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ESCLUSIVA – Lugnan: “Servono imprenditori coraggiosi e appassionati. Il Sindaco ha una grossa responsabilità. Pagherei per allenare il Catania”

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Gradito ospite di TuttoCalcioCatania.com, l’ex attaccante del Catania Luca Lugnan, reduce dalla brillante salvezza ottenuta in Serie D sedendo sulla panchina del Campodarsego, focalizza l’attenzione su quanto sta accadendo alle pendici dell’Etna.

Luca, innanzitutto come valuti questi mesi vissuti al Campodarsego?
“Vengo fuori da due mesi d’inferno, il Campodarsego rischiava seriamente la retrocessione ma siamo riusciti a salvarci alla penutima giornata. Un’impresa esaltante. Adesso non ho firmato nessun accordo con altri club, resto in attesa. Mi piacerebbe molto allenare il Catania, te lo ribadisco. Ho vissuto due anni e pagherei per allenare il Catania in qualsiasi categoria. Credo che la mia gavetta l’abbia fatta, eppure a 52 anni mi ritrovo a combattere per trovare una sistemazione anche in CND. Ho il patentino per allenare in Lega Pro ma è difficile trovare una soluzione tra i professionisti”.

Situazione societaria delicata in casa Catania, si poteva evitare tutto questo?
“La dirigenza dovrebbe avere la lungimiranza di trovare degli imprenditori del posto che abbiano la voglia e la passione d’investire e rilanciare questa piazza. Spesso si avvicinano personaggi che poi non si rivelano per quello che sbandierano. Crederei di più ad un imprenditore siciliano che prenda il Catania, si trascinerebbe dietro una città e rischierebbe per la sua gente. Chi viene ad investire però deve avere un ritorno. A volte si scende a compromessi anche con le realtà politiche. Ma non so quanti imprenditori, oggi, investirebbero per passione. Massimino aveva mille appartamenti in città ma ti assicuro che ha dato anima e cuore per il Catania, ha perso la vita per difendere i colori rossazzurri”. 

La trattativa con Tacopina è durata troppo a lungo. Forse serviva subito individuare un piano B?
“Certo. Il problema è che qualsiasi imprenditore deve mettere tanti soldi per i debiti, più tirare fuori il denaro necessario per sostenere i costi fissi di gestione. Il presidente del Campodarsego ha rinunciato a partecipare al campionato di Serie C lo scorso anno, nonostante la vittoria della D. Doveva sborsare 2.5 milioni. Adesso si è ritrovato ultimo in classifica in D, ma sono riuscito a salvare il club. Parliamo di una figura imprenditoriale con tantissimi dipendenti, che costruisce prefabbricati nel mondo, esporta, gestisce una società seria. Questo per dirti che è difficile investire nel calcio. A Catania ci sono tante pendenze e debiti, molti potenziali investitori scappano probabilmente per tale ragione. Da diversi anni il Catania soffre e questo mi dispiace molto. Così i tifosi diventano matti. Adesso mancano pochi giorni per garantire l’iscrizione al campionato. Poi però devi onorare tutta un’altra serie di scadenze e rate di debiti da pagare. Sono tempi difficili. Si viene dal Covid, oggi il fisco ti bastona. Le società di calcio ne stanno risentendo a tutti i livelli, gli imprenditori se la svignano a meno che non abbiano un concreto ritorno imprenditoriale”. 

Può avere un ruolo decisivo il Sindaco di Catania in questo momento?
“Assolutamente sì. Ti faccio un esempio. Il Sindaco magari mi dà quattro terreni in zona ed io garantisco la realizzazione di stabilimenti, do da lavorare alla gente del posto e metto i soldi per il Catania Calcio. Se il primo cittadino trovasse imprenditori che ragionino in questi termini, terresti su la baracca dando loro un tornaconto. Il ruolo del Sindaco è fondamentale in questo caso perchè sa dove può avere disponibilità nel fornire delle concessioni magari di un terreno per rilanciarlo. Nessuno meglio di lui sa quello che può fare per la città. Credo che abbia una grossa responsabilità, entrando in azione”. 

Tra Serie C e D, cosa è meglio per il Catania in questo momento?
“Ripartendo dalla D investi e ti liberi da tutti i debiti. Altrimenti andresti avanti così chissà per quanto tempo ancora. La Serie D è un campionato ostico, difficile. Ma se affidi la gestione tecnica a gente competenente, risali subito su. Io spero, comunque, che qualche imprenditore che abbia passione per la città di Catania e la sua gente possa farsi avanti contribuendo a salvare il Catania e rilanciarlo. Sarebbe per una giusta causa. Servono persone coraggiose con voglia, tempo e passione da dedicare ai colori rossazzurri”.

Luca, quanto ti onora il fatto di avere lasciato buoni ricordi sia a Catania che a Palermo?
“Da calciatore professionista quando sei a scadenza di contratto e non ti fanno proposte per il rinnovo, sei sul mercato. Conoscevo bene l’allora tecnico del Palermo Morgia, mi ha voluto lui. Non fu il Palermo a portarmi via da Catania. Il mister si è ricordato di me e mi ha portato a Palermo. Io ho avuto l’onore e l’orgoglio di indossare le due maglie più rappresentative della Sicilia. Sono stato contento della mia doppia esperienza siciliana”.

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