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Non è stagione di balli e muscoli: «Diteci se e come potremo ripartire»

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Non è stagione di balli e muscoli: «Diteci se e come potremo ripartire»

MANTOVA. Un grido di dolore simile a una supplica: non vogliamo sapere oggi quando riapriremo ma almeno diteci in che modalità potremo farlo perché vogliamo farci trovare pronti. Tra le categorie più danneggiate dalla pandemia alcune stanno soffrendo più di altre. Palestre e discoteche - luoghi un tempo distanti come il giorno durante il quale tenersi in forma e la notte che fa rima con divertimento - ora si ritrovano appaiate, ferme al palo, in attesa di tornare a spalancare le porte. Prima o poi. E mentre il piatto piange, solo in parte rimpinguato dagli aiuti economici dello Stato, la priorità è guardare al futuro chiedendo indicazioni su ciò che sarà.



«Sappiamo che al momento è impensabile poter tornare a lavorare – dice la titolare della discoteca Mascara, Carmen Venerandi – non viviamo fuori dal mondo, la nostra categoria ha dimostrato grande senso di responsabilità in questo periodo catastrofico. Ma credo sia arrivato il momento di iniziare a immaginare almeno i primi step verso il graduale ritorno alla normalità, un percorso da intraprendere quando la situazione sanitaria lo consentirà ma che va definito il prima possibile».

Pochi giorni fa il sindacato italiano dei locali da ballo (Silb) di cui fa parte Venerandi, ha lanciato l’allarme: «Di questo passo almeno metà delle discoteche spariranno dalla circolazione, nella migliore delle ipotesi diventeranno parcheggi, mobilifici, show-room, centri commerciali. Nella peggiore delle ipotesi diventeranno facile preda della malavita». A parte la parentesi estiva, le discoteche sono chiuse da quasi un anno. «Chi non ha la fortuna di essere proprietario dell’immobile – aggiunge Venerandi – non può pensare di resistere ancora per molto, in molti dovranno arrendersi e chiudere l'attività».



L’ipotesi più probabile è che in estate, curva epidemiologica permettendo, si torni se non a ballare in pista almeno a far ascoltare musica ai clienti seduti al tavolo. E per l’autunno? Impossibile lanciarsi in previsioni. Il 23 Venerandi e altri rappresentanti dei locali notturni sono convocati in Regione per fare il punto della situazione.

Discorso diverso per le palestre, che intravedono un raggio di luce in fondo al tunnel. Quando riapriranno? La domanda, che torna ciclicamente da mesi, è quanto mai legittima dopo l’ultimo allentamento delle misure restrittive in Lombardia come in quasi tutto il resto del Paese. In molti puntano al 15 febbraio, giorno in cui scade il provvedimento che vieta gli spostamenti tra regioni anche in zona gialla, possono riaprire gli impianti sciistici e ripartono i concorsi con un massimo di 30 persone. Ma il governo potrebbe prolungare lo stop con un nuovo decreto in vigore dal 16 febbraio, spostando la data al 5 marzo, quando scadrà il Dpcm 14 gennaio 2021, e con esso l’impianto del decreto stesso. Fondamentali le prossime due settimane per decidere se, come e quando riaprire le palestre e far ripartire lo sport. Tutto dipenderà dall’andamento della curva epidemiologica.



«Molti, come noi, si sono dati da fare inventandosi i corsi online – racconta Diego Accorsi, uno dei soci fondatori della palestra Skill 5.0 di Asola – ma la situazione sta diventando insostenibile per tutti. Il calo del fatturato delle attività, al netto dei clienti che pagano per i servizi che vengono messi a disposizione su internet è in media dell'80 per cento abbondante e i ristori non bastano a coprire le perdite». Intanto qualcuno si è visto costretto a chiudere i battenti. È il caso del Centro fitness Athena di Medole: «La palestra era stata aperta nel 2010, era gestita attraverso una Asd (un’associazione sportiva dilettantistica, ndr) – spiega l’ex presidente Corrado Concu, personal trainer – era impensabile andare avanti. Non esistono certezze sulle riaperture, siamo stati abbandonati a noi stessi. Il risultato? Ho chiuso l’attività, che era un punto di riferimento per il paese e ho fatto richiesta per il reddito di cittadinanza. Ho una famiglia da mantenere, sarebbe irresponsabile affidarsi al destino e continuare a sperare che, non si sa bene quando né come, si possa ripartire». 






 

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