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Il surfista inseguito da quattro trombe d’aria in mezzo al mare: «Vi racconto l’emozione su quell’onda»

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Il surfista inseguito da quattro trombe d’aria in mezzo al mare: «Vi racconto l’emozione su quell’onda»

LIVORNO. La natura mostra il lato oscuro di sé. E trasforma una foto in uno scatto infinito. In primo piano l’onda che si alza e prende forza. In lontananza quattro trombe d’aria si staccano contemporaneamente dal cielo nero e corrono, insieme, verso il mare. Un surfista è accucciato sulla sua tavola. Sta per alzarsi in piedi per cavalcare il tubo d’acqua. E non si capisce se sta scappando da qualcosa o si sta prendendo tutto: emozioni, paura, elementi. È la mattina di domenica 27 settembre: una tempesta è appena passata su Livorno, un’altra è in arrivo. In mezzo le condizioni perfette per gli appassionati di surf: onda di scaduta regolare e poca gente in mare. Sono da poco passate le 8 e quello che (ri)pubblichiamo è la scatto che il fotografo Andrea Dani ha realizzato davanti alla spiaggia del Sale, ad Antignano, uno degli spot più apprezzati dagli appassionati. Tra di loro c’è anche il protagonista di un’immagine che per gli amanti del mare resterà un piccolo capolavoro: Nicola Guerra, 36 anni, impiegato nell’agenzia di spedizioni Giorgio Gori. È lui il surfista che cavalca quell’onda.

Senta si era accorto di quella foto?

«Mi ero accorto che Andrea stava scattando dalla strada. Ma quando sei in acqua pensi ad altro. In ogni caso vi assicuro che non era uno scatto voluto. Non ci eravamo messi d’accordo, insomma. Inoltre per noi surfisti poche le occasioni per essere fotografati. Stavolta la fortuna è stata che dietro l’obiettivo ci fosse Andrea, che è molto bravo».

Quando ha scoperto di essere il protagonista di una foto così significativa?

«Il giorno dopo. L’ho vista su Facebook perché alcuni amici mi hanno riconosciuto e taggato: è stata una bella emozione. Ecco perché ho contattato subito l’autore per avere una gigantografia e incorniciarla. Poi l’ho vista anche sul giornale e mi sono ritagliato pure la pagina».

Ci racconti il prima e il dopo quel momento?

«Quella mattina mi sono buttato molto presto, era ancora buio. Era il giorno dopo la mareggiata. Col buio però ti accorgi di poco, non mi ero reso conto, ad esempio, della burrasca che stava arrivando. Poi quando è arrivata la luce ho visto cambiare repentinamente la situazione meteorologica».

Veniamo a quell’onda. Com’era?

«La verità? Media. Non certo la più bella della mattina, ma è stato divertente».

Ma alle sue spalle ecco quattro trombe d’aria in contemporanea. Una cosa rarissima...

«Le trombe d’aria le avevo viste. Per fortuna erano lontane. Comunque ero pronto, nel caso si fossero avvicinate, a uscire dall’acqua in fretta».

Quella foto dice molto sulla natura che cambia?

«Senza dubbio. È lo sfondo che fa la differenza in quella immagine, perché in concreto quella è una semplice partenza sull’onda. Ma stando in mare il mutamento climatico si nota di più. Situazioni come quelle della foto, solo qualche anno fa sarebbe stato impensabili. Invece adesso il Mediterraneo da essere considerato un mare tranquillo è sempre più spesso teatro di perturbazioni potenti. Insomma, la natura si sta prendendo ciò che è suo».

Sul surf la sfida dell’uomo alla natura?

«È una sfida soprattutto personale. Mettersi in gioco e vedere qual è il limite per migliorarsi. Ma non solo. Perché il surf, soprattutto fuori stagione, è un momento di pace, dove all’alba sei solo e ti trovi con te stesso».

Senta, come ha cominciato con il surf?

«Io e mio fratello, che è più piccolo di me, siamo cresciuti ai bagni Roma. E vedevamo i surfisti, i locals, che si buttavo al Sale. Così abbiamo cominciato con i primi body, poi sono stato affascinato dalla tavola. Così sono nate le amicizie, la voglia di scoprire il mondo attraverso uno sport. Insomma si è aperto un contesto più grande».

Quindi si butta anche d’inverno?

«Altro che. Mi butto anche con la neve. Capisco che per chi ti vede sono situazioni surreali. Ma per chi le vive vi garantisco che non hanno prezzo, sono ricordi indelebili. Ti trovi catapultato in queste giornate dove costruisci un universo in cui ti senti minuscolo con la forza del mare ma sei lì che lo stai vivendo e ti senti partecipe e tutt’uno con gli elementi».

Per farlo è necessario avere molto tempo libero.

«Basta sapersi organizzare e un pizzico di sacrificio. Io ad esempio abito in via delle Fornaci, quindi a pochi passi dal mare. La mattina mi sveglio presto, se ci sono le onde faccio colazione veloce, attraverso la strada e mi butto. Prima abitavo al Castello e avevo la finestra proprio sul mare. Ero diventato una sorta di webcam umana: la mattina mandavo le foto ai miei amici per monitorare le onde...».

Livorno è o no la capitale del surf?

«Diciamo che qui ci sono tantissimi posti dove surfare. Se si esclude la Sardegna che è un paradiso per gli appassionati, la provincia di Livorno insieme alla Liguria, e alla zona di Viareggio è una dei luoghi dove la qualità delle onde è migliore sia con vento attivo che con scaduta e direzioni diverse».

Oltre al Sale quali spot consiglierebbe agli appassionati?

«Il Sale non si consiglia. A parte gli scherzi, prima di tutto quando si è in mare sulla tavola serve rispetto ed educazioni per non mettersi in difficoltà. Detto questo diciamo che i Bagni Fiume, Rosignano e il Lillatro sono posti interessanti».

Come spiegherebbe a chi non si è mai buttato le regole di convivenza in mare?

«La prima e più importante è portare rispetto a tutti quelli che sono in acqua. Ed essere in grado di avere padronanza della tavola e di sé stesso. Se parti in quattro sulla stessa onda rischi di mettere tu e gli altri in pericolo. Siamo in mare per divertirsi. Non è una gara. A fine giornata non ti premiano. A fine giornata ti resta l’onda migliore che hai preso». E magari una foto da appendere in casa.
 

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