Ryder Cup 2025, l’Europa soffre ma vince
Una vittoria al cardiopalma. Dopo due giornate trionfali, concluse con l’Europa in netto vantaggio al termine delle quattro sessioni di doppio, la terza giornata rischia di trasformarsi in un incubo. I giocatori americani sembrano trasformati e sfiorano la grande rimonta contro gli europei che nelle seconde nove dei match individuali perdono il tocco magico e non trovano più la buca.
Ma con la sola vittoria di Ludvig Aberg e cinque pareggi, alcuni ottenuti sul filo di lana, riescono a restare avanti e ad aggiudicarsi per la seconda volta consecutiva il trofeo più ambito del golf, con il risultato finale fissato sul 15 a 13.
Tredici anni dopo il miracolo di Medinah, nel 2012, l’Europa torna a vincere in trasferta.
Esulta Luke Donald, secondo capitano del Vecchio Continente, dopo Tony Jacklin (1985 e 1987), a prendersi la Ryder Cup sia in casa, al Marco Simone nel 2023, che in trasferta. E ne ha tutte le ragioni. “Le ultime sono state le ore più stressanti della mia vita – ha dichiarato subito dopo la vittoria -. Sapevo sarebbe stata dura, ma non così tanto”.
In poche ore si è passati dal dominio assoluto negli incontri di doppio, che si sono chiusi con il punteggio di 11,5 a 4,5, non era mai successo prima dal 1979 e quindi da quando la sfida è tra Usa ed Europa, alla sofferenza totale nei singoli.
Dei dodici in calendario se ne sono giocati undici per via di un infortunio al collo di Viktor Hovland. Il norvegese, che avrebbe dovuto affrontare Harris English, non ce l’ha fatta. Secondo il regolamento della Ryder Cup, è stato assegnato mezzo punto a testa per le due squadre e successo ancora più vicino per i continentali a due “passi” dalla gloria.
Ebbene, la compagine di Donald è riuscita a vincerne soltanto uno (contro i sei degli americani, quattro invece quelli finiti in parità) grazie allo svedese Ludvig Aberg, abile a superare per 2&1 Patrick Cantlay.
Spinti da un pubblico scatenato, gli americani di Keegan Bradley hanno sfiorato una rimonta davvero storica. Cameron Young, nel primo match d’apertura della domenica, ha sconfitto (1up) l’inglese Justin Rose proprio sulla 18esima buca. Stesso discorso e stesso punteggio per Justin Thomas, con Tommy Fleetwood (a lui è stato assegnato il Nicklaus-Jacklin Award presented by Aon per aver incarnato il vero spirito dell’evento) sconfitto al fotofinish. Niente da fare per il britannico, che ancora una volta ha conquistato tutti e quattro gli incontri di doppio (come nel 2018 a Parigi con Francesco Molinari) ma non è riuscito a emulare il torinese, unico giocatore europeo ad aver vinto tutte e cinque le sfide disputate.
Incredibile il “match 3” tra Matt Fitzpatrick e Bryson DeChambeau. Sotto 5 down dopo 7 buche, il californiano è riuscito a pareggiare l’incontro. Poi è toccato a Scottie Scheffler, nella sfida tra campionissimi, battere (1 up) il nordirlandese Rory McIlroy.
Da Aberg il sospiro di sollievo per Donald e tutto il Team Europe visto il netto ko di Jon Rahm (4&3) contro Xander Schauffele. John Michael Spaun, re dello US Open 2025 e tra le note liete della compagine a stelle e strisce, ha invece avuto la meglio (2&1) sull’austriaco Sepp Straka.
L’ottavo match, quello tra Russell Henley e Shane Lowry, è stato decisivo. Alla buca 17 l’americano ha fallito la possibilità di chiudere l’incontro con un ‘putt’ dalla corta distanza che è rimasto… cortissimo. Proprio come quello alla 18, con l’irlandese che ne ha approfittato siglando il birdie che ha assicurato all’Europa mezzo punto e la possibilità di alzare nuovamente al cielo il trofeo.
Intanto, Ben Griffin piegava (1up) il danese Ramus Hojgaard e dopo tanta ‘suspence’ a regalare il mezzo punto del 14,5, e quindi del successo matematico, ci pensava Tyrrell Hatton, l’inglese che gioca nella LIV Golf, la Superlega araba, bravo a chiudere in parità il match con Collin Morikawa. Proprio come fatto dallo scozzese Robert MacIntyre, che ha sofferto e non poco con Sam Burns.
“Non sono mai stato così orgoglioso nella mia vita, abbiamo lottato provando a ribaltare il pronostico fino alla fine”, le dichiarazioni del capitano Usa, Keegan Bradley, grande tifoso dei New England Patriots che, sabato sera, a poche ore dall’inizio dei singoli, ha ricordato al ‘suo’ Team la più grande rimonta nella storia del Super Bowl. Il 5 febbraio del 2017 i Patriots, in svantaggio per 28-3, ai supplementari riuscirono ad avere la meglio sugli Atlanta Falcons. “Andiamo a riscrivere la storia”. Con queste parole Bradley ha provato a motivare gli americani, che hanno lottato fino all’ultimo.
Ma a festeggiare è stata ancora una volta l’Europa e con loro anche due italiani: Edoardo e Francesco Molinari, nuovamente campioni nel ruolo di vicecapitani, proprio come a Roma.
“Incredibile, straordinario, leader”. Questi gli elogi rivolti a Donald dai giocatori europei. A rendergli omaggio anche l’omologo statunitense, Bradley: “Penso che Luke sia il miglior capitano continentale di tutti i tempi”, ha detto l’americano dopo la sconfitta.
E ora appuntamento al 2027, sul percorso dell’Adare Manor Golf Club di Limerick, in Irlanda, a casa di Lowry, uomo simbolo della Ryder Cup 2025. E se gli europei sognano di avere come capitano ancora Donald (“Non è questo il momento per pensarci”, la risposta dell’inglese), gli americani vogliono Tiger Woods.
Intanto, proprio come a Roma, il Team Europe ha dimostrato di essere squadra vera, compatta. Ancora troppo individualismo da parte degli yankee che, al contrario dei continentali quest’anno, per la prima volta nella storia della Ryder Cup, per giocare hanno ricevuto 500.000 dollari, di cui 300.000 da donare in beneficenza. Ha vinto ancora l’Europa: unita.
Dopo un dominio iniziale degli americani, dal 1979 (fino a quel momento il bilancio era di 19 vittorie americane, 18 +1 pareggio da ‘defender, contro le tre dei britannici) il Vecchio Continente ha prevalso 14 volte (13 + 1 pareggio da detentori) contro le 9 degli Stati Uniti che, in Europa, non vincono dal 1993 (The Belfry, 15-13).
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