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Bufera Juventus: indagato Paratici "Chiesto aiuto a De Micheli"

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L'esame sostenuto a settembre da Luis Suarez per ottenere la cittadinanza italiana sta assumendo sempre di più dei contorni torbidi e poco chiari che stanno coinvolgendo diverse parti tra cui anche la Juventus e la ministra Paola De Micheli. La Guardia di Finanza ha sospeso dall'attività, per ben otto mesi, la rettrice dell'Università per gli stranieri di Perugia Giuliana Grego, il direttore Simone Olivieri e i due professori che esaminarono l'ex calciatore del Barcellona ovvero Stefania Spina e Lorenzo Rocca.

Secondo l'accusa è emerso che i contenuti della prova erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore, giungendo a predeterminare l'esito ed il punteggio d'esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l'Università. Indagati anche alcuni dirigenti della Juventus tra cui anche Fabio Paratici, direttore dell'area tecnica.

La politica di mezzo

Secondo quanto riporta corriere.it Fabio Paratici avrebbe chieso aiuto alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. La mnistra è stata anche interrogata ammettendo di aver procurato al manager bianconero, suo amico di infanzia, il contatto di Bruno Frattasi, capo di Gabinetto del ministero dell'Interno. A quel punto, l'avvocato Chiappero avrebbe poi preso contatti con il viceprefetto Antonella Di Nacci.

Chiappero e Paratici, interrogati rispettivamente a settembre e a novembre, avrebbero dunque reso false dichiarazioni al pubblico ministero. Oltre al dirigente della Juventus nel registro degli indagati è finito anche lo storico avvocato del club di corso Galileo Ferraris Luigi Chiappero e la collega Maria Turco che già nei mesi scorsi era finito nell'occhio del ciclone per la vicenda Suarez. Le prossime settimane saranno dunque decisive per capire la reale posizione del club bianconero e dei suoi dirigenti in questa intricata e spinosa vicenda.

La replica della De Micheli

La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha voluto replicare in merito a questa spinosa questione legata all'esame farsa sostenuto da Suarez. Ecco le sue parole ripresa da Adnkronos: "Non avendo conoscenza della procedura specifica ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell'Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni necessarie per completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez", inizia così il racconto della ministra

"Ogni racconto differente da questi fatti è pura strumentalizzazione che non corrisponde a quanto accaduto realmente, dal momento che non ho nulla a che fare con la procedura d'esame d'italiano di Suarez, oggetto dell'inchiesta. Come dichiarato anche ai magistrati in qualità di persona informata sui fatti, lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, mio amico di infanzia e originario della mia stessa città, mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del calciatore Luis Alberto Suárez Díaz", la chiosa della De Micheli.

La nota della Juventus

Il club bianconero ha affidato ad una nota ufficiale la sua arringa difensiva: "Juventus Football Club conferma che in data odierna è stata notificata a Fabio Paratici un'Informazione di garanzia e sul diritto di difesa. Il reato ipotizzato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia è esclusivamente l'articolo 371 bis c.p. La Società ribadisce con forza la correttezza dell'operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli".

Dall'ammenda alla retrocessione

L'articolo violato è il 32 comma 7 del codice federale, nato nel 2001 dopo il caso relativo ai passarporti falsi (la cosiddetta Passaportopoli). L'articolo in questione norma i reati su attestazioni o documenti di cittadinanza falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e di tesseramento di calciatori extracomunitari.

Le sanzioni vanno dalla semplice ammenda per la semplice responsabilità oggettiva fino ad arrivare alla retrocessione o all'esclusione del campionato che, a onor del vero, restano due cose altamente improbabili per quanto riguarda la Vecchia Signora. Se alla fine si trattasse di mancata lealtà non si dovrebbe nemmeno ricorrere all'articolo 32 e il tutto si risolverebbe con una semplice sanzione dal punto di vista pecunario.

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