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Salto con gli sci, il funerale della Credibilità. Lo “scandalo tute” finisce nel nulla gattopardesco

Distinti “padroni del vapore” del comparto salto con gli sci, abbiate la decenza di vergognarvi. Non necessariamente in pubblico, sarebbe chiedervi troppo. Però fatelo, almeno dietro le porte chiuse delle vostre stanze dei bottoni.

Vergognatevi perché quanto è stato deciso in merito alla frode sportiva perpetrata dalla squadra norvegese maschile ai Mondiali di Trondheim non può essere accettato in silenzio; ed è per questo che viene scritto il presente editoriale. Di getto, ma con sincerità e onestà intellettuale.

Uno scandalo senza precedenti dal punto di vista mediatico, con dossier video mandati in onda a gara ancora in corso dalle televisioni; la credibilità della disciplina finita in frantumi, poiché si è palesata l’inadeguatezza dei controllori; tuoni e fulmini in vista del futuro (ora diventato presente), con l’introduzione di regole molto più stringenti (in tutti i sensi) legate al modo di confezionare le tute e ai controlli stessi. Questo lo scenario concretizzatosi da marzo ad agosto.

Però, nel momento di decidere la punizione ai colpevoli ci si rifà a Mina. Tra “Parole, parole” e “Le Mille bolle blu”. Erano di sapone, quelle bolle? Perchè è una bolla di sapone l’inesistente pena comminata a Marius Lindvik e Johann Andre Forfang. Sospesi per 3 mesi in un momento in cui non ci sono competizioni, se non il (per loro) pleonastico Summer Grand Prix. Potranno cominciare la stagione 2025-26 come se nulla fosse, salvo una multa da 2.120 euro.

Distinti “padroni del vapore”, se è così, allora hanno fatto bene i norvegesi a comportarsi come si sono comportati. Perché se la punizione per essersene fregati in maniera così spudorata delle leggi è rappresentata da una sanzione pecuniaria ininfluente e da una squalifica de facto inesistente, significa che il gioco è valso la candela.

“La punizione deve essere tale, altrimenti non ha ragione d’essere” scriveva nel 1959 Robert A. Heinlein in Starship Troopers. Un capolavoro di sociologia, mascherato da romanzo di fantascienza. Un concetto supremo incontestabile.

Nessuno crede davvero alla storia del lupo cattivo nordico e degli innocenti agnellini del resto del continente. Ci sono solo volpi e non sono cattive. Quella scandinava è però stata sorpresa nel pollaio e non può negarlo. Infliggerle una pena così blanda rappresenta un incentivo a sbranare altre galline. Se si rischia così poco e si ha la volontà di fare irruzione nella stia, perché non provarci? Alla peggio, si prende un calcio dal fattore e poi via, si riparte verso nuove avventure!

Se non ve ne siete resi conto, avete creato un pericolossimo precedente, voi che detenete il potere nelle stanze dei bottoni. Se uno scandalo di queste dimensioni viene liquidato con un buffetto, cosa impedirà un domani agli austriaci, ai tedeschi, agli sloveni o a chi per loro di provarci? Se non c’è deterrenza da parte del potere costituito, esso non ha alcuna autorità, né credibilità.

La credibilità, unica vittima dello scandalo. La credibilità defunta di una Federazione Internazionale che si presenta debole e lassista agli occhi del pubblico. La credibilità ormai vaporizzata di Lindvik e Forfang, che per mesi hanno negato l’evidenza, salvo poi fare agilmente “inversione a U”. Soprattutto il primo, peraltro espressosi in maniera colorita e sostenuta in certe interviste, patteggiando una finta pena. La credibilità di tutti i risultati, passati e futuri dei due norvegesi, che sono e saranno percepiti dagli appassionati come due cheater graziati dal “potere” costituito. Potere tra virgolette, beninteso, perchè dove c’è debolezza non c’è potere.

La vox populi, a cui quando volete date un grande ascolto, si è già espressa in tal senso. Negli ultimi giorni è arrivata una pletora di critiche e insulti a mezzo social. Quei social network a cui voi siete attentissimi, sempre quando volete. Quei mezzi telematici che rappresentano il principale canale di comunicazione tra gli appassionati e chi “dirige la baracca”. Due entità fra le quali si è creata una frattura in termini di fiducia, picconata dagli eventi e dalle non-decisioni della scorsa settimana.

Chi scrive si trova nel mezzo, perché il salto con gli sci lo deve raccontare e lo vuole spiegare. Con onestà intellettuale e spirito critico, senza doversi adeguare alle linee politiche di chi detiene il “potere” o agli impulsi talvolta irrazionali della massa. Sono questi i capisaldi del presente articolo, ormai prossimo all’epilogo.

A questo giro non c’è nulla di irrazionale nella reazione del pubblico, oscillante tra il furioso e il disgustato. È espressione della rabbia e dello scoforto di chi si sente preso per il naso (sarebbe più giusto scomodare altre parti anatomiche, ma non si vuole essere triviali).

Sarà stata scomposta, la suddetta reazione, ma di composto, in tutto ciò, c’è poco. Neppure la salma della credibilità, lasciata a de-comporsi. Diteci almeno quando sarà il funerale, perché è doveroso salutarla come merita. Definitivamente, prima dell’avvio dell’inverno 2025-26, al quale ci si approccerà con lo stesso spirito professionale di sempre, ma con la consapevolezza di avere a che fare con un ambiente gattopardesco.

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