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Trieste, l'appello all'unisono dei club del calcio dilettanti: «Fiducia calpestata. Le famiglie ci aiutino»

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Trieste, l'appello all'unisono dei club del calcio dilettanti: «Fiducia calpestata. Le famiglie ci aiutino»

TRIESTE Choc, incredulità e timore: perché se è successo al San Luigi può succedere a chiunque. Il mondo del calcio triestino ieri è stato scosso da una notizia inattesa e traumatizzante per un movimento che, a memoria d’uomo, non ha mai vissuto un episodio simile.

«Sono nel calcio da 35 anni e non ho ricordo che una vicenda di questo genere sia mai emersa nel calcio triestino. Spiace tantissimo, perché alla base dei rapporti che si vengono a instaurare tra società, allenatori e genitori c’è la fiducia. Fiducia che in questo caso pare sia stata clamorosamente calpestata». Alex de Bosichi, presidente del Trieste Calcio, storico club di borgo San Sergio, è stupefatto. E triste. «Il presidente Ezio Peruzzo ha tutta la mia solidarietà. Quanto accaduto, purtroppo, poteva accadere in qualsiasi società. Nel momento in cui viene accolto un nuovo allenatore noi richiediamo un’autocertificazione in cui il tecnico dichiara di non aver avuto problemi con la legge, nello specifico con l’articolo 600 bis (reati per prostituzione minorile). Una volta fatto questo, è ovvio che si cerca di stare sempre molto attenti ai rapporti che si vengono ad instaurare tra i ragazzi e gli adulti. Ma per quanto attenti si possa essere, queste cose, purtroppo, possono accadere», aggiunge de Bosichi.

Il presidente del Sant’Andrea San Vito, Guglielmo Zingone, racconta di come gli accorgimenti per evitare quanto accaduto in via Felluga siano in realtà solo dei meri palliativi: «Per i bambini fino agli 8 anni solitamente chiediamo l’aiuto alle mamme che si recano negli spogliatoi per aiutare i propri figli. Poi invece chiediamo ai ragazzi di essere autonomi. Rimane il fatto che se poi, come accertato dalle indagini, i fattacci accadono mentre un allenatore dà un passaggio ad un ragazzo allora tutto diventa davvero molto complicato perché significa che non ci si può più fidare di nessuno». Zingone invoca quindi una più ampia collaborazione da parte delle famiglie: «I genitori devono effettuare un controllo maggiore sui propri figli, anche verificandone i telefonini e i tablet, e allo stesso tempo devono cogliere qualsiasi minimo segnale di disagio. Tutti dobbiamo collaborare».

La notizia di quanto occorso a San Luigi è riecheggiata anche sul Carso triestino. Tullio Simeoni, club manager del Kras Repen di Monrupino, è a dir poco basito: «Sono nel calcio triestino da mezzo secolo e non ricordo di aver mai sentito una storia del genere. Ci sono stati casi di furti negli spogliatoi o cose del genere, ma molestie a bambini da parte di un allenatore mai. Sappiamo che nella gestione degli spogliatoi il contributo delle mamme per i bambini più piccoli è fondamentale, poi però ci si affida al buon senso e alla fiducia. Siamo davanti ad una storia che ha dell’incredibile. Massima solidarietà al San Luigi».

Dal comune di Muggia, Luigi Giani, presidente dello Zaule Rabuiese, esprimendo un attestato di stima a Peruzzo, ammette come la ricetta perfetta per evitare simili episodi non esista. «Spiace davvero per quanto successo al San Luigi. Purtroppo, soprattutto al giorno d’oggi, bisogna sempre avere tantissima attenzione. Io ho già detto ai nostri allenatori e ai nostri dirigenti, che quando entrano nello spogliatoio dei bambini, è sempre meglio essere in due, per il bene di tutti e anche per ovviare a possibili insinuazioni contro gli adulti stessi. Sarebbe auspicabile poi che a turno una mamma sia presente nello spogliatoio a monitorare quanto accade. Detto questo sono convinto che ci voglia la massima collaborazione, anche fuori dal campo, da parte delle famiglie. I genitori devono parlare con i figli. E se ci sono problemi o dubbi le società son qui pronte ad ascoltare».

Usa parole decisamente più dure invece il presidente del Chiarbola Ponziana, Roberto Nordici: «Ci sono due interventi cautelativi che ogni società sportiva dovrebbe adottare per evitare di incappare in simili episodi. In primis, quando gli atleti non sono più bambini gli allenatori entrano negli spogliatoi solo se accompagnati da un dirigente, che è sempre uno dei genitori: questo per tutelare tutti, sia i giocatori che gli adulti». Il secondo punto riguarda le mosse da compiere prima di portare in società un allenatore: «Se ti ritieni una società di un certo livello, è giusto pretendere di sapere chi viene a rappresentarti. Per questo motivo io ho sempre assunto informazioni preventive. In un club minimamente strutturato queste misure di sicurezza devono essere predisposte necessariamente. Sappiamo di vivere in un mondo schifoso. Mi meraviglio che il San Luigi possa aver accolto nel suo organico un allenatore che era recidivo nel compiere quanto accaduto». —


 

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