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Curva Ospiti | I tifosi del Lecce

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a cura di Claudio “Freccia”

Gruppo principale: Ultrà Lecce

Altri Gruppi/compagnie esistenti: Pessimi Elementi, Barras Bravas, Senza Padroni, Zona Calda 167, 1990, Bravi, Mai arrendersi mai pentirsi.

Settore: Curva Nord, tranne alcune piccole compagnie in Curva Sud, come gli “Irr”

Gemellaggi/amicizie: –Palermo: gemellaggio fraterno e indissolubile che dura da oltre 30 anni. Nel 1986 si stava decidendo il futuro del Palermo e prima che il commissario straordinario della F.i.g.c. Franco Carraro constatasse l’assenza delle condizioni minime indispensabili per l’iscrizione al campionato, l’unica società a schierarsi contro la radiazione del club rosanero fu il Lecce di Jurlano: stima e riconoscenza da parte dei tifosi rosanero gettarono le basi per un rapporto indissolubile. L’esempio più eclatante del grande gemellaggio tra leccesi e palermitani è stato l’ultima partita del campionato di Serie B 2002/03, decisiva per la promozione in A. La sfida che vide i leccesi vincenti 3-0 e promossi in A, avrebbe potuto promuovere in massima serie anche i palermitani in caso di vittoria esterna. Malgrado la sconfitta i tifosi ospiti festeggiarono coi sostenitori avversari e il gemellaggio rimase intatto, anche se i tifosi non ultrà faticarono a comprendere certe dinamiche. –Cavese: è rimasto un semplice rapporto di amicizia, dopo un vero e proprio gemellaggio a partire dagli anni 80 per diversi anni, ora un po’ sbiadito nel tempo. Ma per Salernitana-Lecce del 26 gennaio 2019, c’erano anche i cavesi tra i leccesi, quindi si può parlare di rapporto rinnovato. –Genoa: la simpatia reciproca nasce nella stagione 2010/11 di Serie A, quando i giallorossi ebbero la meglio sull’altra squadra di Genova, la Sampdoria, che retrocesse in cadetteria.

Ex gemellaggi/amicizie: –Taranto: negli anni 80 era forte il gemellaggio coi tarantini, che si ruppe perché i leccesi si gemellarono coi veronesi. Adesso vi è una fiera rivalità. –Verona: atipico gemellaggio Nord-Sud, l’unico stretto dai veronesi con una tifoseria del Sud, risalente ai primi anni 90, ma durò poco. Foggia: vecchio gemellaggio da leggersi in chiave antibarese.

Rivalità: –Bari: blocco stradale, rissa, rapina, danneggiamento a seguito d’incendio e favoreggiamento: sono queste, a vario titolo le accuse nei confronti di 12 ultras, 6 del Bari e altrettanti del Lecce, colpiti dalle misure cautelari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, nell’ambito dell’indagine sui violenti scontri avvenuti sulla A16 all’altezza di Cerignola il 23 febbraio 2020. I tifosi baresi erano diretti a Castellammare di Stabia, per Cavese-Bari, campionato di Serie C, mentre i giallorossi andavano a Roma per Roma-Lecce di Serie A. Gli scontri si conclusero con l’incendio di due mezzi e il danneggiamento di altri veicoli. In quella occasione lo scoppio accidentale di uno pneumatico di un autobus su cui viaggiava una parte della tifoseria biancorossa, aveva costretto il mezzo a fermarsi sulla corsia d’emergenza, motivo per cui gli altri autobus componenti il convoglio si erano incolonnati poco più avanti. Qualche minuto dopo, arrivavano sulla stessa arteria numerosi minivan con a bordo supporters del Lecce che, alla vista degli avversari, fermarono i loro mezzi, occupando tutto quel tratto di carreggiata. Di lì a poco, dopo l’esplosione di alcuni petardi, le tifoserie entravano in contatto tra loro, dando vita a una serie di scontri che portarono al danneggiamento di cinque minivan della tifoseria leccese, di cui due dati alle fiamme e fatti oggetto di atti predatori con sottrazione di tutto il materiale contenuto nei borsoni (sciarpe e striscioni giallorossi). Si verificarono un fitto lancio di fumogeni, petardi e sassi, che interessarono anche la carreggiata opposta. Le perquisizioni portarono al rinvenimento di armi e oggetti atti a offendere, tracce ematiche sull’asfalto lasciavano presumere il ferimento di diversi partecipanti ai fatti. Circa 500 il numero dei partecipanti ai fatti di violenza. Ma sui numeri e su quanto accaduto ci sono diversi racconti. 39 perquisizioni in tutto nelle case a Bari, 25, e a Lecce, 14, nel maggio 2020 per l’agguato. Il 23 aprile 2017 un vero e proprio agguato da parte di un centinaio di ultras del Lecce incappucciati e armati di spranghe e bottiglie che ha assaltato il pullman dei tifosi dell’Ideale Bari, formazione che militava in Seconda Categoria: dalle campagne è improvvisamente sbucata la banda di tifosi leccesi con sciarpe giallorosse, che ha bloccato il pullman e aperto lo sportello automatico del mezzo con un “piede di porco”. A quel punto alcuni tifosi baresi sono scesi dal pullman e sono stati aggrediti, nonostante a scortarli fossero presenti due pattuglie dei carabinieri. Bilancio di 6 feriti, tutti baresi, alla fine, uno dei quali, colpito da un sasso alla testa e stato trasportato e curato all’ospedale di Lecce per trauma cranico. –Pescara: Agguato di 50/70 ultras leccesi tutti incappucciati e travisati, muniti di torce e fumogeni, poco prima di Lecce-Pescara del 31 marzo 2019, ai tifosi pescaresi diretti al “Via del Mare”, sulla statale 613 Brindisi-Lecce all’altezza di Squinzano, nonostante la presenza di due mezzi della polizia. Due tifosi del Pescara sono rimasti feriti, uno ricoverato in codice rosso all’ospedale di Lecce. Uno sarebbe rimasto colpito alla testa da una pietra, riportando un trauma cranico; l’altro sarebbe stato investito da un’auto durante i tafferugli. Altri son stati feriti in modo lieve. I teppisti avrebbero lanciato un fumogeno sotto una delle auto giunte dall’Abruzzo, che ha preso fuoco costringendo il conducente a fermarsi, bloccando così anche il pullman di tifosi abruzzesi, verso il quale son stati lanciati sassi ed è stato colpito con mazze che hanno provocato la rottura del parabrezza e il vetro del lato conducente. 17 gli indagati. L’aggressione è avvenuta in risposta all’agguato a colpi di pietre e petardi che i pescaresi avevano riservato ai salentini dopo la partita dell’andata (momenti di tensione anche nel pregara), il 5 novembre 2018, mentre i tifosi giallorossi si trovavano sulla via del ritorno, all’altezza di Francavilla a Mare. La risposta dei leccesi sarebbe stata violenta, sarebbero scesi dai mezzi e avrebbero lanciato torce, bruciando delle sterpaglie. Il 18 maggio 2019 aggrediti nella notte due giovani leccesi, presenti a Pescara per motivi di studio e lavoro, mentre stavano passeggiando, intonando cori incitanti alla compagine giallorossa, che hanno scatenato la reazione di alcuni tifosi del Pescara che l’hanno prima bloccati e poi aggrediti. La Digos ha identificato e denunciato due colpevoli. –Reggina: il 2 ottobre 2016 prima di Lecce-Reggina si sono verificati scontri tra le due tifoserie, con un ferito. Circa 70 ultras del Lecce avrebbero atteso i tifosi reggini per aggredirli fuori lo stadio. Per placare gli animi è dovuta intervenire la polizia. Tra le due tifoserie non corre certo buon sangue, per il gemellaggio dei reggini coi baresi, eterni rivali dei leccesi. –Roma: la Digos sarebbe riuscita ad identificare tre giovani tifosi, che si sono resi responsabili dell’attacco a un taxi di tifosi romanisti e del lancio di bottiglie contro le forze dell’ordine avvenuto il 29 settembre 2019 nel prepartita di Lecce-Roma. –Cosenza: vecchio odio risalente al 14 giugno 1992, quando i calabresi persero proprio nel Salento le ultime speranze di salire per la prima volta in Serie A e l’1-0 leccese sancì l’aritmetica salvezza dei pugliesi e la condanna ad un’altra stagione in B per i silani. Il 18 ottobre 1992 le due squadre si riaffrontano al “San Vito” di Cosenza, coi tifosi del Lecce che entrano in ritardo nell’impianto cosentino, anche per una sassaiola dei calabresi. Il 14 marzo 1993 va in scena a Lecce la gara di ritorno, dove arrivano diverse centinaia di tifosi del Cosenza, che iniziano offendere, la tensione sale. Attorno al 90° le due tifoserie passano dagli insulti alle mani, dalle parole ai fatti, finché una bomba carta, lanciata dai cosentini, esplode in Tribuna Est. L’aria è pesante, a terra c’è un giovane di 21 anni leccese, a cui la bomba è scoppiata tra le mani; perderà tre dita e l’uso dell’arto destro in quel pomeriggio d’inferno. Ora convive con una protesi alla mano, vide la bomba carta piombare vicino una ragazzina, gliela tolse da sotto i piedi e gli scoppiò addosso, aveva sangue ovunque e le dita spappolate. A fatica montò su un’ambulanza e lì successe il finimondo: tifosi del Lecce, provenienti dalla curva, pensando che a bordo ci fosse un cosentino, attaccarono il mezzo con un lancio di sassi, aggredirono l’autista, ma per fortuna uno di loro lo riconobbe perché il 21enne leccese frequentava anche lui la curva. Andarono via e lui fu trasportato prima all’ospedale di Lecce, poi a Modena dove c’erano i migliori specialisti di casa. Uno dei tifosi del Cosenza che partecipò al lancio della bomba carta è morto nel 2004. Adesso la rivalità è molto meno sentita. –Torino: il 31 agosto 2008, dopo un Torino-Lecce, numerosi ultras della squadra giallorossa furono fermati dalla Digos di Torino, perché ritenuti responsabili, tra l’altro, degli scontri con i tifosi granata prima della gara e autori di un lancio di petardi durante la gara all’interno dello stadio “Olimpico”. Il 13 luglio 2011 l’udienza finale vide assolti tutti gli imputati dal reato di detenzione di oggetti atti ad offendere e di quello del lancio di un petardo che aveva creato pericolo per le persone, mentre ritenne responsabili due ultrà perché durante la partita, in luogo pubblico avevano utilizzato cappucci atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della loro persona, condannandoli a 8 mesi di arresto e 800 €. di ammenda. –Brescia: nel gennaio 2002 circa mille leccesi erano dietro portone dell’ingresso della squadra locale per contestare mister Cavasin e la Società, quando gli autobus che trasportavano alla stazione i bresciani sono passati a circa 100 metri da loro. A questo punto c’è stata una vera e propria sassaiola contro gli ultras del Brescia, uno di loro ha avuto la peggio in quanto colpito sul volto dalle schegge dei vetri infranti. Un bus si è fermato in quanto aveva problemi al motore mentre gli altri 4 bus hanno proseguito la loro corsa verso la stazione. E’ a questo punto che sono nati i veri scontri tra leccesi che correvano verso l’autobus fermo che vistisi circondati dai leccesi scendevano dal bus impugnando le cinghie e pronti allo scontro. Lo scoppio di due bombe carta verso i bresciani li hanno fatti un po’ intimorire, infatti vedendo la massa correre verso di loro hanno aspettato l’arrivo delle forze dell’ordine alle spalle dei leccesi, che venivano caricati energicamente, oltre a spari di lacrimogeni ad altezza d’uomo. –Nocerina: serata di paura e tensione quella del 18 ottobre 2012 per Nocera Inferiore, in occasione della gara di Coppa Italia Nocerina-Lecce: numerosi tifosi pugliesi hanno messo a ferro e fuoco la città in zone limitrofe lo stadio “San Francesco” e in altre zone. Quei tifosi non dovevano trovarsi a Nocera Inferiore per “motivi sportivi” in quanto non potevano assistere alla partita, vinta poi 1-0 dai salentini: la vendita dei tagliandi era vietata in Puglia. 50 leccesi hanno danneggiato auto in sosta e compiuto atti vandalici, mettendo paura tra i presenti, con molti esercizi commerciali ancora aperti. I supporters nocerini hanno quindi cercato di raggiungere quelli leccesi: sono intervenute le forze dell’ordine con lacrimogeni. I leccesi si sarebbero quindi prima rifugiati in una caserma dei carabinieri, ma ci sono notizie discordanti, poi sono stati scortati fino al casello autostradale di Cava de’ Tirreni dopo che un pullman era arrivato a prelevarli. Il tutto alimentato da vecchie ruggini che risalgono nientemeno che alla precedente stagione del Lecce in C1, a cavallo tra il ’94 e il ’95 ed anche all’epoca vi furono diversi disordini. Un episodio risale all’ottobre 2016 quando alcuni uomini della polizia stradale identificarono una macchina con 4 leccesi che stavano per tendere un agguato al pullman della Nocerina, in trasferta a Nardò. –Catania: scontri sfiorati ed episodi spiacevoli al termine di Lecce-Catania nel marzo ‘17, Serie C. I tifosi etnei al triplice fischio avrebbero provato a scavalcare le barriere che dividono il settore ospiti dalla Tribuna Est, con l’obbiettivo di cercare un contatto coi supporters del Lecce, tifoseria storicamente gemellata con quella del Palermo, acerrima rivale dei catanesi, e rubare alcuni striscioni esposti in quella parte dello stadio da vecchi e bambini. Steward e forze dell’ordine evitano guai peggiori, riportando i catanesi nel loro settore di appartenenza. Un gruppo di ultras giallorossi però hanno poi atteso i tifosi avversari all’uscita dal loro settore, con un tentativo di contatto. –Casertana: il 25 marzo 2018, prima della gara un nutrito gruppo di tifosi ospiti a bordo di pulmini ha eluso la sorveglianza della polizia e s’è recato all’ingresso riservato ai casertani. Giù dai bus i leccesi hanno aggredito i tifosi rossoblù presenti davanti lo stadio e danneggiato auto in sosta prima di dileguarsi. L’attacco ha scatenato la reazione degli ultrà di Caserta che hanno provato a venire a contatto coi pugliesi senza tuttavia riuscirvi per l’intervento delle forze dell’ordine. –Crotone: il 23 maggio 2010 l’area di servizio di San Pelagio Est (PD) è stata teatro di duri scontri tra tifosi del Crotone, diretti a Cittadella e quelli del Lecce diretti a Vicenza. Per oltre mezz’ora una 40ina di ultras per parte si sono provocati e scontrati con cinghie e pugni. Ultras leccesi avrebbero lanciato sassi e bottiglie contro il pullman crotonese, con un paio di vetri del mezzo andati in frantumi. I leccesi, che erano a bordo di auto, secondo testimonianze hanno anche tirato fumogeni verso i calabresi. Sul luogo era presente una pattuglia della Polstrada che ha cercato di calmare gli animi e limitare il nervosismo. –Trapani: a novembre 2017 un gruppo di tifosi siciliani, di rientro da Matera era stato aggredito da quelli pugliesi che son riusciti a rubare vessilli granata, compreso lo striscione principale “Curva Nord Trapani”, con conseguente scioglimento dei trapanesi, secondo le regole interne al mondo ultras. Il 29 dicembre 2017, in programma Trapani-Lecce, è arrivata la risposta trapanese, con il pullman del Lecce pesantemente danneggiato, dopo essere stato preso a sassate. Quell’affronto, nell’ottica ultras, doveva essere vendicato quanto prima. Trasferta vietata ai leccesi. –Casarano: rivalità campanilistica. Tempo fa striscione nella notte illuminato dalle torce a Casarano “U.S. Lecce se non l’avete ancora capito per voi solo odio infinito…Lecce merda!”. –Inter: hanno aggredito, derubato e terrorizzato decine di tifosi interisti, colpevoli solo di aver esultato al gol dell’Inter, durante Lecce-Inter disputata il 19 febbraio 2020. Per questo tre uomini sostenitori del Lecce sono stati individuati e denunciati dalla Digos. Un uomo è stato aggredito e colpito, derubato della sciarpa data poi alle fiamme esibendola come trofeo. –Francavilla Fontana: vecchi dissapori tra supporters francavillesi e leccesi. Nell’agosto 2017 violenti scontri prima di Francavilla F.-Lecce, disputata al “Fanuzzi” di Brindisi, avvenuti sulla superstrada Brindisi-Lecce. Due poliziotti delle volanti, intervenute, sono stati aggrediti, riportando ferite guaribili in pochi giorni, uno è stato costretto a esplodere un colpo di pistola in aria a scopo intimidatorio. C’è voluto anche l’intervento di un elicottero per monitorare la situazione. Arrestati due ultrà leccesi. –Salernitana, Sampdoria: non corre buon sangue con queste tifoserie gemellate con gli acerrimi rivali baresi. –Foggia: da gemellaggio ad acerrima rivalità il passo è breve. –Verona: più o meno il solito discorso.

Storia del tifo leccese: Il movimento ultras a Lecce vede la luce sul finire degli anni 70; fino ad allora, dal 1976 in Tribuna Est si raggruppava il primo nucleo di tifosi più o meno organizzati, gli “Ultras Crescent”. Nel 1979 nasce il “Commando Ultrà Curva Nord”, primo gruppo a portare la mentalità ultras nel tifo salentino. Solo due anni dopo, nel 1981, nasce un nuovo gruppo che va ad affiancarsi al “Commando”: i “Ragazzi della Nord”. Questo gruppo porta la fantasia tipica dei nuovi gruppi che si stavano formando in tutta Italia all’inizio degli anni 80, primo periodo di cambio generazionale all’interno del movimento. Ciò che però più li contraddistingue è la struttura capillare interna al gruppo: ogni elemento ha un ruolo ben preciso. Una curiosità legata a “Ragazzi della Nord”: sembra sia da far risalire a loro il famoso coro “Chi non salta è…”, ripreso e modificato da tutte le curve italiane ed europee. Poco dopo nasce un altro nuovo gruppo, “La Gioventù Giallorossa”, anch’esso molto importante nelle dinamiche di curva leccesi. In quegli anni nascono anche gruppi minori come i “Fighters”, mentre nel 1987 nasce la “Fossa” tra i gruppi più longevi, poi “Afrika Sballata” e “Kaotici”, il gruppo più politicizzato a destra. Nella stagione 1988/89 però, in corrispondenza del miglior risultato di classifica ottenuto dalla formazione giallorossa, ovvero il 9° posto in Serie A sotto la guida di Carletto Mazzone, i “Ragazzi della Nord”, in contrasto con la piega che secondo loro stava prendendo la curva salentina, decidono di sciogliere il gruppo e di riunirsi dietro lo striscione “1981”. Negli anni successivi il Lecce affronta un periodo molto complicato, con il doppio salto all’indietro dalla A alla Serie C. In curva vi è scoramento ed anche “La Gioventù Giallorossa” va molto vicino allo scioglimento. I numeri in curva calano vistosamente e, sia la squadra, che la parte più calda dello stadio, vivono annate complicate. Il 16 novembre 1996 viene esposto per la prima volta lo striscione “Ultrà Lecce”, in occasione di Palermo-Lecce, segnale del radicale cambiamento interno alla tifoseria organizzata leccese. Principali artefici di tale cambiamento sono appartenenti al gruppo “Pessimi Elementi” e a qualche fuoriuscito de “La Gioventù Giallorossa”. Proprio la “Gioventù” viene tacciata in quel periodo di essere diventata un gruppo troppo filosocietario, ed essendo la nascita degli “Ultrà Lecce” dovuta proprio alla voglia di distaccare il tifo dalla Società e dalla politica, il gruppo nato a metà anni 80 si trova isolato dal resto della curva. Lo striscione col quale si presentano all’Italia intera gli “Ultrà Lecce” è “Il business non ci comanda, la fedeltà sì”, striscione che come tempistica anticipa di alcuni anni il problema del cosiddetto “calcio moderno”, che come ben sappiamo attanaglia il gioco popolare per eccellenza da ormai 20-25 anni. Il nuovo gruppo è costituito da un buon mix di “facce note” e di nuove leve, pronte a farsi guidare dai più vecchi. Gli “U.L.” si pongono subito in netta rottura col passato: rifiuto totale di ogni rapporto con la Società, autentica apoliticità, testimoniata da un grosso striscione scritto a caratteri rossi su sfondo giallo ed esposto in curva “Né destra né sinistra. Dalla parte degli ultras”, conflittualità con le forze dell’ordine, zero contatti con la stampa di qualsiasi genere, autofinanziamento ed autogestione di tutte le proprie attività. Subito eliminati i cori per i giocatori, il gruppo canta solo per la maglia e la città, senza disdegnare diversi cori in dialetto salentino, fatto che rende unici la maggior parte dei cori della Nord. I primi anni del gruppo sono segnati dalla fortissima conflittualità tra gli stessi e la società. La famiglia Semeraro viene contestata apertamente in ogni occasione utile, e in interi campionati, come nel caso della stagione 98/99, tanto che si arriva addirittura allo scoppio di una bomba all’entrata della Banca del Salento, anch’essa di proprietà dei Semeraro. Gli “U.L.” diventano poi un gruppo elitario e compatto, il cui zoccolo duro conta solo su una cinquantina di ultras. Nella stagione 1999/00 va in scena una vera guerriglia urbana con le forze dell’ordine, a margine del derby col Bari al “San Nicola”. La polizia provoca in tutti i modi gli ultras leccesi, che di certo non si fanno pregare, rispondendo alla carica della celere con un tentativo di sfondamento delle linee e con bombe carta e fumogeni. La serata si chiude senza né arresti né segnalazioni, ma a distanza di ben sei mesi con un’operazione senza precedenti per quel periodo: la polizia arresta 15 persone con l’assurda accusa di devastazione, che prevede fino a 9 anni di carcere. Il 18 gennaio 2004 è un’altra data storica per gli ultras leccesi, che mentre si recano in trasferta a Reggio Calabria, incrociano all’autogrill di Villa San Giovanni gli “Ultras Granata” del Torino, in viaggio quest’ultimi per Messina. Si dà vita ad uno scontro epico ma assolutamente leale, che dura più di mezz’ora. All’arrivo delle forze dell’ordine le due tifoserie si disperdono e nessuna denuncia da entrambe le parti verrà mai fatta per quanto accaduto. Dopo il caso Raciti del 2 febbraio 2007 e le nuove norme sull’esposizione degli striscioni nelle curve italiane, che dal quel momento vanno denunciati e sostituiti da striscioni nuovi e ignifughi, la curva leccese decide di intraprendere una vera battaglia: niente denuncia per nessun striscione, la curva rimarrà spoglia. Si decide di rinunciare ai simboli più folkloristici del mondo ultras, piuttosto che scendere a patti con chi denuncia, diffida e perseguita. Ciò che meglio di tante parole può rappresentare la mentalità della curva leccese dall’avvento degli “U.L.” è lo striscione che per anni ha campeggiato nel primo anello della Curva Nord: “Scusate, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera” (tratto dal brano “Canzone di notte 2” di Francesco Guccini). Nel tempo pian piano alcuni vessilli sono tornati ed è tornato l’entusiasmo, dopo diversi anni di C, con il doppio salto dalla Serie C alla A tra il 2018 e il 2019, mentre nel 2020 avviene il ritorno in B. Il 23 febbraio 2020, sull’autostrada Napoli-Canosa, all’altezza di Cerignola, avvengono violentissimi scontri tra tifosi del Bari e del Lecce. Scontri terminati con l’appropriazione dello striscione guida della curva leccese da parte dei sostenitori baresi. Nel 2021 il Lecce è in lotta per la promozione in Serie A ai Playoff.  

Curiosità: -Attesa per il match Lecce-Cittadella in programma il 1° maggio 2021. Gli ultras giallorossi sfilano sotto lo stadio per aspettare i giocatori e incitarli nel rush finale verso la promozione. Cori e bandiere per caricare la squadra in un match fondamentale, perso poi 1-2, considerato il concomitante incontro Salernitana-Monza. -La tifoseria del Lecce si è stretta al giocatore Marco Mancosu che il 26 marzo 2021 si è operato di tumore, mantenendo il riserbo quasi con tutti. Solo la Società sapeva del male di Mancosu. L’allenatore Eugenio Corini l’ha schierato, sebbene lui fosse l’ombra di sé stesso ovviamente. Ammirevole la condotta di tecnico e Società. Lui ai primi di maggio 2021 avrebbe dovuto sottoporsi a controlli, capire se fosse necessaria o no la chemio, ma ha preferito tornare a fare ciò che ama di più, giocare a calcio. Il controllo lo farà a campionato finito, anche se il suo contributo non potrà essere lo stesso. Lui ha affermato che ha visto il terrore negli occhi delle persone che ama e un mondo che non avrebbe mai pensato di conoscere. Ha rischiato di perdere tutto ma ce l’ha fatta. Anche se non era del tutto al sicuro, d’accordo coi medici, ha deciso di ricominciare ad allenarsi tornando in campo prima dei tempi prestabiliti. -In vista dell’importante sfida col Cosenza del 21 febbraio 2021 gli ultras si fanno sentire e incoraggiano la squadra dall’esterno, in ritiro in un albergo del centro di Lecce. -“Torna libero un innocente: auguri Speziale ultras come noi”, striscione apparso il 15 dicembre 2020 sulle grate esterne dello stadio “Via del Mare”. Come noto Antonino Speziale, ultras catanese, ingiustamente accusato dell’omicidio dell’Ispettore di Polizia Filippo Raciti, avvenuto il 2 febbraio 2007, in circostanze poco chiare, a seguito di tafferugli orrendi in Catania Palermo, è stato liberato dopo esser stato 13 anni in carcere fungendo da capro espiatorio. -Il 2 dicembre 2020 striscione dedicato a Ciro Pezzella e Michele Lorusso “In un calcio di mercenari brillano solo due diamanti rari”, nel giorno dell’anniversario della loro scomparsa, avvenuta in un incidente stradale il 2 dicembre 1983, entrambi giocatori del Lecce, Lorusso addirittura dal 1970, è tuttora con 418 presenze colui che ha vestito più volte la maglia del Lecce; Pezzella vi giocava dall’82. A loro è dedicata la Curva Nord del “Via del Mare”. -Il 1° luglio 2020 poco prima l’inizio del match salvezza Lecce-Sampdoria la parte più calda del tifo giallorosso ha esposto fuori dallo stadio di “Via del Mare” lo striscione “Avete scelto di giocare…c’è sempre una maglia da onorare. -Bello lo striscione “Stadi spettrali per scenari surreali…vince il calcio dei milioni restano fuori le emozioni”, esposto ai campi di allenamento del Lecce, quando nel giugno 2020 la F.i.g.c. decise di ripartire, con un protocollo comportamentale, coi campionati di calcio, seguendo l’esempio della Germania che era già ripartita. Tante tifoserie si erano schierate contro la ripartenza. Quella leccese è stata tra le più determinate, esponendo anche altri due striscioni fuori dallo stadio della città salentina: “Come potete dopo un gol esultare…quando le bare sono ancora da contare?” e “Si continua a morire ma per voi conta ripartire…contro il vostro calcio nessuna resa nessuna ripresa!”. -Striscione degli Ultras rivolto a medici e infermieri nel primo periodo della pandemia: “Siete l’avanguardia della guerra”. -Bella la frase “Per ogni tuo diffidato per la tua vera gente che non ti ha mai abbandonato riprendiamocelA”, esposta nell’ultima partita casalinga della stagione della promozione in Serie A 2018/19 con lo Spezia. Altri belli striscioni nel recente passato sono “Chi ha dato lustro alla nostra maglia merita il giusto tributo…grazie ragazzi” e “Rinnegati poveri coglioni tifate le squadre di chi vi insulta terroni”, contro i salentini che tifano gli squadroni del Nord. -Nel 2015, durante una contestazione alla squadra, che arriverà sesta in Serie C, esposti gli striscioni “A voi è passata la voglia…a noi è finita la pazienza!” e “Per il mio Lecce amore eterno onora la maglia e ti sosterrò fino all’inferno…combatti!”. -La sera del 5 novembre 2017 Vincenzo scelse di togliersi la vita. A lui, morto improvvisamente a soli 31 anni, che tra le sue passioni più grandi aveva la squadra del Lecce, i suoi “fratelli” hanno voluto dedicare un murales inaugurato domenica 14 gennaio 2018, a Guagnano, suo paese d’origine, con le semplici parole “Vincenzo vive”. Nella gara successiva alla sua morte in Curva Nord si leggeva lo striscione “Sempre in prima linea per amore della città…ciao Vincenzo, fratello ultras”. -Il 19 aprile 2015 alcuni ultras del Lecce avevano minacciato di morte il giocatore sudamericano del Lecce, Walter Alberto Lopez, davanti alla propria moglie e ai due figli, rimasti chiusi in auto, ordinandogli di diffamare la presidenza Tesoro, all’epoca proprietaria del club salentino. Il giocatore avrebbe dovuto dichiarare agli organi di stampa che la proprietà non pagava regolarmente gli stipendi dovuti ai propri tesserati, notizia assolutamente priva di fondamento. -Il 16 giugno 2013 si archivia una delle pagine più nere del Lecce Calcio. Sia sul campo, dove il Lecce perde la finale Playoff contro il Carpi, pareggiando 1-1 il match di ritorno di “Via del Mare”, quando all’andata aveva vinto il Carpi 1-0, sia soprattutto alla fine della partita, dentro e fuori, con gli ultras leccesi che invadono il campo a fine gara, cercando un contatto coi giocatori, per sfogare la rabbia, arrivando incredibilmente quasi negli spogliatoi. Fuori dal campo incidenti e scontri con sassaiola per circa un’ora e mezzo con le forze dell’ordine, che cercano di sedare, con grossa difficoltà, anche con l’uso di lacrimogeni, l’ira degli ultras inferociti da questa stagione dove il Lecce avrebbe potuto dominare il campionato di Serie C 2012/13. Una telecamera della Rai distrutta dai facinorosi che hanno invaso il campo i quali causano danni anche a panchine e strutture. Distrutti anche diversi cartelloni pubblicitari. La retrocessione dell’anno prima dalla A alla Lega Pro, a causa del calcioscommesse aveva acceso la collera del tifo salentino. Nel giugno 2014 arrivano diverse condanne, la maggior parte di 2 anni, per gli ultrà leccesi, tra i condannati anche un giovane palermitano. -Tra le coreografie del passato più riuscite, senz’altro degna di nota quella con la Reggina di ormai diversi anni fa, con la scritta “Ultrà” al secondo anello con cartoncini gialli, su sfondo di cartoncini rossi, e al primo anello in basso il grosso striscione “Fieri di esserlo”. -I leccesi odiano il mister dell’Inter Antonio Conte, di origine leccese, che però li ha traditi due volte, prima esultando contro il Lecce con la Juventus, poi allenando il Bari.

Politica: ufficialmente apolitici, storicamente di destra

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