Golf: al Masters secondo anno senza italiani, ma è ancora una lunga stagione
Per il secondo anno consecutivo, dopo fasti durati particolarmente a lungo, l’Italia non proporrà giocatori al Masters in quel di Augusta. Si tratta di un’evenienza che non rallegra, questo è vero, ma che ha molto, anzi tutto, a che fare con la natura particolare del primo Major dell’anno, con un field ridotto e soprattutto con tanti criteri particolari per potervi entrare.
Ad oggi, la situazione del golf italiano non è comunque brutta, e questo bisogna averlo bene in mente. Matteo Manassero a fine 2024 era numero 88 del mondo, adesso è 121, ma si tratta di un fatto anche abbastanza naturale: competere sul PGA Tour è un’altra cosa, lui lo sta facendo anche con buon profitto sebbene in alcuni casi gli manchi un pochino di continuità. Francesco Molinari, che invece prima della settimana scorsa era sceso oltre i 500 del mondo, ha ripreso all’incirca la posizione che aveva a fine 2024, la 465a (ora è numero 466). E, senza un brutto ultimo giro in Texas, sarebbe salito ancora di più.
Per il resto, basta confrontare il ranking di fine 2024 con l’attuale posizione dei migliori italiani per capire che l’annata non solo è ancora tutta da giocare, ma che ha anche avuto dei risvolti positivi per qualcuno. Guido Migliozzi è partito da 143, ora è 159, ed è comunque vero che dopo il Dubai Desert Classic (ottavo) ha mancato quattro tagli su cinque: lo si aspetta verso tempi migliori. Meglio va a Francesco Laporta, 255° a fine anno e ora 241°: il pugliese avrà pure mancato tre tagli, ma quando li ha superati sotto il 31° posto non è mai andato.
Continua poi la rincorsa di Andrea Pavan: un 7° e un 10° posto nelle ultime settimane di tornei che lo hanno riportato al numero 265, migliore rispetto al 292 di inizio anno, mentre Stefano Mazzoli, 412°, sta facendo cose discrete tra Challenge Tour e Asia. Al di là dell’anno finora poco incisivo sia di Filippo Celli che di Renato Paratore, poi, da segnalare le quasi 100 posizioni guadagnate sia da Edoardo Molinari, che ha messo in piedi una programmazione un po’ alternativa per trovare una forma a questo punto ben più che valida, che da Gregorio De Leo, che al Kenya Open si è reso protagonista con un quinto posto.
Chiaramente, di questi saranno in pochi ad avere reali chance di Major nei prossimi mesi. Manassero è ovviamente il primo candidato, con il PGA Championship quale prossimo obiettivo a maggio, poi a giugno avremo lo US Open a Oakmont e, al Royal Portrush, dal 17 al 20 luglio, l’Open Championship. Qui l’esenzione fino ai 60 anni ce l’ha Francesco Molinari, chiaramente sempre considerato il caso in cui voglia continuare fino ad allora (e qualcuno l’ha fatto: basta vedere le immagini memorabili di Tom Watson sul ponte della 18 a sera). Le possibilità possono ad ogni modo essere colte da molti, se non altro per due motivi: innanzitutto perché non siamo ancora che a un quarto di stagione, e poi perché US Open e (in minor misura) Open Championship posseggono dei propri tornei di qualificazione. Per lo US Open, in particolare, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra oltre 10 location; questa chance fu sfruttata, in luoghi diversi, dai fratelli Molinari nel 2024. Questo per dire che, anche se nel primo Major dell’anno di italiani non ne vedremo, c’è da rimanere positivi perché è probabile che il periodo migliore non sia lontano.