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Ieri un po’ bischeri, oggi la corsa deve esplodere

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Il mattinale di Francesco Dani – Van der Hoorn sottovalutato a Canale; nella tappa di Sestola attendiamoci un gran finale, basterà poco per frantumare il gruppo

Com’è andata ieri

Un po’ a sorpresa, non tanto per il percorso quanto per il fatto di essere soltanto alla seconda tappa in linea, è arrivato un fuggitivo. Ma la chiave è andare a vedere la qualità del buon Taco, che già nel 2018 aveva fatto vedere ottime cose, vincendo una tappa al BinckBank Tour, la Primus Classic e ottenendo un ottimo 9° posto alla Parigi-Tours. Risultati che mostrano il vero potenziale di questo ragazzo, decisamente sottovalutato dal gruppo. Ed evidentemente solo un gruppo di “bischeri” (concedete il toscanismo) poteva rallentare la propria azione proprio sulla salita chiave di Guarene. Eloquente il fatto che Van der Hoorn e Pellaud siano passati al traguardo volante con un vantaggio quasi identico a quello con cui avevano iniziato la salita.

E se di “bischeri” stiamo parlando, questo vale sia per le squadre delle ruote veloci sia per coloro che potevano tentare un’azione. Gli unici che ci hanno creduto sono stati Gallopin e Ciccone, protagonisti di un bell’attacco. E se Moscon potrebbe essere rimasto fermo per non rischiare che Ganna perdesse la maglia rosa, decisamente più strano che l’ipercombattivo Evenepoel non ci abbia provato. Come si suol dire in questi casi “o bene bene, o male male”: non sarebbe una sorpresa se Evenepoel fosse poco in condizione, cosa che non lo ha debilitato per uno sforzo breve come quello della cronometro di sabato, ma che potrebbe aver influito molto di più in una tappa come quella di ieri; ma non possiamo nemmeno escludere che abbia cambiato approccio e si sia clamorosamente risparmiato per provare a prendersi la rosa oggi.

Caleb Ewan è decisamente meno pimpante rispetto a quello visto alla Milano-Sanremo e in fondo non avendo nemmeno fatto la volata a Novara, non è stata nemmeno troppo una sorpresa la sua debacle. Decisamente più sorprendente la giornata non eccezionale di Merlier e Nizzolo: la maglia ciclamino è stata respinta dal primo test su tappe di questo genere, forse facendo emergere l’incostanza che lo caratterizza anche nel ciclocross; più inspiegabile Nizzolo, che in fondo ha vinto la maglia di campione europeo su un percorso decisamente poco pianeggiante. Molto bene invece Viviani, che ha retto con relativa facilità le tante salite, dimostrando grande intelligenza nella gestione dello sforzo e che fare una ricognizione di questa tappa poteva salvare anche qualche altro velocista.

Ancora tanta italia, a partire da Cimolai, che può seriamente puntare ad una vittoria in tappe come Foligno e Stradella. Ricompare – e, aggiungiamo, finalmente! – anche Bettiol, cosa non scontata vista la tanta fatica fatta da tanti. Mentre continua ad accumulare piazzamenti di livello il giovane Oldani che si conferma una bella prospettiva per i prossimi anni.

E infine ancora menzione d’onore per Albanese che torna in fuga e aumenta il bottino. Purtroppo per lui il GPM di Colle Passerino oggi assegna 18 punti, più di quelli che ha finora accumulato. La fatica sarà tanta ed è difficile che possa tornare in fuga.

Come andrà oggi

Siamo soltanto al quarto giorno di corsa ma è già momento di grandi sfide. L’Appennino si affaccia di prepotenza sul percorso di questo Giro, con una tappa insidiosissima. La dura ascesa finale preclude la possibilità di grandi movimenti, ma ciò non inganni: negli ultimi 105 km si accumulano circa 3000 metri di dislivello con salite spesso in doppia cifra. Anche in questo caso, in aggiunta alle salite già di per sé impegnative, bisogna considerare come queste siano in rapida successione, collegate da saliscendi “ignoranti” e discese tecniche. La tortuosità complessiva del percorso sarà resa ulteriormente determinante da un meteo molto probabilmente sfavorevole.

La rumba comincia con la salita sulle colline di Canossa, quantificabile in circa 7.5 km al 4.9%, ma con uno strappo, dopo il traguardo volante di Rossena, di circa 2 km con tratti in doppia cifra. Si perde il conto di tutti i possibili strappi non segnalati, come quelli di La Stella e Monte Portola, ai quali segue la prima salita formalmente segnata come GPM verso il Castello di Carpineti: si capisce subito la cattiveria di questa tappa guardando i dati che presentano un salita di 3.5 km all’8.6% e con pendenza massima del 14%. Discesa ripida e tecnica, dopo la quale basterà una manciata di km per tornare a salire. Un’infinità di tratti in salita precedono un’asperità già potenzialmente decisiva per questa tappa: la salita di Montemolino è lunga 8.6 km, ha una pendenza media del 5.7%, ma soprattutto presenta 2 km all’11.6% con una massima del 18%. La sede stradale stretta e il successivo tratto di falsopiano a scendere potrebbero facilmente spezzare il gruppo se qualcuno alzasse il ritmo in vista dello scollinamento. Tutti i big dovranno stare perennemente in testa al gruppo, ma è fisicamente impossibile che tutti ci riescano, motivo per cui basta un attimo per cogliere qualcuno in castagna, possibile fattore scatenante di ulteriori accelerazioni.

Una fase meno stressante conduce attraverso Lama Mocogno al gran finale. Prima si sale in modo deciso fino a Montecreto (4.5 km al 7%, con tratti in doppia cifra), poi la strada diventa più pedalabile fino a Roncoscaglia. Breve discesa, risalita a Poggioraso, quindi picchiata su Fanano, lungo una strada ampia, ma comunque tecnica, specialmente se piovesse. A complicare ulteriormente il finale, si trova in fondo alla discesa in traguardo ad abbuoni, un istante prima di salire a Colle Passerino, degna conclusione di un gigantesco climax. Per arrivare al GPM il gruppo dovrà superare questo ostacolo di 4.3 km al 9.3%, con una pendenza massima del 16%. Una salita veramente dura, posta decisamente vicino al traguardo, sia numericamente (solamente 2.5 km) sia tatticamente: dopo un primo tratto di discesa, serviranno altri due tratti in salita e un po’ di lastricato per giungere nel centro storico di Sestola.

È il primo vero test per gli uomini di classifica, motivo per cui fare dei nomi risulta difficile, rischioso e riduttivo. Impossibile non citare Yates che sembra tagliato per questo finale ed è uscito vincitore dal Tour of the Alps. Quello che conta è che – azzardiamo a rischio di restare delusi – ci sarà spettacolo: da un lato il percorso lo permette, anche considerando la fatica già fatta ieri; dall’altro il recente passato ci insegna che ci si dirige sempre più verso un ciclismo molto meno calcolato. A marzo Bernal attaccò nella tappa di Chiusdino alla Tirreno. Qui Bernal è il favorito e non ha bisogno di rischiare in prima persona, ma con questo tipo di altimetria e planimetria combinate basta forzare il ritmo in testa al gruppo per arrivare tutti sparpagliati sotto la salita finale. Qualcuno avrà il coraggio di sfruttare l’occasione?

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