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F1, Ferrari affossata dalle gomme, ma a Maranello le Pirelli sono un rebus irrisolvibile da anni

Si sapeva che la Ferrari avrebbe effettuato un passo indietro a Le Castellet dopo i fasti di Montecarlo e di Baku, ma non si poteva certo prevedere di assistere a un weekend così difficile. Nell’autodromo provenzale, le Rosse sono letteralmente naufragate, colando a picco per via dell’eccessiva usura degli pneumatici. Il problema si era già presentato in Bahrain, ma non certo nei termini visti nella giornata di ieri, peraltro decisamente inattesa dopo i risultati delle qualifiche.

D’accordo, è risaputo come la SF21 sia più performante sul giro secco che sul passo, ma retrocedere dal ruolo di terza forza al sabato a quello di sesta alla domenica era davvero imprevedibile. Con ogni probabilità, l’acquazzone abbattutosi sul Paul Ricard in mattinata ha detto malissimo alla Scuderia di Maranello, poiché ha lavato via tutta la gomma depositatasi in pista tra venerdì e sabato, rendendo l’asfalto più abrasivo del previsto.

Cionondimeno, non basta questo inconveniente meteorologico a giustificare un’autentica debacle. Carlos Sainz ha arrancato sino all’11° posto finale, mentre Charles Leclerc ha subito l’umiliazione di trovarsi a lottare in mezzo alle Alfa Romeo. Il monegasco è stato l’unico, oltre a Max Verstappen, a effettuare la seconda sosta. Tuttavia, se l’olandese dopo il pit-stop ha rimontato e sorpassato entrambe le Mercedes, il monegasco è invece rimasto perennemente incastrato alle spalle di Antonio Giovinazzi.

Un Cavallino Rampante in formato 2020, che apre uno scenario inquietante in vista delle prossime gare. Non c’è una monoposto che distrugga le gomme come la SF21 e se il caldo è un problema, allora la Ferrari è nei guai. Siamo al 21 giugno, l’estate è appena iniziata e di conseguenza non si può certo stare sereni guardando ai prossimi appuntamenti. Contro il degrado degli pneumatici non c’è difesa e lo stesso Leclerc ha implicitamente alzato bandiera bianca, dichiarando che difficilmente potrà essere trovata una soluzione entro la fine dell’anno.

Il principale pregio della vettura 2021 è di essere agile e generare carico nelle curve lente, ma il difetto più grande è appunto l’eccessiva usura delle coperture. Questo fatto però fa sorgere spontanea una riflessione. Com’è che a Maranello, ormai da anni, non si riesca a produrre un’auto in grado di sfruttare in maniera ottimale le Pirelli? La SF70H del 2017 era molto gentile con gli pneumatici, ma questo comportava anche difficoltà nel mandarli in temperatura in determinate condizioni, situazione simile presentatasi poi anche sulla SF90 del 2019. Al contrario la SF71H del 2018 sforzava un po’ troppo le gomme, così come la SF21 rischia di “mangiarle”. La SF1000 non la citiamo neppure, perché nulla su di essa funzionava.

Insomma, la grande domanda da porsi a questo punto è la seguente. Perché la Ferrari non è in grado di capire come sfruttare queste Pirelli? Nel 2022 cambierà tutto, compresa la dimensione dei cerchioni e la struttura delle coperture. Sarà sufficiente per ritrovare un uovo di Colombo ormai smarrito da troppo tempo?

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