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Ciclismo, Davide Cassani ricorda Davide Rebellin: “Piango nella tristezza più totale”

La tragedia di Davide Rebellin ha sconvolto tutto il mondo del ciclismo. Dopo il dramma di Michele Scarponi, nuovamente un campione azzurro trova le morte sulla strada con la sua bicicletta. Il 51enne è stato travolto da un camion a Montebello Vicentino e gli inquirenti stanno ancora dando la caccia al colpevole, visto che l’autista del mezzo pesante non si è nemmeno fermato. Rebellin aveva da pochissimo messo fine ad una carriera lunghissima e stavo allenandosi con la sua bicicletta, ritrovata ad una trentina di metri di distanza rispetto al punto dell’impatto, completamente distrutta.

La notizia della morte di Rebellin ha ovviamente gettato nello sconforto tutti, dai corridori, agli ex compagni e rivali in gruppo, agli addetti ai lavori. Tra questi c’è anche Davide Cassani, che ha ricordato il campione azzurro con delle parole struggenti in un lungo messaggio sulle proprie pagine social.

Tragedia nel mondo del ciclismo: è morto Davide Rebellin. I Carabinieri cercano il colpevole

“Aveva appena smesso. Aveva detto che avrebbe avuto ancora la forza per correre ma che a 51 anni gli sembrava decoroso appendere la bici al chiodo. Non ne ha avuto il tempo. Mi viene da dire: ma se davvero avesse, almeno per qualche mese, appeso la bici al chiodo ora non saremmo qui a piangerlo. Leggere pochi minuti fa della scomparsa di Davide Rebellin mi ha gettato nella tristezza più totale. Perché lui era la passione per il ciclismo fatta a persona, lui era un ragazzo buono, gentile, silenzioso che a dispetto di tutto e tutti faceva quello che piu amava, correre in bicicletta. Era passato professionista lo stesso giorno di Marco Pantani, ad agosto del 1992 correndo il GP di Camaiore per chiudere la sua lunghissima carriera appena un mese fa”.

Cassani prosegue nel suo messaggio, ricordando ancora prima di tutto che uomo è stato Davide Rebellin e quando ha dato al suo sport: “Non l’ho mai visto arrabbiato, mai una volta in cui abbia alzato la voce, mai. Per lui la vita era correre, non ho mai visto un professionista più professionale di lui. Ed ora sono qui a piangere la sua memoria , la sua bontà, la sua resistenza e la sua capacità di essere atleta per una vita intera. Mi verrebbe da dire che è morto da eroe, che è morto esattamente la dove aveva cominciato a vivere la sua seconda vita. Ma un camion gli ha tolto questa opportunità e non ci resta che piangere ancora una volta, uno di noi. Il destino è davvero crudele”.

FOTO: LaPresse

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