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Salto con gli sci, Noriaki Kasai alza bandiera bianca? “Medito e vedo l’oro olimpico, ma non sono nella condizione di essere convocato”

Noriaki Kasai rappresenta un’istituzione del salto con gli sci. L’appassionato sa bene di chi stiamo parlando. Al lettore occasionale basti sapere che si tratta dell’atleta più longevo di ogni tempo, capace di gareggiare in Coppa del Mondo in cinque decenni diversi (dal 1988 al 2025) e di ottenere risultati di rilievo assoluto sia da teenager che dopo aver scavallato la soglia degli “anta”.

Appena compiuti 53 anni, il giapponese ha cominciato l’ennesima stagione di una carriera infinita, prendendo parte alle competizioni inaugurali del circuito nazionale estivo. Tuttavia, per la prima volta da quando lo si conosce, si direbbe pessimista in merito al futuro. Abituato a rilasciare dichiarazioni ambiziose, corroborate peraltro da ripetute rinascite nel corso dei decenni, a questo giro l’inossidabile nipponico ha idealmente scosso la testa.

“Innanzitutto ho un serio problema legato al peso. Corro molto, ma non riesco più a stare sotto i 60 kg. Ora peso 61,3 kg. Questo significa che devo utilizzare sci più lunghi e devo adattarmi alla novità. Ultimamente usavo sci da 243 cm, ma ora sono passato a quelli da 247. Sia chiaro che alle Olimpiadi di Sochi 2014, quando vinsi due medaglie, usavo sci da 250 cm. Quindi la lunghezza non è necessariamente una discriminante.

Però il cruccio maggiore è legato alla mia posizione in inrun. Non riesco a trovare quella giusta, le ginocchia ‘mi scappano’ in avanti in fase di stacco e non sono in grado di assumere la giusta posizione nella prima fase di volo. Devo risolvere questo problema se voglio volare più lontano.

In questo periodo medito molto sulla spiaggia e spesso immagino di vincere l’oro a Milano Cortina 2026. Però, in queste condizioni, non potrei neppure partecipare alle Olimpiadi. Ho molto lavoro da fare se voglio essere convocato e puntare al podio”.

Alla fine, l’ambizione è sempre la stessa. C’è però una consapevolezza differente, quella di avere possibilità minime di prendere parte ai Giochi. Uno intelligente come lui, peraltro, sa bene come la riduzione di contingenti nazionali decisa dal Cio (il Giappone avrà solo 3 o 4 posti), renda praticamente impossibile essere della partita a Predazzo nel 2026.

Sta alzando bandiera bianca? È la prima volta che si leggono dichiarazioni improntate al pragmatismo sul tema olimpico. Verosimilmente sta negoziando con sé stesso, accettando come nessuno di noi sia eterno. Però arrendersi, no. Di certo, non lo farà e proverà con tutti i mezzi a sua disposizione a risolvere i problemi esposti. Basterà per essere ai Giochi del prossimo anno? Al 99,9% no.

Tuttavia, c’è sempre quell’unica possibilità su mille che, a 53 anni, lo motiva ancora a soffrire e sacrificarsi per inseguire un sogno. Destinato a rimanere tale, sia chiaro, ma che rappresenta pur sempre un’ideale al quale dedicarsi appieno. Senza alzare le braccia. La resa non appartiene alla cultura giapponese e non è contemplata nel DNA di chi ha un organismo eccezionale.

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