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Rizzitelli: “La finale con l’Inter la delusione più grande. Quella coppa era nostra sul campo”

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Ruggiero Rizzitelli apre il cassetto dei ricordi. Dall'arrivo alla Roma, passando per le delusioni cocenti e il legame indissolubile con i colori giallorossi. "Io nasco romanista in una casa romanista. Sono nato calcisticamente a Cesena con Nippo Nappi e Bonaiuti, quindi si parlava solo di Roma. Ci sono state le finali in quegli anni, quindi prima ho vissuto l'euforia e poi la depressione. Il mio vecchio presidente a Cesena mi chiamò dicendomi che mi aveva venduto, pensavo alla Juventus e invece era alla Roma - racconta Rizzitelli ai canali ufficiali del club -. Arrivare lì a 21 anni da Cesena è un bel salto di qualità, tra tv, radio e giornalisti, mi sono un po' spaventato. Il mitico Dino mi prese sotto braccio ma lui mi disse 'Per qualsiasi cosa, ci sono io'. Avevo trovato il nuovo 'babbo'. Il primo gol con la Roma Non si può dimenticare. Il sogno di Nappi era giocare nella Roma e fare un gol sotto la Sud. In quell'azione lì il mio flash è stato 'Lui lo ha sognato, io mi ci trovo'. Potresti giocare adesso con le tue caratteristiche? Sì. E' vero che si cerca tanta quantità, corsa e sacrificio, e io sono stato definito attaccante moderno. A Torino, Sonetti mi disse che dovevo fare l'attaccante per fare gol. Ma anche se li facevo non mi divertivo, perché dentro di me non avevo la corsa, il sacrificio per i compagni, la mia gioia era recuperare un pallone che magari aveva perso un mio compagno. Mi dava più soddisfazione vedere quella gioia nei loro occhi. Poi ovviamente c'era il pallone, altrimenti sarebbe stata atletica. Ora si predilige la quantità, poi se c'è la qualità giochi, vedi Ibrahimovic e Totti che a 40 anni fanno la differenza. Poi è tempo del gioco 'Chi butti dalla torre?' Maradona-Messi Butto già Messi. Diego è sopra di tutti. Mazzone-Trapattoni Butto giù Mazzone perché mi ha fatto lasciare la Roma. Il Trap mi ha fatto vincere al Bayern, in una città meravigliosa. Sono stato il primo italiano a giocare in Bundesliga, poi è tutto bello ma anche vincere è importante. Giannini-Voeller Tra i due mi butto giù io, uno è stato il mio capitano e l'altro compano di reparto. Giannini sembra il classico 'figo' che in giro se la tirava, invece era il contrario perché era timido. Per Rudi ho fatto tanti sacrifici, ma ne valeva la pena. Una volta mi ha detto 'vai davanti, corro io per te ora'. E lo ha fatto. La finale di Coppa Uefa persa nel '91 contro l'Inter La delusione più grande per tutti. Quell'anno è venuta a mancare un'altra grande persona e volevamo dargli questa coppa, donna Flora. Volevamo regalarle quella coppa perché quella squadra era sua. Siamo arrivati fino alla fine, facendo un grande torneo. Eravamo più forti dell'Inter, loro hanno fatto 90 minuti in difesa, ho preso il palo dopo pochi minuti. Ma non volevamo lasciare quella coppa, trasportati dal pubblico, Trapattoni ha messo gli attaccanti di 1,90 a fare i difensori perché sapeva della nostra rabbia e fame. Quella coppa l'abbiamo vinta sul campo, anche se non ce l'hanno data fisicamente. Il pubblico però ha applaudito Sì, è come fosse stato un trionfo perché ci hanno capito.

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