Novak Djokovic: “Ammirato da Sinner ed Alcaraz, non so se vincerò ancora una Slam”
Dopo la decisione di non prendere parte alle ATP Finals 2025, Novak Djokovic rimane comunque sotto i riflettori della stampa mondiale. Il serbo, vincitore la scorsa settimana del torneo di Atene, il suo 101esimo titolo in carriera, è stato protagonista dell’intervista condotta dal giornalista britannico Piers Morgan. Il 24 volte vincitore slam ha affrontato numerosi temi, esprimendosi anche sul momento che il tennis sta vivendo.
Sul dibattito del migliore di tutti i tempi: “Questa domanda mi è stata formulata più volte negli ultimi anni. Le persone paragonano Federer e Nadal a me usando i numeri e le statistiche. Non dirò se sono io il migliore di tutti i tempi, non sono nella posizione di poterlo dire. È molto difficile paragonare i diversi periodi del tennis. Questo sport si è evoluto in tutti gli ambiti, è diventato più professionistico. Il tennis moderno mi ha costretto ad essere abile su tutte le superfici, ecco perché ho vinto di più. Non sono a mio agio parlando di me stesso come il migliore. Di sicuro sono un grande studente del gioco e rispetto i migliori del tennis”.
Il livello attuale del tennis: “Mi avvio alla fase finale della mia carriera con ancora fame di tennis. Devo fare i conti con la realtà e non è facile per me. Per anni sono stato un giocatore dominante ed ora sono dominato da Alcaraz e Sinner. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, è un processo naturale nello sport. La loro rivalità fa bene al tennis, la finale del Roland Garros è stata una delle partite più epiche di sempre. Li ho visti in tv perché la mia famiglia lo voleva. All’inizio li stavo studiando poi ho ammirato il loro talento. Solo vedendo Federer e Nadal mi sono sentito così. Non so se riuscirò a vincere ancora Slam contro Alcaraz e Sinner. Quando sono in campo punto solo a vincere, non mi importa chi ci sia dall’altro lato della rete”.
Sui comportamenti in campo: “In campo la vulnerabilità ti rende debole, non puoi far vedere le tue debolezze. Ho realizzato che non puoi nascondere le tue emozioni. Quando entro in campo sono una persona non un giocatore. Devo preoccuparmi dei miei pensieri”.
Sul ritiro: “Sono molto soddisfatto della carriera che ho fatto e di ciò che ho vinto. Ho lavorato per tutta la vita per essere dove sono ora. Credo che le connessioni che si creano con altre persone durante la vita siano una cosa fondamentale. Il tennis viene in secondo piano, l’approccio alle persone è importante. Vorrei essere ricordato come la persona che ha toccato il cuore delle persone”.

