risolto?
“Davide aveva un problema alla schiena che lo ha condizionato, non abbiamo potuto svolgere l’allenamento programmato e ha scombussolato la settimana. È stata una brutta sorpresa, ma lo stesso problema si era presentato anche l’anno scorso. Al momento è risolto, spero definitivamente. Quando a tre giorni dalla Coppa del Mondo salti un allenamento, significa che hai un problema fisico consistente, quindi non può non condizionarti in gara“.
Purtroppo la sfortuna sembra essersi accanita contro l’Italia…
“Trentini nella caduta ha preso una forte contusione alla caviglia, Bosa ha un problema all’adduttore, in partenza dopo 50 metri si è rialzato perché ha sentito una fitta“.
Anche Francesca Lollobrigida era partita bene a Salt Lake City, poi più in difficoltà a Calgary.
“Ha avuto un problema fisico che non ci aspettavamo. A Salt Lake City c’è stato errore nella distribuzione della gara, invece a Calgary non era al meglio. L’obiettivo di questa Coppa del Mondo è la qualificazione per le Olimpiadi, non ci sono posti già assegnati. Poi rifiniremo il lavoro più avanti. Francesca a Inzell volava, ho cieca fiducia nei suoi confronti“.
Gli Stati Uniti sono battibili nel team-pursuit maschile?
“Gli americani sono in questo momento un gradino meglio di noi. A Calgary siamo partiti con il gruppo B, a mio avviso la pista nel pomeriggio era più veloce. Ciò nonostante, abbiamo ottenuto il secondo tempo di giornata. Da qui a febbraio può anche cambiare qualcosa. Onestamente la squadra americana è molto ben preparata ed amalgamata, fisicamente sono uno la copia dell’altro. Però noi 2 anni fa li abbiamo battuti. Noi ci teniamo tanto, io sono stato uno dei promotori affinché venisse fatta una gara a squadre nello speed skating. Devi avere tre atleti in buona condizione. In allenamento abbiamo fatto delle cose buone. Senza la caduta a Salt Lake City, saremmo stati secondi in classifica. Vogliamo arrivare al massimo della condizione ai Giochi, poi speriamo nel fattore casa. La volontà e la motivazione per fare bene nel team-pursuit c’è, purtroppo non vale per il femminile. Visto che abbiamo un terzetto ormai consolidato, non vedo perché cambiare. Lorello sta andando bene, ma Ghiotto, Malfatti e Giovannini hanno tanta esperienza. Io mi auguro che non si debba cambiare nulla, a meno che chi è riserva non vada come un razzo: a quel punto dovremo tenerlo presente. A Torino andarono in quattro sul podio perché facemmo una sostituzione tra batteria e fase finale“.
Arianna Fontana ha fatto fatica a Calgary, complice anche una preparazione rallentata da un infortunio patito ad ottobre.
“Arianna è una eccellente pattinatrice, questo non si discute. Non è semplice eccellere contemporaneamente in due diversi sport. Inoltre lei ha avuto questo infortunio ad ottobre ed ha saltato anche le nostre qualificazioni interne. La Coppa del Mondo è il sistema che l’ISU adotta per qualificarsi alle Olimpiadi. Noi abbiamo delle gare che servono per la formazione della squadra e le abbiamo fatte a ottobre. Arianna non ha potuto partecipare perché infortunata. Sulla carta, quindi, non avrei dovuto convocarla; tuttavia, considerando il suo valore nei 1500 con i tempi registrati l’anno scorso, l’ho comunque chiamata. Arianna non è convocata per le prossime tappe di Coppa del Mondo. Per le Olimpiadi si vedrà. I pass olimpici non sono nominali, ma assegnati alla nazione. Quindi a gennaio faremo tutte le valutazioni del caso“.
L’Italia viene dal suo Mondiale migliore della storia, con ben 3 ori vinti: è possibile ripetersi, o quantomeno avvicinarsi alle Olimpiadi?
“Il risultato degli ultimi Mondiali è stato stupendo, con l’Italia seconda nel medagliere dietro l’Olanda: forse non è esattamente il nostro posto, se pensiamo al numero di pattinatori, strutture, etc. Avere nazioni dietro come USA e Norvegia non esprime la nostra realtà, dobbiamo essere onesti. Però credo che questo episodio ci fa dire che, se ci siamo arrivati una volta, possiamo anche riprovarci. Anche se mi sembra presuntuoso dire che saremo secondi dopo Olanda. Abbiamo fatto un buon lavoro nella preparazione, poi qualcosa non ha funzionato come ci aspettavamo nelle prime due tappe di Coppa del Mondo. Il francese nessuno se lo aspettava, è stato una sorpresa e ha fatto il record del mondo nei 5000 metri. Se Ghiotto riprende a girare secondo le nostre aspettative, Lollobrigida lo stesso, Giovannini è un protagonista della mass start, il team-pursuit si esprime come sa, allora non possiamo nasconderci, ma mantenenendo i piedi per terra. Abbiamo squadre come Olanda, Norvegia e USA che hanno un potenziale maggiore del nostro“.
Laura Peveri prometteva bene, ma quest’anno non figura in squadra: cosa è successo?
“Si è un pochino persa, non abbiamo più potuto tenerla in squadra. I motivi possono essere di varia natura, come spesso succede. Accade in tutti gli sport che il rendimento non sia più tale da rimanere in squadra, perché i risultati non lo giustificavano. E’ giovane, le auguro di tornare in futuro“.
Le Olimpiadi di Serena Pergher saranno quelle del 2030?
“È giovane, ma non giovanissima ormai. Atleticamente ha già un po’ di esperienza. Nei 500 o hai grande margine o puoi trovarti un giorno sesta e quello dopo fuori dalle 10: le differenze sono esigue. Io credo che un buon risultato per lei a Milano Cortina 2026 sia una top10“.

