Stefano Bizzotto alla Delfino: il calcio grande protagonista della storia del Novecento
Dalla Prima guerra mondiale ai regimi del Novecento, dalle dittature sudamericane al terrorismo del nuovo millennio: il calcio, più di ogni altro sport, ha attraversato la storia del mondo, riflettendone le contraddizioni, le passioni e, a volte, i drammi. Di questo intreccio affascinante e talvolta inquietante parlerà Stefano Bizzotto, giornalista e telecronista sportivo della Rai, in dialogo con Gino Cervi, in un incontro dal titolo Storia del mondo in dodici partite di calcio, tratto dal suo libro pubblicato da Il Saggiatore. La presentazione, con posti già esauriti, venerdì alle 18 alla libreria Delfino.
Un viaggio attraverso oltre un secolo di storia mondiale, in cui una semplice partita di calcio diventa una lente per osservare la politica, la società, la guerra e la pace. Perché a volte basta poco — un pallone che colpisce un palo, un fischio arbitrale mancato, una decisione dell’allenatore — per cambiare non solo il risultato di un incontro, ma il destino di un’epoca.
Dalla “Tregua di Natale” del 1914, quando in una trincea del fronte occidentale soldati britannici e tedeschi sospesero i combattimenti per scambiarsi doni e giocare insieme a pallone, fino alla notte di Parigi del 13 novembre 2015, quando l’amichevole Francia-Germania allo Stade de France divenne suo malgrado uno dei bersagli degli attentati terroristici dell’ISIS. In mezzo, un secolo di partite che raccontano il mondo: il calcio come pretesto, specchio, o talvolta detonatore di eventi che hanno segnato la memoria collettiva.
Tra i dodici incontri scelti da Bizzotto, ce n’è uno che parla anche d’Italia: Inter-Torino del 30 aprile 1939. Una sfida di campionato apparentemente normale, che però — per un incrocio di destini e coincidenze — sembra toccare anche la tragedia di Superga del 1949. In quella gara, terminata 0-0, il futuro Grande Torino era a un passo dallo scudetto; eppure, secondo la suggestiva ricostruzione del giornalista, il mancato gol di “Veleno” Lorenzi avrebbe, in un modo o nell’altro, contribuito a scrivere una pagina diversa del nostro calcio e della nostra storia.
Non solo il fascino delle leggende sportive, ma anche il peso della politica. Come dimostra la storia di Lutz Eigendorf, centrocampista della Dinamo Berlino che nel 1979 fuggì dalla Germania Est per giocare in Occidente. Quel gesto, simbolo di libertà, gli costò la vita: perseguitato dalla Stasi, morì nel 1983 in un misterioso incidente stradale che, solo anni dopo, si sarebbe rivelato come una probabile esecuzione orchestrata dal regime. Dalla Spagna franchista al Cile di Pinochet, dall’Africa delle nazioni postcoloniali all’Europa divisa dalla Guerra fredda, il calcio è per Bizzotto un filo rosso che unisce popoli e vicende lontane, rivelando come lo sport più popolare del mondo sia anche un potente strumento di racconto storico. “Il pallone — afferma l’autore — non è mai solo un gioco. È un linguaggio universale che riflette il nostro modo di stare insieme, di dividerci, di credere e di sognare.”
Stefano Bizzotto è giornalista dal 1980. Ha lavorato per Alto Adige, Gazzetta dello Sport e Rai, seguendo otto Mondiali e otto Europei di calcio, oltre a Olimpiadi estive e invernali. Oltre alle telecronache di calcio, si è occupato anche di tuffi, hockey e pattinaggio. È autore di tre libri, tra cui Storia del mondo in 12 partite di calcio, premiato al Premio Viareggio 2025 con il riconoscimento “Scrittore di stile”.

