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Canottaggio, Vincenzo Abbagnale: “Il cognome mi pesava più da piccolo. L’Italia farà bene a Tokyo 2021”

Tra coloro che sono ancora alla ricerca del pass (non nominale) nel canottaggio per le Olimpiadi di Tokyo 2020, c’è Vincenzo Abbagnale, che ai Mondiali 2019 era a Linz in qualità di riserva: l’atleta della Marina Militare ha parlato con OA Sport del momento storico molto delicato che stiamo vivendo e delle attese circa la rassegna nipponica.

L’azzurro, classe 1993, ha vinto un oro iridato tra i seniores col due con nel 2013 e due titoli iridati tra gli under 23 nel 2013 col quattro con e nel 2014 col quattro senza, mentre prima erano arrivati tra gli juniores tre bronzi iridati tra il 2009 ed il 2011, per due volte con l’otto ed infine con il quattro con.

Come ti alleni in questo periodo, senza avere un obiettivo preciso nel mirino?
Questo è un periodo difficile per tutti gli atleti. Un atleta ha bisogno di stimoli e obiettivi a breve e lungo termine per poter dare il meglio di sé. Cerco di trovare la motivazione negli obiettivi che verranno e farmi trovare pronto quando sarà necessario. Per questo ringrazio la Marina Militare, che mi ha supportato fornendo attrezzature, pesi e strumenti per allenarmi a casa nella migliore condizione possibile che un atleta possa richiedere“.

In che modo stai vivendo questo momento in cui l’Italia sta ripartendo e gli atleti possono tornare ad allenarsi?
Sembra di essere in procinto di ripartire per davvero. Finalmente. Lo aspettavamo tutti, credo. Non vedo l’ora di tornare alla quotidianità che tanto mi manca in questo momento“.

Come affronti la paura del contagio, che tutt’ora resta viva?
Purtroppo quella è una cosa che rimarrà almeno finché il virus non sarà sotto controllo al 100%. Cerco di prendere tutte le misure di sicurezza cercando di ridurre al minimo indispensabile i rischi e gli spostamenti. C’è bisogno di rispetto per chi questa guerra la sta combattendo in prima linea!“.

Hai avuto tanti allenatori, c’è qualcuno in particolare che vuoi ringraziare?
Avrei un elenco molto lungo da fare. Nella mia vita ho incontrato molti allenatori e per mia fortuna quasi tutti bravi. Ognuno a suo modo mi ha lasciato qualcosa. Su tutti, credo di dover ringraziare Antonio La Padula, che mi ha preso in custodia dalle giovanili dello Stabia, finché non sono andato via a 20 anni. Ma anche dopo, facendo parte dei tecnici della Nazionale, era sempre in ritiro con me. E Giuseppe La Mura, il grande dottore che ha dato vita agli Abbagnale e al canottaggio Italiano e che ho sempre visto come un vero e proprio mentore. Poi il mio attuale tecnico in Marina, Giovanni Lepore, che mi segue in società, ma anche in Nazionale, essendo uno dei tecnici federali“.

Sei ora nella MM Sabaudia, dopo essere stato a Trieste con il Saturnia ed essere partito da Castellammare. Ci racconti il tuo percorso?
Sono cresciuto allo Stabia percorrendo tutte le giovanili ed ho vinto con i colori gialloblu anche i miei primi due Campionati del Mondo. A 18 anni, appena entrato nella categoria senior, ero da solo in società, per cui Spartaco Barbo, DT del Saturnia Trieste, mi propose di trasferirmi a Trieste per quell’anno. E così andò. Ringrazio Spartaco per la sua grande professionalità e per l’esperienza vissuta quell’anno a Trieste che porto sempre con me come una delle più belle. L’anno successivo, sono rientrato allo Stabia e sono riuscito a vincere nello stesso anno il titolo mondiale Under 23 e, due mesi dopo, quello assoluto. In seguito sono entrato a far parte della famiglia della Marina Militare. Il termine famiglia non lo utilizzo a caso, perché grazie al nostro Comandante Sergio La Manna, che proviene dalla vela e di equipaggi se ne intende, è così che ci sentiamo. E questo è uno dei nostri punti di forza“.

Fai parte della famiglia più grande del canottaggio italiano: quanto pesa il cognome Abbagnale e, finora, non essere riuscito ad avvicinare i risultati di tuo padre e dei tuoi zii?
Beh, il cognome è una cosa che mi pesava più da piccolo che ora. I loro risultati restano tutt’ora i migliori della storia italiana e del mondo, per cui rimane l’obiettivo più alto possibile. Fortunatamente sono ancora giovane ed ho ancora un po’ di anni davanti. Cercherò di dare il meglio di me“.

Negli ultimi due anni sei passato dal due senza al quattro senza per poi finire sull’otto nel 2019: qual è l’imbarcazione sulla quale ti trovi meglio?
Vero. Negli ultimi anni ho gareggiato in tutte le specialità di punta, raccogliendo grandi soddisfazioni e qualche delusione. Se dovessi sceglierne una, non saprei sceglierla. Mi piace fare le barche che vanno veloci, senza una preferenza specifica!“.

Come hai vissuto la notizia dello slittamento delle Olimpiadi al 2021?
Me lo aspettavo. Data la situazione che si era venuta a creare, non si poteva non aspettarselo. È una cosa gravissima quella che ci ha colpiti e la salute viene prima di tutto. Ci prepareremo un anno in più, ci prepareremo meglio“.

Cosa potrà conquistare l’Italia del canottaggio a Tokyo l’anno venturo?
La nostra è una squadra forte. Tra le migliori del mondo. Ci sono tutti i presupposti per aspettarsi un bel 2021“.

roberto.santangelo@oasport.it

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Foto: Federcanottaggio

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