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Gino tonico, un cocktail di forza e sagacia

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Il Tour de Suisse si chiude col successo di Mäder su Woods nell’ultima tappa. Carapaz conquista la generale neutralizzando i tentativi di Urán (secondo); anche Fuglsang alla fine sale sul podio

Richard Carapaz e la Ineos Grenadiers, Richard Carapaz e le montagne, Richard Carapaz e i suoi avversari, Richard Carapaz e il Tour de France dietro l’angolo. Richard Carapaz che vince il Giro di Svizzera e rilancia a tutt’andare le proprie chance in vista di una Grande Boucle in cui dovrà impegnarsi a fondo per fronteggiare l’orda slovena, ma il finale di quella sfida è tutto da scrivere, perché la Locomotora del Carchi che abbiamo visto negli otto giorni elvetici non lascerà una stilla di energia non spesa pur di giocarsi tutte le proprie carte in Francia.

Per il momento si gode il successo in una corsa prestigiosa come il Tour de Suisse, un tempo la terza gara a tappe del mondo (dopo Tour e Giro, prima della Vuelta), oggi nobile parecchio decaduta ma pur sempre indicativa nell’imminenza della Boucle. La cosa più interessante che ci portiamo sul notes dalla corsa svizzera è che Carapaz non ha avuto la Ineos strabordante di altre situazioni, ma nonostante ciò ha saputo controllare in maniera perfetta lo scenario di gara, ha saputo mettere la museruola a Rigoberto Urán in quest’ultima frazione, e ha dato l’impressione di portare a casa il risultato con ampio margine. Il seguito proverà se le sensazioni erano corrette.

L’ottava e ultima tappa, la Andermatt-Andermatt di 159.5 km,  ha visto il successo di Gino Mäder, una delle perle (non rare, visto che ce ne sono a decine) del nuovo giovane ciclismo, di sicuro un futuro faro del movimento svizzero. Esattamente un mese fa vinceva a Colle San Giacomo al Giro d’Italia, oggi conquista il secondo successo stagionale dopo aver gestito in maniera super le scalate di giornata e l’attacco nel finale, chiudendo in gloria senza nemmeno sprintare, apparentemente: Michael Woods (era con lui che si giocava la tappa) si affannava a provare a superarlo, lui l’ha sopravanzato senza scomporre un sopracciglio, di progressione pura, stroncante. Quanto ne sentiemo parlare, in futuro?

Di sicuro sentiremo parlare anche di una giovane promessa azzurra, tal Domenico Pozzovivo, che dal basso dei suoi 18 anni (+20) si è portato a casa un sesto posto condito da tanta densità nei momenti topici della corsa. Sempre presente nei gruppetti buoni, il lucano si è riscattato alla grandissima dopo il ritiro dal Giro (nel quale gli infortuni avevano avuto ragione della tenacia), confermando una volta di più la dimensione di un corridore il cui valore resiste agli anni.

Venendo alla tappa odierna e calandoci direttamente nella battaglia, voliamo sulla prima delle tre scalate di giornata: Wout Poels (Bahrain-Victorious) non ha perso tempo e ha attaccato subito sull’Oberalppass, andando a transitare solo in vetta, ma non è che alle sue spalle si sia dormito, tutt’altro: si è accesa la lotta per la classifica Gpm, e Antonio Nibali (Trek-Segafredo) è stato tra i protagonisti della vicenda, essendo il detentore della maglia; il siciliano è stato l’ispiratore di un gruppetto di contrattaccanti, ma è passato solo al quarto posto sull’Oberalp, alle spalle anche di Sergio Samitier (Movistar) e David De La Cruz (UAE-Emirates). Sono avanzati anche Omar Fraile (Astana-Premier Tech), Dries Devenyns (Deceuninck-Quick Step), Søren Kragh Andersen (DSM), Fabien Doubey (Total Direct Énergie) e Marc Soler (Movistar), quindi rientrati anche Stefan Küng (Groupama-FDJ), Tiesj Benoot e Andreas Leknessund (DSM), e lungo il Lukmanierpass, secondo Gpm di giornata, sono emersi pure Mauri Vansevenant (Deceuininck), Hermann Persteiner (Bahrain) e Nans Peters (AG2R Citroën), insomma quel che è sorto è stato un gruppone molto variegato di 15 unità.

Poels si è preso anche il Lukmanier, davanti a De La Cruz, Samitier e Nibali, e per effetto di questo risultato DDLC e Samitier hanno scavalcato Nibali (29 punti gli spagnoli, 28 il messinese) nella relativa classifica. Il gruppo non ha lasciato più di tanto fare, ha tenuto i fuggitivi a circa 2’30”, un terzetto (Marc Hirschi della UAE, Michael Schär dell’AG2R e Johan Jacobs della Movistar) hanno provato senza successo il contropiede da dietro, poi Kragh Andersen ha tentato l’evasione dall’anarchissimo Gruppo 1, ma in vista del Gotthardpass è stato ripreso dagli altri fuggitivi.

I 15 al comando son passati ai 50 dalla fine con 2’20” sul plotone, tirato più che altro dalla Bora-Hansgrohe di Maximilian Schachmann con inserti della Jumbo-Visma e della Qhubeka Assos (e più avanti che della BikeExchange). A dire il vero quelli al comando non erano più 15 perché Fraile si era appena staccato; ai -41 l’iniziatore di tutto, Wout Poels, ha finito la benzina e si è staccato dai compagni di fuga, e a quel punto mancavano ancora 26 km di più-o-meno-scalata fino al Gpm. Diciamo più o meno perché dopo il tratto su cui ha perso contatto l’olandese era prevista una lunga fase in falsopiano, e proprio su questa fase l’anarchia è riesplosa cruenta nel drappello di testa, ora un gruppetto qua, poi un contropiede là, e ai -37 ha preso margine un quartetto con Peters, Devenyns e la coppia DSM Leknessund-Benoot. Gruppo maglia gialla a 2’40”, l’impresa non era del tutto impossibile ma restava di un complicato notevole.

Ai -29 Pernsteiner, dopo un lungo inseguimento solitario, è riuscito a rientrare sui primi, mentre il gruppo maglia gialla (nel quale aveva cominciato a tirare anche la EF Education-Nippo di Rigoberto Urán) riprendeva gran parte della fuga iniziale. Ai -28 Leknessund, dopo aver tanto lavorato per Benoot, mollava, ma a quel punto il vantaggio sugli inseguitori era sceso a meno di 40″; gli estremi tentativi, di lì a poco, sono giunti sulle gambe di Pernsteiner, che ha rilanciato davanti facendo fuori Devenyns e poi Peters.

Ai -26 è tornata in testa la Ineos, ai 21.5 Pernsteiner ha staccato Benoot ma ormai si trattava di schermaglie da retroguardia, dato che il gruppo era lì a un passo: e ai -18.5, su un allungo (presto destinato a sfumare) di Neilson Powless (EF), Pernsteiner è stato raggiunto; subito in contropiede ha accennato un movimento Jakob Fuglsang (Astana), ma la Ineos continuava a fare buona guardia con Eddie Dunbar. Sul pavè del Gotthardpass la battaglia è giunta alle sue battute conclusive: poco più di 10 unità a tirarsi e stirarsi, e ai -17 Rigoberto ha rotto gli indugi ed è partito, ma con Richard Carapaz a ruota.

Michael Woods (Israel Start-Up Nation) è stato il primo a reagire ai due sudamericani, intanto Powless è stato preso e superato, poi proprio Woods ha rilanciato e ha trovato lo spazio che Urán non aveva avuto. Matteo Cattaneo (Deceuninck) è partito secco sulle tracce del canadese e in un attimo l’ha raggiunto; ai -16 Fuglsang ha dato un’altra bottarella ma Carapaz ha ben controllato. Un attimo dopo Woods ha staccato Cattaneo ma mancava ormai poco alla vetta; Urán ha fatto un estremo tentativo, e di nuovo Carapaz ha chiuso senza problema alcuno, quindi in contropiede si è mosso Gino Mäder (Bahrain), lui era abbastanza distante in classifica e allora l’ecuadoriano della Ineos l’ha lasciato andare senza scomporsi.

Gino ha preso Cattaneo ai -15, un attimo dopo i due son passati al Gpm a 10″ da Woods, il gruppo Carapaz a 15″ con Fuglsang che forzava per far male a Schachmann, di fatto l’italiano è stato ripreso subito dopo lo scollinamento mentre l’elvetico ha provato a insistere provando a mettersi in scia a Woods (che tra il lusco e il brusco ha comunque conquistato la classifica degli scalatori proprio grazie al transito sul Gotthard). In effetti Gino ha raggiunto Michael ai -9 e a conti fatti possiamo dire che abbia fatto benissimo a crederci: Carapaz e i sei che erano con lui erano lì a vista, ai 5 km è uscito Dunbar, chiamando la reazione di Rui Costa (UAE) e poi di Cattaneo, ma il contrattacco è presto stato rifagocitato da quelli dietro, e su quest’azione la corsa del gruppetto è finita: la coppia sarebbe arrivata al traguardo.

Woods ha preso la volata in testa, lanciandola molto lunga ma esponendosi così alla ribattuta di Mäder che con apparente facilità ai 100 metri ha affiancato l’avversario per superarlo ai 50, doppiando così il successo di tappa al Giro d’Italia dopo la già celebre sconfitta patita da Roglic alla Parigi-Nizza. 17esima top ten stagionale per Woods, che al secondo di tappa aggiunge il quinto nella generale, come vedremo più giù. Il gruppetto è arrivato a 9″ con Cattaneo davanti a Dunbar, Carapaz, Rui Costa, Urán, Domenico Pozzovivo (Qhubeka) e Fuglsang; Schachmann ha chiuso, da solo, a 21″. Più indietro tra gli altri Sam Oomen (Jumbo) a 46″ ed Esteban Chaves (BikeExchange) a 1’13”.

La generale definitiva premia Richard Carapaz con 17″ su Rigoberto Urán, 1’15” su Fuglsang, 1’19” su Schachmann (che perde il podio per un nulla), 2’55” su Woods, 3’16” su Pozzovivo, 3’43” su Rui Costa, 4’16” su Oomen, 4’39” su Cattaneo e 5’33” su Chaves. Un bel Giro di Svizzera, bei protagonisti, una settimana che ci lascia la bocca dolce in vista dei prossimi appuntamenti, uno su tutti, quello che tutti immaginate.

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