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A caccia dell’onda perfetta sulla spiaggia di Andalù a Marina

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CECINA. Questa volta “Un mercoledì da leoni” non c’entra niente, perché ad alimentare la passione di chi sfida le onde non è un film entrato nella storia, ma il coraggio e un certo tremendismo, nati dalla voglia di misurarsi con i grandi spazi, gli imprevisti e la paura.

La spiaggia di Andalù a Marina è una piccola baia incastrata tra la fine del viale della Vittoria e la pineta. È divenuta in poco tempo il regno dei signori della tavola, con o senza vela. Un gruppo di persone, tra cui molte donne, cui basta un messaggio sul telefono per incontrarsi a due passi dal bagnasciuga, indossare la muta e iniziare un personale viaggio pieno di emozioni. Rita Benini, infermiera al pronto soccorso dell’ospedale di Piombino, è la prima a svelare come questo sport leggendario l’abbia sedotta. «Ho iniziato con il nuoto – racconta – quand’ero ragazzina, ma a causa di un incidente in motorino dovetti smettere. Fu il ragazzo di mia sorella a portarmi al Lillatro, a Rosignano Solvay, per una lezione sulla tavola, mentre studiavo alla facoltà di Infermieristica. Poi ho smesso, ma un anno e mezzo fa sono tornata in acqua. Nei mesi freddi è davvero bello, sebbene serva costanza perché il mare mette alla prova. Le onde sono una metafora di vita: se hai timore non ne prendi nemmeno una, devi lasciarti andare e trovare il momento giusto, liberando la mente dai pensieri e caricandoti con l’adrenalina. E’ una sensazione bellissima, complicata da spiegare perché intima. Quando esco sorrido, nella testa ho mille emozioni. È divertimento puro. Se il Comune, con studi adeguati, creasse al largo una secca artificiale per avere un’onda più tecnica, sarebbe il massimo». Questi trenta appassionati di tutte le età controllano ogni giorno le previsioni del tempo sul telefono e poi si scrivono, pregando che la stagione regali loro la giornata adatta. Ci sono anche i ragazzini, che incuriositi dai genitori imparano la tecnica e si avvicinano a un mondo ancora sconosciuto. Più che un gruppo di adulti, queste persone sono una comunità, dove la parola chiave è condivisione delle conoscenze davanti a una tazza di tè caldo mentre il sole scompare dietro l’orizzonte.

Gessica Giammugnani ha un’altra bella storia da raccontare. «La passione per la tavola – afferma – nasce dalla mia più grande paura, delle onde e del mare d’inverno. Tre anni fa ho cominciato a Castiglioncello con ‘Gli amici del surf’ e acquisito consapevolezza. Se scommettiamo su qualcosa, non c’è timore che tenga. Per me navigare è introspezione e analisi personale attraverso gli elementi naturali, come il vento. In acqua ti isoli, è solo in spiaggia che torni alla tua vita e incontri le persone che vivono come te, regalandoti momenti di pace, serenità e felicità. Forse proverò anche il windsurf, intanto mi godo queste giornate fantastiche. Ho vissuto 13 anni a Mantova, sono tornata perché il mare mi mancava. Qui ho le mie radici, vengo appena posso. Vorrei che l’ambiente fosse mantenuto pulito, evitando di gettare le cicche e i rifiuti a terra. Consiglio questo sport ai bambini perché rimanere a contatto con la natura è un’esperienza totalizzante e insegna a rispettare gli altri. Io dai ragazzi del bar Acquamarina ho imparato tanto».

In qualunque periodo, il colpo d’occhio è suggestivo. Dietro al ristorante “La Capannina” batte il cuore verde della bellissima pineta, purtroppo minacciata dall’erosione che, nella zona tra Andalù e Bibbona, divora senza sosta metri di arenile. Percorsi segnati con colori diversi invitano a camminare. Anche i surfisti, che controllano il movimento delle onde tra un pennello e l’altro, indovinando a occhio dove si formeranno le onde migliori. È una sfida continua e entusiasmante, perché immergersi e pagaiare verso il largo per cercarla non è una scommessa, ma un atto di coraggio. Come cavalcarne la cresta rimanendo in equilibrio fino al bagnasciuga, quando rimangono soltanto la schiuma, la fatica e le emozioni. Mara Laici, cintura nera 4° Dan e maestra di judo alla palestra Kodokan della campionessa olimpionica Giulia Quintavalle dopo sette anni in nazionale, fa parte della squadra. «Da quando mi sono trasferita da Roma – spiega – ho trovato qui da voi un’isola felice, passando dal tatami al mare con lo stesso entusiasmo. Salgo sulla tavola da un anno e mezzo, all’alba e al tramonto, ho un figlio che va forte e a giugno proverò il windsurf. È una disciplina che consiglio a tutti, soprattutto alle donne, perché dà grande senso di libertà e fortifica la salute. Forse questa zona si può sfruttare meglio, con qualche punto di ristoro in più. Il mare è davvero una risorsa». E strega chiunque lo avvicini.

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