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Golf, Scheffler si conferma dominante nel primo Major stagionale. Ad Augusta è solo l’alba della stella di Aberg

Golf, Scheffler si conferma dominante nel primo Major stagionale. Ad Augusta è solo l’alba della stella di Aberg

Signore e signori, in questo momento Scottie Scheffler è almeno una spanna superiore ad ogni golfista presente su questo pianeta. Di testa, di mentalità, di gioco, di sostanza. Tutte qualità venute fuori la domenica pomeriggio dell’Augusta Masters 2024, mente gli avversari si chiamavano fuori sbagliando a turno almeno una buca, lui continuava imperterrito nel suo incedere, e dopo il bogey alla sette non ha più commesso un errore.

L’Augusta National conferma ancora una volta il suo fascino intramontabile, in una settimana in cui vento e brutto tempo hanno reso un campo già difficile di suo un test davvero probante. È forse mancato solo il ‘drama’, il phatos finale di una battaglia ristretta, ma è stato decisivo l’Amen Corner e un giocatore che ha legittimato in maniera inequivocabile il suo n.1 nella classifica dell’OWGR. Tenere il passo a questo Scheffler, quando entra nel mood da cannibale, è, ad oggi, impossibile per qualsiasi altro giocatore di golf al mondo. Questa è la sentenza principale che ha espresso il primo Major dell’anno.

Libro dei record che si continua ad aggiornare. Scheffler a 27 anni diventa il quarto giocatore più giovane a vincere due Masters in carriera, preceduto in questa speciale classifica niente meno che da Tiger Woods, Jack Nicklaus e Sever Ballesteros. Un altro primato che il classe 1997 condivide con Woods dopo il successo di ieri sera, è l’aver vinto nello stesso anno il The Players e appunto ad Augusta. Per quel che significa, si può dire che PGA Tour batte LIV. I primi giocatore della ricchissima lega araba infatti sono Cameron Smith e Bryson DeChambeau, sesti a pari merito dopo la partenza a razzo di giovedì dello statunitense.

Dunque seconda Giacca Verde in carriera per il nativo del New Jersey, che ha fatto praticamente sempre gara di testa da giovedì a domenica. La differenza l’ha fatta in tutti i settori del gioco, guadagnando quasi due colpi su tutto il resto del field da tee a green, e riuscendo a terminare la settimana con il segno positivo anche nel suo unico, piccolo, tallone d’Achille, il putt. Ma nell’ultimo giro sono stati impressionanti i ferri al green, con tre palle messe date per il birdie (alla 9 eagle da fuori sfiorato). Scottie ha cambiato completamente marcia dalla 8 in poi, mettendo in campo un livello di golf stellare e risultando semplicemente perfetto. Costante che continua a ripetersi in questo 2024, la domenica il n.1 al mondo alza il livello e diventa pressoché inarrestabile. Se Scheffler è la conferma di un presente meraviglioso, il primo dei quattro tornei più importanti ha fatto brillare ancora di più la stella di Ludvig Aberg.

Lo svedese, amateur sconosciuto al grande pubblico un anno fa e scoperto da una magata di quel capoccione italiano che corrisponde a Edoardo Molinari, ha effettuato un debutto Major (ad Augusta) semplicemente fantasmagorico. La seconda posizione in solitaria è un qualcosa che ha un valore assoluto elevatissimo, come le aspettative che avrà da qui in avanti. Ciò che ha impressionato di più è stato il suo atteggiamento: sempre solare (lampante la sua risata camminando verso il tee della 10 quando uno spettatore battendogli il cinque gli fa cadere il biscotto), mai negativo e con l’approccio perfetto per giocare a golf. L’unico errore è arriva con il secondo colpo alla difficile 11 (buca più complessa del campo), con un draw troppo pronunciato verso sinistra e la palla in acqua che probabilmente ha sancito in anticipo la fine del torneo.

Perché contro una macchina che non sbaglia mai, al primo tuo errore scava quel solco incolmabile fino a condurre la nave in porto. Questo però potrebbe esser stato un prelibato antipasto di quello che ci attenderà in futuro, forse anche molto vicino, di un duello che si annuncia per palati fini. Decisivo, in negativo, il giro di boa dell’ultimo giro per Collin Morikawa. Doppi bogey alla 9 e alla 11 sanguinosi, che hanno fatto crollare un giocatore che fa della precisione e della continuità il suo cavallo di battaglia. Scappa così per lui la possibilità di terzo Major in carriera, dopo aver vinto in passato PGA Championship e British Open.

Prima top-10 in carriera in un evento di questa tipologia per Max Homa, già vincitore sei volte sul PGA Tour, ma fino ad adesso incapace di esprimersi ad alti livelli in queste settimane. Anche se aveva già fatto vedere di saper reggere la pressione a Roma, risultando il migliore degli americani in una Ryder Cup in cui quasi tutta la squadra aveva sofferto maledettamente. Altro torneo Major di grande spessore per Tommy Fleetwood, sempre nelle prime posizioni alla fine della settimana ma quasi mai, fino ad adesso, realmente in lotta per vincere uno dei quattro appuntamenti più prestigiosi, che non possono mancare nella bacheca di un campione del calibro dell’inglese.

Bocciato per l’ennesimo anno all’esame più importante Rory McIlroy. Il nordirlandese deve rimandare ancora l’appuntamento con il coronamento del Grande Slam di carriera, e come succede quasi ogni anno puntualmente arriva ad aprile a Magnolia Lane e perde tutte le sue sicurezze. Fa scalpore l’ultimo posto, tra coloro che hanno superato il taglio, di Tiger Woods. Colui che è stato la stella polare del golf ha sofferto tremendamente sul piano fisico in tutto il weekend, e il dubbio che possa tornare a disputare quattro giri ai suoi massimi livelli è assai forte.

Archiviato il Masters senza italiani, cosa che non eravamo abituati, il mirino si sposta su Valhalla. Sul campo che ha ospitato la sfida tra USA e Europa nel 2008, andrà infatti in scena nel mese di maggio il PGA Championship. Anche lì sarà difficile avere una bandiera tricolore sul tee della uno il giovedì, e il favorito principale sarà sempre e solo lui, il più forte giocatore di golf al mondo.

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