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Guillaume Martin conquista il Tour de l’Ain

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Il transalpino si aggiudica la corsa di tre giorni precedendo Skjelmose e Molard. La prima frazione è di Stewart, la seconda premia proprio lo scalatore della Cofidis, nella terza dette legge Pedrero

La trentaquattresima edizione del Tour de l’Ain, incastonata tra la Vuelta a Burgos e il Campionato Europeo di Monaco, presentava una startlist di livello buono ma non eccelso, sicuramente lontana dalla stellare edizione del 2020 che vide trionfare al termine della tre giorni Primoz Roglic, poi vincitore di Vuelta e Liegi nel prosieguo di stagione nonché secondo al Tour de France. Il nome di spicco per la corsa francese alla vigilia della prima frazione era sicuramente quello di Julian Alaphilippe. Il campione del mondo, dopo la vittoria sul “suo” Muro di Huy al Tour de Wallonie era risultato positivo al Covid ed era rientrato in gruppo solamente pochi giorni fa al Tour of Leuven, risultando un po’ indietro di forma. Il Tour de l’Ain era quindi l’appuntamento ideale per mettere fatica nelle gambe in vista della Vuelta, trampolino di lancio per l’appuntamento mondiale di Wollongong, a cui l’iridato punta forte per ovvi motivi. Presenti al via anche buoni scalatori transalpini (e non solo), favoriti dal tracciato delle due tappe conclusive, oltre a qualche giovane che si stava allenando in vista dell’ormai prossimo Tour de l’Avenir e ad alcuni velocisti resistenti in cerca di bottino.

Tappa 1: Châtillon-Sur-Chalaronne – Val-Revermont

150.7 i chilometri perlopiù pianeggianti ad aprire il Tour de l’Ain 2022. Vittoria che appare alla partenza riservata ai velocisti, ma ai -10 la Côte de Plain Champ (1.5 km al 5%) può regalare qualche sorpresa. Pronti via e scatta un’interessante fuga a tre composta da Tim Wellens (Lotto Soudal), Stefan Bissegger (EF Education-EasyPost) e Mathis Lebeau (Nice Métropole Côte d’Azur). In gruppo controllano Trek-Segafredo, Groupama-FDJ e Cofidis. A 40 km dalla fine il forcing di Bissegger fa desistere Wellens e Lebeau, rapidamente ripresi dal plotone, mentre la locomotiva svizzera continua in solitaria finché ai -24 non viene saltato da Rémi Cavagna (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Ryan Gibbons (UAE Team Emirates) e Alejandro Ropero (EOLO-Kometa Cycling Team). I tre non trovano l’accordo e vengono rapidamente riassorbiti. Nei dieci chilometri successivi si susseguono gli scatti e i controscatti. Tra gli altri, si muovono anche Cristián Rodríguez (TotalEnergies), Anthony Delaplace (Arkéa-Samsic) e Abner González (Movistar), ma tutti i vari tentativi sono annullati entro le prime pendici della Côte de Plain Champ.

Dries Devenyns e Louis Vervaeke (Quick-Step) aprono la strada al campione del mondo Alaphilippe per favorire uno dei suoi più classici scatti brucianti, ma il francese non è nelle sue condizioni migliori e non riesce a scavare la differenza. Nonostante gli allunghi di George Bennett (UAE) e Andrea Piccolo (EF) e dello stesso Alaphilippe, al gran premio della montagna il gruppo risulta ancora compatto. I treni dei velocisti sono però completamente dirottati e in molti cercano quindi, invano, di portar via l’azione vincente nel tratto in discesa. Tornati in pianura ai -3, Quick-Step, AG2R Citroën Team, Groupama e Trek alzano l’andatura per impedire ogni tentativo d’attacco e favorire i propri sprinter. C’è però un corridore a cui questa situazione non va bene: Cavagna, recuperate le forze dopo la menata di 20 chilometri prima, in corrispondenza della flamme rouge sfodera un violentissimo scatto che lascia sulle gambe tutte le squadre dei velocisti meno una, la Groupama. I francesi cercano di non far prendere troppo margine al membro del Wolfpack che appare però lanciato verso una vittoria da finisseur provetto. Solo un maestoso sprint lanciato da lontanissimo da parte di Romain Cardis (St. Michel-Auber 93) impedisce al francese di portare a casa il successo, ma anche lo stesso Cardis deve arrendersi sulla linea d’arrivo al colpo di reni di Jake Stewart (Groupama), che in un colpo solo si prende tappa, maglia gialla, maglia verde e maglia bianca. Terzo di tappa Stan Van Tricht (Quick-Step). La classifica generale ricalca quella di tappa, ma i primi tre hanno in dote abbuoni di rispettivamente 10″, 6″ e 4″.

Tappa 2: Saint-Vulbas – Lagnieu

Si riparte con la prima delle due tappe di montagna, 142.5 chilometri con quattro GPM, tra cui la doppia scalata al temibile Col de Portes (8.2 km al 6.7%) prima della picchiata verso il traguardo di Lagnieu. Questa è già la frazione che scaverà le differenze maggiori nella lotta per la maglia gialla. In avvio si avvantaggia una fuga innocua composta da quattro elementi: Tony Hurel (St. Michel-Auber 93), Jacob Eriksson (Riwal Cycling Team), Louis Richard (Team U Nantes-Atlantique) e Hannes Wilksch (Germania). Dietro tirano ben quattro compagini: Groupama-FDJ, EF Education-EasyPost, Trek-Segafredo e UAE Team Emirates. Piano piano i battistrada perdono pezzi, prima si stacca Hurel, poi Eriksson ed infine, ai -27, anche Richard e Wilksch vengono riassorbiti dal plotone dove è la Cofidis di Guillaume Martin e dettare il passo insieme a Julien Bernard (Trek).

Il gruppo si assottiglia a mano a mano che passano i chilometri di salita e ai -24 sull’allungo della maglia a pois George Bennett (UAE) davanti rimangono Jaakko Hänninen (AG2R Citroën Team), Martin, Rémi Rochas (Cofidis), Rudy Molard e Sébastien Reichenbach (Groupama), Iván Sosa (Movistar), Julian Alaphilippe, Mauri Vansevenant e Louis Vervaeke (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Mattias Skjelmose Jensen (Trek) e lo stesso Bennett. Rochas si impegna a tirare per il compagno e connazionale Martin, mentre Alaphilippe soffre in coda per restare attaccato. In prossimità del GPM attacca ancora il neozelandese della UAE e il campione del mondo molla le ruote dei migliori. Skjelmose salta Bennett prima della cima e fa il vuoto nei confronti del drappello guidato da Sosa. Nella discesa il danese prosegue del suo passo, mentre l’iridato pennella un paio di tornanti e ricuce il gap con gli inseguitori, nel cui gruppetto regna l’anarchia. Nell’unico tratto in contropendenza, presente tra i -12 e i -10, Jensen viene ripreso da Martin, Molard, Reichenbach e Sosa, usciti di forza dal drappello. Alaphilippe si ristacca e stavolta affonda totalmente. Appena riiniziata la discesa tornano sotto ai cinque di testa Vansevenant e Hänninen, mentre Bennett cede qualche metro e non riesce più a chiudere. L’accordo tra i sette continua a mancare: tutti corrono contro tutti. Nemmeno i due Groupama, in superiorità numerica, riescono ad organizzarsi per architettare un attacco. Martin tenta di andarsene di soppiatto un paio di volte ma viene stoppato da Reichenbach prima e da Hänninen poi. Infine a un chilometro e mezzo dalla fine trova il momento giusto e lascia gli altri sul posto. Per il francese si tratta della prima vittoria stagionale dopo un numero non indifferente di piazzamenti. Secondo a 2″ nella volata dei battuti Skjelmose, il quale precede Molard, terzo, Vansevenant, Hänninen, Sosa e Reichenbach (lo svizzero dopo aver tentato di chiudere nel chilometro finale in favore del compagno conclude a 10″ dal vincitore). Bennett perde 44″, Alaphilippe 1’11”. Considerando gli abbuoni, la nuova maglia gialla Martin alla vigilia della frazione decisiva può contare su un margine di 6″ su Skjelmose, 8″ su Molard e 12″ sugli altri tre componenti del gruppetto.

Tappa 3: Plateau d’Hauteville – Lélex

Frazione breve, 128.9 chilometri, e scoppiettante fin dall’inizio con diversi tentativi interessanti già dal Col de Cuvillat (3.3 km al 7.3%). La Cofidis ad un certo punto lascia andare un folto gruppo e decide di rimanere in forze a guidare un inseguimento organizzato. In fuga, a 60 chilometri dalla fine, rimangono solamente Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl Team, distante 1’21” nella generale) e Antonio Pedrero (Movistar, a 2’06” nella graduatoria), mentre Sylvain Moniquet (Lotto Soudal) crolla un po’ a sorpresa. I due sono inseguiti da un numeroso drappello distante 2’15” contenente, fra gli altri, Harm Vanhoucke (Lotto), Remi Cavagna (Quick-Step) e Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost). Il gruppo maglia gialla tirato dai compagni del capoclassifica Guillaume Martin (Cofidis) è a poco meno di 4′. Gli inseguitori si sfaldano molto rapidamente sulle prime rampe della prima scalata al Col de Menthières (9.1 km al 6.4%), rimanendo in sei: lo stesso Vanhoucke, Nicolas Prodhomme (AG2R Citroën Team), Piccolo, Elie Gesbert (Arkéa-Samsic), Jeremy Cabot e Cristián Rodríguez (TotalEnergies). Anche davanti però Pedrero rimane da solo poiché il campione del mondo soffre il suo passo e non riesce a seguirlo (a testimonianza della scarsa condizione dell’iridato). Il plotone intanto sale forte e rimonta sul battistrada, andando a raccogliere un po’ alla volta quasi tutti i componenti del gruppetto inseguitore e scollinando con 3’20” di ritardo dallo spagnolo.

Tra discesa e falsopiano seguente però la Cofidis decide di diminuire il ritmo e rimandare Pedrero a 4 minuti, ottenendo così l’aiuto della squadra del secondo in classifica Mattias Skjelmose Jensen, la Trek-Segafredo: i biancorossi mandano a menare in testa al gruppo il campione europeo U23 di Trento Thibau Nys e Alexander Kamp. Grazie all’apporto di questi due il gap si assottiglia fino a tornare a 3’30” all’imbocco della seconda e ultima scalata al Col de Menthières, cioè a 30 chilometri dal traguardo. A questo punto, tra Pedrero e il plotone sono rimasti solamente Rodríguez e Alaphilippe, troppo lontani per sperare di tornare in gioco per la vittoria parziale. Julien Bernard (Trek) inizia la salita a fuoco staccando di ruota tutti meno Jesús Herrada (Cofidis) e si vede costretto ad aspettare il resto del gruppo per proseguire con il proprio forcing. L’azione del francese dura pochi metri perché ai -28 George Bennett (UAE Team Emirates) mette alla frusta un compagno e poi decide di partire da solo provando ad approfittare della relativa distanza dal leader (54″ dopo la flessione nel finale di ieri). Il drappello maglia gialla già ridotto ai minimi termini è guidato da Rémy Rochas (Cofidis), che come nella seconda frazione si rivela l’aiutante più fidato di Martin. Il neozelandese non guadagna troppi secondi e rimane per tutta la scalata a portata degli altri big. L’unico che prova qualcosa è Skjelmose, il quale affonda un paio di volte ai -24, senza però che i suoi allunghi sortiscano un effetto concreto; gli altri infatti si guardano, rallentano e aspettano il rientro di Rochas: questo non fa altro che avvantaggiare Pedrero e lo stesso Bennett. Al GPM l’alfiere della Movistar transita con poco più di 2′ sul portacolori della UAE e con 2’45” sul gruppo di Martin e Skjelmose. Considerando i 10″ di abbuono per il primo, Pedrero ha circa 50″ da amministrare per poter mettere a segno un clamoroso tappa e maglia che sarebbe anche di grande utilità alla Movistar nella lotta per non retrocedere alla categoria Professional.

Nei dieci chilometri in discesa Jaakko Hänninen è protagonista di un’azione sorprendente. Il finlandese della AG2R dipinge le curve staccando i compagni di gruppetto e riportandosi sulle ruote di Bennett ai -12, in corrispondenza dell’inizio del tratto in leggera salita che porta fino all’arrivo. Martin non concede spazio e chiude sui due, riportando lo svantaggio su Pedrero intorno ai 2’00”. Il francese e Skjelmose Jensen si accordano per tirare e darsi i cambi in modo da limitare i danni nei confronti del battistrada. Gli altri scelgono di restare coperti e far lavorare esclusivamente i primi due della graduatoria nella speranza di poterli staccare nel finale. Quando però ai -8 allunga nuovamente Bennett, seguito da Harrison Sweeny della Lotto, anche i vari Hänninen, Rudy Molard e Sébastien Reichenbach (Groupama-FDJ) contribuiscono alla causa aiutando il capitano della Cofidis e quello della Trek. Negli ultimi tre chilometri la situazione è ancora incertissima: Pedrero ha 1’30” sulla coppia Bennett-Sweeny e 1’50” su Martin: maglia gialla ancora fortemente in bilico. Antonio vince ovviamente la tappa, Sweeny è secondo e Bennett terzo. Lo sprint finale nel drappello dei migliori lanciato da Skjelmose contribuisce a ricacciare indietro nella classifica Pedrero ma non basta al danese per aggiudicarsi la corsa: è Guillaume Martin a conquistare il Tour de l’Ain 2022.
Questa la classifica conclusiva:

  1. Guillaume Martin (Cofidis)
  2. Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo) a 6″
  3. Rudy Molard (Groupama-FDJ) a 8″
  4. Jaakko Hänninen (AG2R Citroën Team) a 12″
  5. Antonio Pedrero (Movistar) a 17″
  6. Sébastien Reichenbach (Groupama-FDJ) a 20″
  7. George Bennett (UAE Team Emirates) a 29″
  8. Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl Team) a 1’54”
  9. Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo) a 3’15”
  10. Anthony Delaplace (Arkéa-Samsic) a 3’15”

 

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