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Ciclismo Mantova, altro tuffo nel rosa, anche i giovani regalano gioie

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Ciclismo Mantova, altro tuffo nel rosa, anche i giovani regalano gioie

BONFERRARO. È come vedere un prato di fiori pronti a sbocciare. È il Giro d’Italia formato giovani, quello Under 23, che  ha baciato il territorio mantovano nell’ambito della tappa numero 6 da Bonferraro di Sorgà fino a San Pellegrino Terme. Una frazione dura, la più lunga della manifestazione scattata qualche giorno fa dalla Romagna e che si concluderà sabato a Castelfranco Veneto. A vincere è stato il francese Alois Charrin della Swiss Racing che si è imposto con un allungo nel finale su Tobias Johannessen (Uno-X Dare Cyling) e Filippo Baroncini (Colpack Ballan). Una gara caratterizzata dal gran caldo in avvio e dalla pioggia sulle rampe del Selvino, con la maglia rosa Juan Ayuso che in discesa ha saputo controllare il gruppo per evitare inutili rischi. E proprio Ayuso resta il leader della corsa. Un nome interessante quello dello spagnolo della Colpack, già in orbita Uae e con tutte le carte in regola per mettersi in luce il prossimo anno tra i professionisti. E non sarebbe la prima volta di una maglia rosa giovani subito a suo agio tra i “pro”. Negli ultimi anni la corsa è stata vinta infatti da gente come Thomas Pidcock (ora alla Ineos), Aleksandr Vlasov (Astana) e Pavel Sivakov (Ineos).

Ma al di là del finale avvincente è l’inizio di tappa che ha catturato l’attenzione del pubblico mantovano. Primi colpi di pedale al confine con il veronese, all’interno degli stabilimenti della Alé, marchio che si occupa di abbigliamento tecnico per il ciclismo. E l’amministratore delegato dell’azienda, Alessia Piccolo, è mantovana puro sangue: «Da diversi anni affianchiamo il progetto del Giro Under 23 – afferma poco prima del via ufficiale – perché è qui che si vedono i campioni di domani. È un modo per sostenere il ciclismo più debole, quello che a volte non è sulla bocca di tutti ma che è indispensabile per la crescita del movimento». La Alé è anche a capo dell’unica squadra italiana del World Tour, la Alé BTC Ljubljana (formazione femminile). E proprio sul versante femminile Alessia Piccolo ha investito risorse ed energie: «Stiamo aiutando le ragazze afgane che un anno fa non hanno partecipato ai mondiali dopo la distruzione delle biciclette. È un modo per sostenere le donne più emarginate attraverso la pratica sportiva». Sul palco del foglio firma la sfilata delle 35 formazioni in corsa, 18 delle quali italiane. Tanto pubblico e tanti addetti ai lavori interessati. Come il ct degli azzurri Under 23 Marino Amadori. O come gli inviati di radio e giornali colombiani, alla scoperta dei campioni del futuro per una nazione che è diventata un fato per il movimento mondiale. E tra i grandi nomi anche Enrico Della Casa, presidente della Uec. Il numero uno del ciclismo europeo non ha usato giri di parole, definendo la corsa: «Un esempio di organizzazione e una fucina di talenti. Un giro che rispecchia in pieno la filosofia della Uec, quella di uno sviluppo del ciclismo a livello giovanile».

La carovana poi si è messa in moto intorno alle 12 per raggiungere il km 0, posto a pochi metri dal confine con Castel d’Ario. Poi i passaggi sotto il sole dell’ora di pranzo a Roverbella e Goito. Infine la carovana ha preso la Goitese, passando Guidizzolo e Castiglione. Da segnalare lo striscione esposto da alcuni sportivi di Medole su un cavalcavia, con il saluto alla corsa che sa tanto di un arrivederci, magari già all’edizione 2021. Oggi intanto il Giro riprenderà il suo cammino con una tappa dura: da Sondrio fino al Lago di Campo Moro, con arrivo in salita.

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