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Il “Karma” della Norvegia del salto con gli sci. Collassi finanziari e organizzativi seguono la frode sportiva dei Mondiali

Durante il Gran Premio d’Italia di F1 del 2017, Fernando Alonso venne sorpassato irregolarmente da Jolyon Palmer. Quest’ultimo ricevette una penalizzazione per l’accaduto, che però di fatto fu ininfluente nell’economia della sua gara e, soprattutto, non riparò il danno inflitto all’avversario.

Il vulcanico spagnolo si lamentò apertamente via radio dell’accaduto e, successivamente, non vedendo più in pista il britannico, chiese al proprio box che fine avesse fatto. “Si è ritirato” gli rispose il muretto McLaren. “Karma!” esclamò il fuoriclasse iberico, in quello che resta uno dei suoi momenti comunicativi più alti.

Ebbene, l’episodio è perfettamente aderente a quanto sta accadendo alla Norvegia delle discipline nordiche, travolta dallo scandalo della frode sportiva del salto con gli sci ai Mondiali di Trondheim. Il tema è tornato d’attualità in virtù dell’atteggiamento tenuto di fronte ai media da Marius Lindvik, uno dei principali protagonisti negativi della vicenda.

Il saltatore non solo non ha fatto “mea culpa”, ma si è addirittura lamentato del trattamento ricevuto (ovvero un’indagine ancora in corso e una sospensione temporanea ormai superata, tanto che lui e altri atleti coinvolti potranno competere nel circuito estivo del Grand Prix, prossimo all’avvio). Una posizione discutibile perché, detto proprio fuori dai denti, ai norvegesi del trampolino sta andando di lusso.

Pur essendo inevitabili i dubbi su ogni comparto, tre dei quattro ambiti potenzialmente coinvolti (combinata nordica maschile, salto e combinata nordica femminili) sono stati scagionati. In maniera sacrosanta, perché non ci sono prove che la frode li riguardasse. È anche vero che, se non si coglie sul fatto chi manomette le tute (come accaduto con i saltatori), di prove non possono essercene.

Inoltre, Lindvik si tiene stretta la medaglia d’oro conseguita pochi giorni prima sul trampolino piccolo, nonostante tutte le ombre generatesi su di essa. Per onestà intellettuale, si deve aggiungere come – alla luce della curva di rendimento del ventisettenne scandinavo – quelle ombre si allungano anche su altri allori del passato (titolo olimpico e titolo iridato di volo 2022).

Sempre detto fuori dai denti, si ha a che fare con l’atleta più enigmatico del circuito, più volte protagonista di repentini sbalzi di competitività. Talvolta inspiegabili. Non vi sono prove che anche tre anni orsono si sia ciurlato nel manico e quei successi restano legittimi. Cionondimeno, con il senno di poi, qualche perplessità sorge inevitabilmente.

Non si sa dove potrà portare l’indagine della Federazione Internazionale, le conclusioni verranno rese note a breve, ma è difficile vi possano essere conseguenze pesanti. In altre parole, sul piano agonistico e giudiziario, i norvegesi potrebbero (e dovrebbero) cavarsela con poco. Come il Palmer di Monza nel 2017. Però Lindvik se ne lamenta, arrivando a definire “una me**a” gli ultimi mesi, affermando di aver l’impressione di essere stato punito a sufficienza.

Allora ecco spuntare fuori l’esclamazione di Alonso. Ci pensa il karma a portare equilibrio. Tanto per cominciare, dal punto di vista finanziario, i Mondiali di Trondheim sono stati un’autentica catastrofe. Gli organizzatori prevedevano profitti attorno a 1,7 milioni di euro, viceversa il bilancio è stato chiuso con 3,1 milioni di euro di passivo.

In altre parole, si è registrata una perdita quasi doppia rispetto al guadagno previsto, con tanto di necessità di trovare un accordo con le centinaia di creditori. Come sia stato possibile generare una voragine del genere, non è ancora chiaro. Però, in seno al comitato organizzatore, qualcuno dovrà rispondere all’amministrazione comunale di Trondheim (e non solo).

Inoltre, se guardiamo al salto con gli sci, nelle scorse settimane è stata annunciato che dal 2026 Raw Air non avrà più luogo. L’aficionado sa di cosa si tratta; il lettore occasionale sappia che si trattava di una manifestazione tutta norvegese iper-pubblicizzata che si teneva nel mese di marzo. Sostanzialmente, rappresentava un rozzo scimmiottamento della leggendaria Tournèe dei 4 trampolini (tenuta ogni anno durante le vacanze natalizie tra Germania e Austria).

Più di una volta la Norvegia del salto ha cercato di creare la propria versione della Tournèe. Sul finire degli anni ’90 era stato istituito il Nordic Tournament in compartecipazione con la Finlandia (e occasionalmente la Svezia). Si trattava di un mero copia-incolla della Tournée, il quale non ha mai avuto alcun successo concreto ed è defunto per manifesto disinteresse.

Nel 2017, tra i fiordi ci hanno riprovato da soli con Raw Air. The most extreme, the most intense ski jumping tournament! Come lo avevano etichettato i promotori. Un estenuante tour de force, che della Vierschanzentournee rappresentava un’estremizzazione esagerata.

Una manifestazione pensata per stilare una classifica gareggiando 10 giorni di fila. A marzo (quindi a fine stagione, quando sono tutti stanchi), in luoghi dove il vento è spesso protagonista. Infatti Raw Air si è dimostrato insostenibile e nel corso del tempo ha perso pezzi, sino a estinguersi naturalmente, sancendo il secondo fiasco nel tentativo di clonare la Tournée.

Insomma, viene davvero da pensare che sia il Karma. A volte, si dice, bisogna generare quello positivo. Viceversa, Lindvik con certe dichiarazioni non sembrerebbe intenzionato a far cambiare la direzione del flusso… Convinzioni spirituali a parte,  di sicuro il ventisettenne scandinavo non sta contribuendo a rendere positivo un aspetto fondamentale nel burbero mondo del 2025. Quello dell’immagine. La sua e dell’intero movimento.

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