Cos’è il rebreathing e perché viene usato nel ciclismo? Vingegaard: “Come fumare una sigaretta”. E la richiesta a WADA…
La pratica del rebreathing sta facendo parecchio discutere all’interno del panorama ciclistico, a stagione finita da più di un mese e con la preparazione in corso di svolgimento in vista della prossima annata agonistica. Si tratta dell’utilizzo di strumenti chiamati rebreather, ovvero apparecchi che consentono l’inalazione di piccole quantità di monossido di carbonio per ottimizzare l’allenamento in altitudine, aumentando la capacità aerobica.
Questa pratica ha attirato l’attenzione dell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), tanto da richiedere un intervento in materia da parte della WADA (Agenzia Mondiale Anti Doping). Si attendono sviluppi nei prossimi mesi, ma indubbiamente si tratta di una nuova frontiera che merita la massima attenzione e su cui si discuterà ancora parecchio nel prossimo futuro.
Jonas Vingegaard, vincitore del Tour de France nel 2022 e nel 2023 e quest’anno secondo alla Grande Boucle alle spalle dello sloveno Tadej Pogacar, ne ha parlato nel corso di una conferenza stampa riportata da Ansa: “Si tratta di una questione difficile, ma se lo vieteranno ovviamente non lo utilizzerò mai più. Abbiamo utilizzato questo metodo solo per testare l’efficacia dei training camp in altitudine“.
Il fuoriclasse danese ha spiegato: “Non ho mai saputo che il monossido di carbonio potesse essere usato in modo improprio. Ho sentito dire che se ciò accade ci possono essere problemi di salute. Ma quando lo si fa una volta sola, è come fumare una sigaretta e ci sono molte persone che fumano sigarette ogni giorno. Io non ho mai fumato e non lo farò“.