Lo snowboard (con Burton) è uno sport da ragazze, parola di Donna Carpenter. La co-CEO e co-proprietaria del brand che ha fatto della tavola il proprio core business ha iniziato a “snowboardare” nel 1985 con sneakers, woodboard e tanto amore. Da allora, ovviamente, non ha mai smesso. Anzi, la sua passione è cresciuta a tal punto da volerla condividere, preferibilmente con il maggior numero di donne possibile, sulle montagne di tutto il mondo. Lo abbiamo visto con i nostri occhi a Madonna di Campiglio in occasione della terza edizione del Burton Mountain Mash, il contest che ha coinvolto i migliori riders del mondo in gare di Slopestyle e Banked Slalom. È in questo contesto che si è svolto il Burton Girl Camp: tre giorni sotto il sole delle Dolomiti scanditi da lezioni sulle piste, test di prodotto e aperitivi tipici trentini. In nome del girl power. Un appuntamento al femminile dedicato a tutte le ragazze desiderose di avvicinarsi a questa disciplina pensato e fortemente voluto da Donna Carpenter. Con un intento molto preciso.

Donna Carpenter
Donna Carpenter
Mario Luigi Gilli
Burton Girl Camp
Burton Girl Camp
Mario Luigi Gilli

All’inizio degli anni 80, quando l’ascesa di Burton era appena cominciata, il numero di riders si divideva equamente tra uomini e donne, ma non appena i mondi dello skate e del surf, tradizionalmente maschili, si avvicinarono allo snowboard, le ragazze lentamente diminuirono. “Temevo che le donne iniziassero a pensare che questo sport non fosse adatto a loro e capii che dovevamo assolutamente fare qualcosa” racconta Donna. “Così decidemmo di creare una serie di tavole realizzate appositamente per le donne, e iniziammo a pensare alla creazione di Girls Camp e Women's Day, con l’obiettivo di riavvicinare il pubblico femminile a questo sport”. I primi sforzi hanno funzionato, ma la strada verso la parità di genere è ancora lunga. “In un mercato globale dove gli uomini dominano con il 65%, oggi le donne che utilizzano la tavola in USA crescono del 10%. Dico sempre che mi ritirerò quando le donne arriveranno al 51%”, prosegue Donna, “quindi direi che c'è ancora molto da fare!”.

Burton Girl Camp
Burton Girl Camp
Mario Luigi Gilli

In effetti, Mrs. Carpenter e il suo team da tempo lavorano duramente per migliorare la condizione delle donne sulla tavola. A cominciare dall’attrezzatura tecnica, che con il lancio del nuovissimo Step On ha subito una vera rivoluzione. “Il nostro obiettivo è sempre stato semplificare, alleggerire. E sono convinta che grazie allo Step On sarà più facile per le ragazze avvicinarsi a questo sport, così come tutte coloro che hanno smesso avranno voglia di riprovare. È effettivamente un grosso problema se ogni volta che devi chiudere gli attacchi ti ritrovi con il sedere per terra!”. Ci sono voluti 5 anni per mettere a punto la tecnologia che consente di allacciare scarpone e attacco con un incastro molto simile a quello degli sci eliminando straps, perdite di tempo e lunghe sedute sulla neve. “Ricordo ancora quando il nostro Head of Engineering disse a mio marito ‘ho quasi 60 anni e ne ho passati 40 a piegarmi per chiudere gli attacchi, dobbiamo trovare il modo di cambiare questo sistema’“. E così è stato.

Step On Binding
Step On Binding
Burton

Step On a parte, tra gli assoluti bestseller di casa Burton spicca Rise, la tavola disegnata da Donna Carpenter in collaborazione con la campionessa olimpica di halfpipe - nonché membro del Burton Team - Kelly Clark. Colei che, per dirlo con le parole di Donna “ha elevato lo snowboard femminile a livelli che non avremmo mai immaginato di raggiungere”. “Quando Kelly decise di ritirarsi dalle competizioni le chiesi di disegnare insieme a me la tavola perfetta. Così, per divertimento. Le dissi che avremmo realizzato la tavola più sostenibile mai creata nella storia di Burton. E lo abbiamo fatto! Per me è stato un sogno diventato realtà”. Questa esclusiva tavola, prodotta in un'edizione limitata di soli 50 pezzi, è decorata con l'illustrazione di un falco pellegrino, animale simbolo del Vermont e di un'importante scelta ecologica: ridurre l'uso di pesticidi chimici per proteggere questa specie, un tempo a rischio estinzione.

Rise Snowboard
Rise Snowboard
Burton

La posizione di Donna sul tema della sostenibilità è molto precisa: Rise, infatti, è parte di un grande progetto che vede Burton impegnato a raggiungere entro il 2020 il 100% del Blue Sign, la certificazione che verifica l’impatto ambientale delle aziende durante i processi di produzione. “Tutti, nel nostro settore, hanno questo obiettivo in mente, ma noi siamo i più vicini al traguardo con una percentuale dell'86%”. Una scelta che vede Burton costantemente impegnato nella ricerca di sostituti sostenibili senza intaccare la qualità dei prodotti, e che comporta costi notevoli, in parte ammortizzati solo grazie agli sforzi di tanti altri brand che negli ultimi anni hanno intrapreso la stessa strada. “È un grosso investimento, ma ci ha permesso di fidelizzare i nostri clienti e di ottenere il loro rispetto. Anche perché la sostenibilità è un valore che condividiamo ma di cui non facciamo manifesto. Quando le persone lo scoprono ne restano positivamente sorprese”.

SS19 Kiley Insulator
SS19 Kiley Insulator
Burton

Insieme a innovazione e sostenibilità, l’emancipazione femminile è indubbiamente tra le tematiche più importanti per Donna Carpenter. Tant'è, sono state molte, negli ultimi 15 anni, le iniziative per supportare le dipendenti Burton all'interno dell'azienda. “Grazie all'introduzione della Women's Leadership Initiative le donne ai vertici sono passate dal 10 al 40%. Anche se il passo più importante per noi è stato avviare programmi di mentoring”. Tutoraggi per tutte coloro che meritano di crescere professionalmente, oltre al congedo di maternità garantito (c'è anche un mese di paternità), orari di lavoro flessibili al rientro e supporto economico durante l'infanzia per i casi che lo richiedono: è così che Donna ha creato un'azienda family friendly, dove la parità di genere è una realtà. Un'azienda dove le donne si riconoscono e scelgono di costruire la propria carriera. “Quando all'inizio di questo percorso chiesi un feedback alla nostra attuale Global Head of PR mi disse che non riusciva a vedersi in un ruolo dirigenziale. Le chiesi di aiutarmi a cambiare la situazione. E ce l'abbiamo fatta”.