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Il DP World Tour ritorna a Sun City

Dal 5 all’8 dicembre prossimi il DP World Tour farà tappa a Sun City, in Sud Africa, per il Nedbank Golf Challenge, uno degli appuntamenti più ricchi, sia come montepremi che di punti per la Race to Dubai, del circuito.

Quando nel 1981 si giocò la prima edizione di questo torneo si chiamava “One Million Dollars”, esattamente come il montepremi che metteva in palio, una cifra enorme per l’epoca. Inizialmente si trattava di una gara ad inviti alla quale prendevano parte i migliori golfisti del mondo, ma da alcuni anni il Nedbank Challenge è entrato a far parte in pianta stabile del calendario dell’European Tour ed ha ovviamente adeguato il suo format.

Questa gara si è sempre disputata a Sun City, una sorta di Las Vegas sudafricana che si trova a quasi due ore di auto a nord ovest di Johannesburg attraversando una delle zone minerarie più ricche del Sud Africa. Questa enorme struttura turistica è stata realizzata quasi 50 anni fa all’interno di un’area vulcanica deserta a ridosso della riserva naturale del Pilansberg Park, meta di avventurosi safari nel corso dei quali si possono incontrare i “Big Five”: il leone, l’elefante, il bufalo, il rinoceronte e il leopardo. All’interno del mega resort di Sun City ci sono quattro grandi hotel di lusso, diversi ristoranti, un casinò, un parco acquatico con un’enorme spiaggia artificiale, una grande arena per spettacoli internazionali e due splendidi campi da golf.

Uno di questi, il Gary Player Course, ospita da sempre il Nedbank Challenge. E’ uno dei campi più belli, ma anche più difficili, di tutto il Sud Africa ed è sicuramente uno dei progetti golfistici meglio riusciti tra quelli realizzati dal grande campione sudafricano nella sua lunga attività di designer. Questo tracciato unisce, con un effetto di grande impatto, sia la spettacolarità del disegno che l’aspetto tecnico che deve caratterizzare un percorso di alto livello. Le diciotto buche disegnate da Gary Player, che è il “padrone di casa” del Nedbank Challenge, si sviluppano all’interno di una boscaglia che spesso fa da perimetro naturale ai fairway, in genere abbastanza generosi come dimensioni, penalizzando ogni colpo appena fuori linea.

La forma dei green e lo strategico posizionamento dei grandi ostacoli d’acqua artificiali presenti sul tracciato rendono impegnativo il gioco, ma usando i giusti tee di partenza anche i golfisti meno bravi hanno la possibilità di divertirsi. Dai battitori arretrati, invece, la lunghezza del campo supera i 7 mila metri e mette a dura prova anche i professionisti. E’ vero che ci si trova su di un altipiano a 1.500 metri di altitudine, il che agevola il volo della pallina, ma su questo tracciato bisogna tirarla davvero lunga se si vuole avere la possibilità di consegnare uno score buono.

La manutenzione del campo è a dir poco impressionante specialmente per quanto concerne i green, caratterizzati da molte pendenze e una superficie molto veloce tanto che se si finisce nella parte sbagliata i tre putter sono quasi la regola. Una delle peculiarità del disegno è la continua variabilità della conformazione delle buche, un elemento che favorisce l’impressione nella memoria del giocatore. Ognuna è diversa dall’altra anche se il modo di affrontare il percorso non deve mai cambiare: vietato concedere confidenza al campo.

Due dei quattro par 3, tutti sopra i 190 metri, hanno il green protetto da un lago, ma dove l’acqua entra in gioco in maniera spettacolare è alla buca nove, un par 5 di 545 metri con il green raggiungibile in due colpi dai giocatori più lunghi. E’ la buca più iconica del Gary Player Course con il green difeso anteriormente da un grande ostacolo d’acqua che cerca di scoraggiare i tentativi di arrivarci con il secondo colpo. Non a caso è la buca in cui si possono registrare eagle e doppi bogey con la stessa facilità. Tra quelle più impegnative c’è sicuramente la buca otto, un par 4 di 450 metri che necessita di un tee shot lungo e preciso per superare un’ampia area di vegetazione incolta e un ruscello che taglia la buca poco prima dell’inizio del fairway.

Nella seconda parte del tracciato entra maggiormente in gioco la fitta vegetazione che delimita il campo per cui diventa determinante la precisione dal tee di partenza. Inoltre bisogna fare i conti con una maggiore ondulazione del terreno che rende più difficoltosa l’esecuzione dei colpi.

Una caratteristica dei grandi campi da golf è quella di avere una sequenza di buche finali di grande impatto sia visivo che tecnico e il Gary Player Course risponde perfettamente a questo requisito. Dalla quindici alla diciotto non sono ammesse distrazioni. In particolare si distinguono le ultime due buche. La diciassette, un par 4 di 437 metri, richiede un tee shot pieno di coraggio per volare sopra il grande lago che costeggia la buca accompagnandola fino al green, posizionato come una penisola. La diciotto, un altro lungo par 4, caratterizzato da un accentuato dog leg a sinistra, ha la sua difficoltà maggiore nel colpo al green perché bisogna superare un ostacolo d’acqua ed evitare il fuori limite a sinistra.

Il Gary Player Course è un percorso dal fascino selvaggio che mette in risalto il contesto naturale nel quale è stato ricavato. Mentre lo si gioca non è inusuale incrociare piccoli gruppi di scimmie Vervet o di babbuini Chacma o qualche famiglia di facoceri che vivono all’interno della boscaglia. Per fare incontri più “emozionanti” basta spostarsi nell’altro campo presente a Sun City, il Lost City Course, decisamente meno impegnativo del Gary Player Course e per questa ragione preferito dai tanti golfisti di tutto il mondo che scelgono questo posto per le loro vacanze. In questo campo si possono vedere i coccodrilli che si trovano nel lago che difende il green della buca 13 mentre viene sconsigliato di andare alla ricerca delle palline se queste finiscono nel burrone che si trova davanti al green della 17: potreste incontrare qualche serpente.

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