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Raffaele Viviani: biografia del famoso attore napoletano

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Raffaele Viviani: biografia del famoso attore e artista napoletano, nel post di Napoli Fans

Raffaele Viviani fu un artista a tutto tondo di fine Ottocento: attore, scrittore, poeta, compositore. Fu uno degli esponenti più illustri della drammaturgia napoletana novecentesca, insieme al grande Eduardo De Filippo. Nelle biblioteche partenopee è possibile ritrovare l’intera sua opera, tra composizioni letterarie e copioni teatrali. 

Vediamo, in questo nuovo appuntamento con la Cultura a cura di Napoli Fans, la storia e la biografia di Raffaele Viviani: benvenuti sul nostro portale!

Raffaele Viviani: gli inizi

L’attore Raffaele Viviani nasce a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, il 19 gennaio del 1888. La sua passione per il teatro ha origini familiari: infatti il padre era prima un vestiarista teatrale, poi impresario dell’Arena Margherita della città campana.

Tuttavia la famiglia subisce un periodo di grandi difficoltà finanziarie e l’uomo, per rimpinguare le casse famigliari, crea dei piccoli teatrini, che venivano chiamati con il nome di Masaniello

E’ lì che Raffaele Viviani impara il mestiere che sarebbe stata la sua vita: l’attore. Frequenta anche il Teatro di Marionette di Porta San Gennaro, dove si appassiona allo spettacolo del tenore e comico, Gennaro Trengi, tanto da arrivare a recitare al suo posto quando questi si ammala. E’ questo il suo debutto. Aveva solo 4 anni e mezzo e veniva già pagato come attore per 4 spettacoli la sera e 8 la domenica. 

Ogni sera accorre più gente per vedere il piccolo Papiluccio (il suo nome d’arte) a cui si affianca successivamente un’altra giovane cantante, Vincenzina Di Capua, come duettista.

La carriera teatrale di Raffaele Viviani

Viviani ha un successo straordinario. Tanto che alla morte del padre, avvenuta nel 1900, il suo lavoro era già stabilito: la recitazione. Scrive canzoni per rendersi speciale rispetto agli altri attori, studia e si forma come artista a 360°. Guadagna poco in quegli anni, ma gli sono fondamentali per imparare il mestiere.

Tra le tante esperienze accumulate in quegli anni, finisce anche per lavorare in un circo, facendo la maschera di Pulcinella. Lavora duramente, dalle due a mezzanotte per soli 50 centesimi al giorno. Prima della morte paterna guadagnava di più, ma la famiglia aveva bisogno di aiuto e Viviani si adatta alla nuova situazione venutasi a creare. 

Nel frattempo sua sorella, Luisella Viviani, diviene la sua partner artistica: si esibiscono, cantando insieme. Ed è così che vengono scritturati e partono insieme in tournée, con la madre che si improvvisa impresaria. Il duo però non ha il successo sperato.

Viviani riprende così la carriera da solo, sostituendo Ettore Pretolini in Concerto Eden. Si esibisce a Civitavecchia e gira con il piattino dopo l’esibizione, per raccogliere il denaro. Ma ad un certo punto anche questa opportunità si rivela un fiasco, quando il locale è chiuso dalla Questura e lui ritorna a Napoli. 

Ma non si perde d’animo: riesce a farsi scritturare al Teatro Petrella di Napoli. Lì avviene finalmente la svolta. Interpreta “Scugnizzo” al posto dell’attore originario, Peppino Villani, e questo dà a Raffaele Viviani un grande successo, tanto che lo stesso Villani si ritira dalla sua stessa parte.

Viviani riprende così la sua vita da attore di successo, che aveva abbandonato con la morte del padre. 

raffaele viviani foto

Il successo per Raffaele Viviani

Nonostante stesse riscuotendo un ottimo riscontro da parte del pubblico, Viviani vuole cercare di farsi amare ancora di più e rendersi unico come attore. Così inizia a scrivere i suoi pezzi. Grazie alla sua penna, prendono vita figure popolari come il “gagà” aristocratico “Fifi Rino”, un personaggio che poi viene ripreso anche da altri comici napoletani, tale diviene il suo successo. Tra i tanti che interpretano questa figura citiamo Nino Taranto e Totò.

Viene scritturato così in tutta Italia per la vivacità delle sue maschere, unita alle sue performance straordinarie. E’ una stella nei teatri di tutta Italia. 

raffaele viviani

Nel dicembre 1917, all’indomani della disfatta di Caporetto, purtroppo vi è una violenta campagna per far chiudere gli spettacoli di varietà e così Raffaele Viviani inizia a comporre atti unici per il Teatro Umberto di Napoli, recitando con altri attori. Il successo è immediato, divenendo un intrattenimento per famiglie per i successivi tre anni.

La compagnia d’Arte napoletana di Viviani diviene molto popolare. Tra le opere più importanti tra gli anni ’20 e ’30 del ‘900 possiamo citare ‘A morte ‘e Carnevale, Nullatenenti, Don Mario Augurio e ‘O mastro ‘e forgia, Napoli tascabile, ‘O guappo ‘e cartone’.

Nel 1929 Viviani e la sua compagnia affrontano una tournée nell’America Latina, con tappe a Buenos Aires e Rosario (Argentina), Montevideo (Uruguay) e San Paolo (Brasile), dal successo incredibile, soprattutto tra gli emigranti italiani residenti allora in questi paesi.

Gli ultimi anni e la morte nel 1950

Ma durante il regime fascista questo successo inizia a calare. Il regime è infatti avverso all’uso del dialetto e agli spettacoli che raccontassero la vita reale. Dopo un primo momento di disorientamento, Viviani trova anche in questo caso il modo di avere successo: riadatta infatti le opere di Molière, Petrolini e Scarpetta

raffaele viviani

Raffaele Viviani muore qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il 22 Marzo 1950, dopo una lunga e florida carriera teatrale. Dal 1960 riposa nel Quadrato degli Uomini illustri, al Cimitero di Poggioreale a Napoli.

Dopo la sua morte sono tanti gli artisti che hanno raccolto l’eredità artistica di Viviani, dando vita a generazioni di artisti napoletani, che si sono ad esso ispirati.

Concludiamo con una delle battute più celebri di Viviani il nostro post dedicato al grande attore e artista:

“La lotta mi ha reso lottatore. Dicendo lotta intendo parlare, si capisce, non di quella greco romana che fa bene ai muscoli e stimola l’appetito, ma di quella sorda, quotidiana, spietata, implacabile che ogni giorno si è costretti a sostenere. E la mia vita fu tutta una lotta: lotta per il passato, lotta per il presente, lotta per l’avvenire. Con chi lotto? Non col pubblico, il quale anzi facilmente si fa mettere con le spalle al tappeto, ma con i mille elementi che sono nell’anticamera, prima di giungere al pubblico. Parlo del repertorio, delle imprese, dei trusts, dei trusts soprattutto. Oggi come ieri, l’uomo di teatro è in lotta continua coll’accaparramento dei teatri di tutta Italia, i quali sono tenuti e gestiti da pochissime mani, tutte strette fra loro.”

(Raffaele Viviani)

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