Stadi, la figuraccia: il neo commissario non è nominabile
Il mistero del "commissario fantasma" si infittisce. È passato più d'un mese da quando Andrea Abodi ha annunciato l'uomo che dovrà risolvere il grande problema del calcio italiano con gli stadi . L'attesa stava diventando surreale: il ministro parlava da oltre un anno di commissario, la norma era stata approvata prima dell'estate ma mancava il nome. Eccolo, finalmente: Massimo Sessa , dirigente apicale del ministero dei Trasporti. Grand commis con tantissime relazioni bipartisan, "l'ingegnere d'Italia", come lo definiscono a palazzo, per il suo ruolo di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, massimo organo consultivo tecnico dello Stato. Magari non un manager di primo piano come ci si poteva aspettare, ma di sicuro un esperto della materia, proprio la ragione per cui l'ha individuato Abodi. Dovrà gestire 650 milioni di contributi pubblici (più altri 100 annunciati dal ministro), investimenti complessivi per quasi 5 miliardi in giro per il Paese. Dal suo tavolo passeranno tutti i progetti più importanti , dallo stadio della Roma al nuovo San Siro, in vista degli Europei 2032 (che l'Italia ospiterà insieme alla Turchia, se saremo in grado di farlo…). Da lui dipenderà il futuro del calcio italiano. In teoria. In pratica, la nomina ad oggi non è stata perfezionata. Sessa non si è ancora insediato e più di qualcuno comincia a pensare che non lo farà mai. C'è un problema economico e uno politico, direttamente collegati fra loro. (...) A fare il commissario ci perderebbe, e a nessuno piace rimetterci. Ma non è solo questo il punto. Sessa contava di mantenere entrambe le poltrone anche per coniugare l'azione di commissario con quella del Consiglio superiore: secondo l'iter previsto dalla norma i progetti non dovrebbero finire al Cslp, ma si tratta comunque di grandi opere, che comprendono infrastrutture complesse, per cui l'apporto dell'organo tecnico sarebbe fondamentale. Lo stesso Abodi non avrebbe obiezioni a riguardo. Ma qui si è messo di mezzo Matteo Salvini . Il ministro dei Trasporti, da cui dipende Sessa, è intransigente: o il commissario agli stadio il Consiglio superiore. (...)
(Il Fatto Quotidiano)

