Notizie

Dieci cose da sapere su Guardiola, allenatore rivoluzionario che compie cinquant’anni

0 7
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola
I 50 anni di Pep Guardiola

Compie oggi cinquant’anni l’allenatore più iconico del Duemila. Josep Guardiola, detto Pep. Rivoluzionario, visionario, geniale. Diverso da tutti. Con il Barcellona più bello di sempre ha cambiato il calcio, con il Bayern l’ha perfezionato, con il Manchester City lo sta portando in territori inesplorati. È un vincente, ma non si limita a vincere. Semina bellezza, ed è quella che resterà. Ecco le 10 cose che non sapete di lui.

Sangue catalano
È nato a Santpedor, nel nord-est della Spagna. Oggi lo stadio della cittadina porta il suo nome: Camp Municipal Josep Guardiola. È apertamente indipendentista, si è schierato spesso per l’indipendenza della Catalogna. C’è anche chi l’ha proposto come presidente della Generalitat, il Parlamento della Catalogna.

La famiglia
Sposato dal 2014 con Cristina Serra, compagna di una vita, stilista (ha lavorato con Antonio Miro), esperta di moda e curatrice del look del marito. Tre figli: Marius, Maria e Valentina. Pep ha una sorella, Francesca, filologa; e un fratello, Pere, che gli fa da agente, gestisce i suoi contratti e ha già annunciato che l’ultima squadra di Pep sarà una nazionale.

I maglioncini
Lo stile di Pep è impeccabile. Si differenzia da tutti i suoi colleghi. È cool, disinvolto, a suo agio. In panchina indossa quasi sempre maglioncini leggeri con una t-shirt bianca che sbuca all’altezza del collo. Più raramente lo si vede in giacca. Quando la indossa, immancabile il panciotto, da vero milord. È l’unico allenatore al mondo che può permettersi di andare in panchina con jeans scuciti e risultare elegantissimo.

L’amata Brescia
È la sua città del cuore. Ci torna (in epoca pre-Covid) appena può, anche un paio di volte all’anno, con tutta la famiglia, per una cena con i tanti amici che ha in città, conosciuti durante la sua esperienza con la maglia delle Rondinelle (stagione 2001-02). Va matto per il salame bresciano e le tagliatelle al ragù d’anatra. «Qui mi sento a casa», ha detto più volte.

L’arte, la letteratura
Pep è un uomo colto, curioso, poliglotta (parla cinque lingue, alla prima conferenza col Bayern stupì tutti parlando un fluente tedesco). Nell’anno sabbatico passato a New York ha studiato, visitato musei e gallerie, dal Metropolitan al Guggenheim. Del resto, anche le sue squadre sono dei capolavori.

Il maestro Mazzone
L’allenatore a cui dice di essersi ispirato è «El Loco» Bielsa, una sorta di guru che oggi allena a Leeds; mentre enorme è l’affetto che prova per Carlo Mazzone, che lo allenò ai tempi del Brescia. Nei giorni della vigilia della sua prima finale di Champions – nel 2009 all’Olimpico di Roma – telefonò personalmente a Mazzone per regalargli due biglietti. «Mister, mi farebbe piacere se ci fosse anche lei».

Ibra al veleno
Guardiola lega con tutti, è inclusivo, carismatico, capace di trovare le parole giuste, da Messi a De Bruyne, non c’è campione che non lo ringrazi. Alta tensione con un solo giocatore, Zlatan Ibrahimovic, allenato per un anno a Barcellona. Ibra ha definito Pep «senza palle. Chi mi compra, compra una Ferrari. E chi compra una Ferrari mette benzina, lui invece con me ha messo diesel».

E Platini tirò dritto
Da ragazzino – come tutti i calciatori provetti della canterà del Barcellona – Pep faceva il raccattapalle al Nou Camp. Un giorno – a fine partita – chiese l’autografo al fuoriclasse francese Michel Platini, che all’epoca giocava con la maglia della Juventus. Ma Platini non degnò di uno sguardo quel ragazzino timido e tirò dritto.

Il golf per pensare
La sua passione. L’hobby del tempo libero (poco per la verità). La disciplina sportiva che più lo appassiona, «perché – come ha detto – hai molto tempo per pensare all’aria aperta». Riflettere su ogni cosa, studiarla nei dettagli, prevederne il destino: è anche così che si diventa un fuoriclasse, nello sport e nella vita.

L’ossessione del tiki-taka
Un’idea di calcio, uno slogan, una password per entrare in un nuovo mondo. Trattasi di una strategia calcistica, che si sviluppa con una interminabile serie di passaggi corti. Funziona a patto che si abbiano a disposizione campioni dai piedi buoni. E Guardiola a Barcellona aveva Messi, Iniesta, Xavi, Busquets eccetera eccetera.

LEGGI ANCHE

https://www.vanityfair.it/sport/storie-sport/2021/01/13/cristiano-ronaldo-re-di-instagram-calcio-social

LEGGI ANCHE

110 anni colorati di Azzurro: 5 momenti indimenticabili della nazionale

LEGGI ANCHE

Zlatan Ibrahimovic, la forza è il cambiamento (nell'epoca dei cambiamenti)

LEGGI ANCHE

Cristiano Ronaldo: «Non inseguo i record, sono loro che inseguono me»

Загрузка...

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored