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Chi era Walter, ucciso a 44 anni dal coronavirus: è la vittima più giovane in Friuli

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Chi era Walter, ucciso a 44 anni dal coronavirus: è la vittima più giovane in Friuli

Ha destato sconcerto e commozione a Polcenigo la notizia della scomparsa di Walter Rolando Rodriguez, 44 anni, vittima dell’infezione da coronavirus. Titolare di una ditta di autotrasporti e appassionato sportivo, era molto conosciuto nella comunità, in cui risiedeva da anni con la famiglia – originario dell’Argentina, si era trasferito nel Friuli occidentale all’età di 23 anni –, anche per l’impegno profuso nella locale squadra del Pedemontana Livenza Rugby.

CORONAVIRUS, I DATI

Rodriguez, che lascia nel dolore la moglie Laura, una figlia adolescente, la madre che vive in Argentina e la sorella Mirta, era affettuosamente chiamato “mani di pietra”. La sua scomparsa, avvenuta a due settimane dal ricovero nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Pordenone, ha scosso l’ambiente sportivo, già turbato per la perdita di Massimo Rossi nel dicembre dello scorso anno, altra figura di spicco del rugby provinciale.

Rodriguez aveva iniziato a giocare a rugby in Argentina. Dopo un berve periodo nel Pordenone era passato al Montereale Rugby, quindi al club polcenighese, nel quale aveva ottenuto i migliori risultati sportivi. «Uomo di grandi valori, anima e cuore da pumas (così si chiamano i giocatori di rugby argentini, ndr), oltre che un guerriero era uno spirito festoso, sempre pronto a dare una mano»: così lo ricorda il presidente della squadra, Carlo Pellegrini.



Numerose le testimonianze di vicinanza ai familiari, giunte dal sindaco e dall’assessore comunale allo sport, dal settore rugbistico regionale, dalla società sportiva, dagli amici di una vita e dai compagni di squadra. Commosso il ricordo del capitano del Pordenone, Luigi Fiorentino già suo compagno di squadra a Polcenigo.

«Con Walter avevo giocato nei primi anni al Polcenigo, attorno al 2004-2005. Eravamo tutti piccoli, lui era quello grande e grosso con esperienza, uno che mangiava l’erba per intimidire l’avversario. Ci ha insegnato lo spirito che occorre avere in partita e fuori dal campo, sempre disponibile e mattatore dello spogliatoio». Altrettanto toccante il ricordo di un altro compagno di squadra, Michele D’Auria: «Era tanto forte e duro in campo quanto sempre allegro positivo e sorridente fuori. Era una persona vera, genuina. Era Walter».



Dice Paulo Coelho: “Sii forte che nessuno ti sconfigga, nobile che nessuno ti umili, e te stesso che nessuno ti dimentichi”. Un pensiero che ben descrive una persona speciale, qual era Walter, destinata a rimanere nel cuore di tutti.

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