Surf, uno sport che fatica a prendere corpo in Italia. E si resta dipendenti da Fioravanti
In attesa di segnali. La stagione del massimo circuito internazionale del surf prosegue e dopo nove round a comandare, un po’ a sorpresa, è il sudafricano Jordy Smith ad approfittare di qualche passaggio a vuoto degli atleti brasiliani, notoriamente i migliori in questa disciplina. Tuttavia, la presenza in top-5 di due verdeoro, ovvero Yago Dara (2°) e Italo Ferreira (4°), la dice lunga sulla profondità del movimento sudamericano. In ambito femminile l’australiana Molly Picklum recita la parte della primattrice con sei podi totali quest’anno e l’affermazione arrivata nell’ultimo appuntamento a Rio de Janeiro (Brasile).
In casa Italia, la situazione è stazionaria e coincide con Leonardo Fioravanti. L’estroso surfista nostrano è attualmente undicesimo nel ranking mondiale, avendo ottenuto quest’anno il secondo posto nella tappa d’apertura del Lexus Pipe Pro alle Hawaii e altre sei piazzamenti nella top-10. Riscontri che stanno a dimostrare la sua consistenza, ma la sua figura di unico rappresentante del Bel Paese degno di questo nome prosegue.
Alle sue spalle, oggettivamente, non c’è molto allo stato attuale delle cose tra le fila nostrane. Il romano è l’unico che ha messo in mostra le sue qualità nel massimo circuito, mentre il resto della truppa bazzica nelle Challenger Series.
Tra questi, c’è Edoardo Papa, classe 2001, che sta cercando di farsi largo nel circuito cadetto. Tra le donne, i nomi sono quelli di Emily Gussoni e di Giada Legati e gli score non sono stati da incorniciare. In buona sostanza, c’è ancora tanto da fare per aprire a nuovi talenti in una disciplina che non è facile da gestire e organizzare ad altissimo livello.