Opera in tre Atti | I movimenti di Empoli-Parma
Andante
All’86° di Empoli-Parma abbiamo assistito alla classica magia che rompe gli schemi. Alla giocata tutta classe e istinto capace di piegare e modellare la realtà, facendogli assumere la forma desiderata. Cos’è il genio secondo l’immortale pellicola “Amici miei” di Mario Monicelli? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. Tutte caratteristiche appartenenti alla splendida parabola di Tino Anjorin a pochi minuti dal termine del match. L’impressione è che se il n° 8 azzurro avesse tardato di un istante la sua conclusione e accarezzato la sfera con un bilanciamento meno perfetto tra forza e coordinazione, il pallone non avrebbe mai terminato la sua corsa alle spalle del portiere gialloblù Suzuki. Una prodezza balistica che, se da una parte potrebbe cambiare il destino azzurro, dall’altra dovrà essere giocoforza ottimizzata nei residui 180 minuti del campionato. A questo punto non contano più le sterili riflessioni su cosa sarebbe stato se Fazzini e Anjorin avessero giocato con maggiore continuità. Conta solo la capacità di mantenere alte volontà e concentrazione fino in fondo.
Allegro
Il gol vittoria di Tino Anjorin ha avuto la valenza di una sorta di liberazione da un incubo lungo oltre cinque mesi. Tanto era passato dall’ultimo successo azzurro. Nel 2025 i ragazzi di D’Aversa si trovavano ancora a secco di vittorie ma, nonostante la lunghissima idiosincrasia al successo, la corsa salvezza non si era mai del tutto arenata. Con la vittoria sul Parma, Ismajli e soci sono tornati in piena bagarre. Per non avere recriminazioni di sorta, ulteriori a quelle accumulate in un torneo che, da metà dicembre in poi, è diventato tremendamente in salita, l’Empoli deve concentrarsi e trarre il meglio da ciò che resta a disposizione. L’impressione è che, al netto del risultato delle altre contendenti, gli azzurri siano pienamente padroni del proprio destino. Nella misura in cui, con due vittorie, l’obiettivo sarebbe verosimilmente raggiunto. L’Empoli visto contro il Parma, fortemente concentrato e combattivo anche se incapace di chiudere anzitempo la gara in superiorità numerica, può realizzare l’impresa. Soprattutto adesso che la squadra, con il recupero di alcuni elementi fondamentali, sembra finalmente in grado di poter disporre di una fisionomia tecnica e tattica credibile.
Finale
Il finale è tutto da scrivere. Gli scenari mutano repentinamente. Mentre scriviamo il Venezia ha superato la Fiorentina uscendo per la prima volta dalla zona retrocessione. Cagliari, Verona e Parma, che si sentivano ormai al sicuro, vedono alterare le proprie certezze facendosi risucchiare in un vortice di preoccupazione e insicurezza. Tutti le combinazioni sono possibili in un incastro che potrebbe ulteriormente complicarsi. L’Empoli torna a respirare e lo fa con una prestazione convincente. La linea difensiva Marianucci-Ismajli-Viti tiene sul piano del temperamento e dell’esplosività. Grassi e Henderson assicurano equilibrio e dinamismo in una linea mediana che, dall’ingresso di Anjorin, ottiene un netto innalzamento della qualità. I due gol segnati dall’anglo-nigeriano con Venezia e Parma “rischiano” davvero di deviare la linea di un percorso che sembrava essersi infilata in un vicolo cieco. Fazzini ha ritrovato sé stesso sul più bello, tornando a far germogliare un enorme talento che, per varie ragioni, non era mai stato espresso nella sua interezza.
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