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Saraniti: “A Palermo condannati a vincere, il gol una liberazione. Più paura di Teramo o Bari? Rispondo così”

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Parola ad Andrea Saraniti. Diversi sono stati i temi trattati dall'attaccante del Palermo, approdato nel capoluogo siciliano in estate, intervistato ai microfoni del 'Corriere dello Sport': dalle prestazioni offerte fin qui con la maglia rosanero, al traguardo ancora da raggiungere. Dopo un avvio tutt'altro che positivo, il numero 9 di Roberto Boscaglia ha messo a segno due reti, contribuendo in modo significativo ai cinque risultati utili di fila conquistati dalla compagine siciliana. "Avrei potuto sfruttare meglio le occasioni, è mancata un po' di 'cattiveria'. Stiamo facendo grandi cose, ci siamo ripresi i punti che abbiamo lasciato a causa del virus e di un avvio incerto. Il campionato è un po’ falsato, una settimana più tranquilla ci serviva come il pane, ora non possiamo mollare. A Palermo siamo condannati a vincere. Il nostro obiettivo? Come minimo i playoff. Il gol per me è liberazione, se poi serve a determinare il risultato la soddisfazione è massima. Più paura di Teramo o Bari? Di noi stessi. L'esperienza del virus ha lasciato un segno indelebile, però abbiamo imparato a conoscerci. Siamo lanciati, bisogna tenere testa bassa e pedalare. Giocando così, il problema siamo noi non gli altri, nel senso che dobbiamo mantenere altri standard di rendimento", sono state le sue parole. LA FAMIGLIA - "Ragusa? Io e mia moglie vivevamo in una casa di 35 mq con letto, cucinino e bagno, qualche mensola e tendina. Però felici. I giovani di oggi non hanno quello spirito di sacrificio che mi ha consentito di approdare in piazze prestigiose, vincere e arrivare a Palermo. Papà era non vedente, come la mamma che, prima del Covid-19, veniva sempre allo stadio e si faceva raccontare la partita da chi gli stava accanto. Papà soffriva, restava a casa e ascoltava le radiocronache". SERIE A E MODELLI - "Mai giocato in Serie A? In qualcosa avrò sbagliato. Ho contribuito alla promozione del Lecce, Liverani mi ha dato fiducia, ma a quanto pare avevo fatto il mio tempo. Vuol dire che non ero pronto per il palcoscenico della A. Sembrerà strano, ho avuto due modelli: Giorgio Corona e Caracciolo. Ho visto tanti campioni passare da Palermo e mi piacevano le punte di peso come Amauri, Toni, Cavani e appunto Caracciolo. Io ho sempre pensato però di seguire le orme di Corona. La nostra storia è simile. Sono ancora in tempo per la A, non mi pongo limiti, potrei farcela tra un paio d’anni, mi basterebbero soltanto cinque o dieci presenze. Sarebbe la favola che si realizza. Schillaci? Persona squisita, ho ricevuto da lui tanti complimenti", ha concluso Saraniti.
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