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Moscon Mule? No, più ubriacante di un Negroni!

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Seconda vittoria in tre giorni di Tour of the Alps per Gianni Moscon, oggi in fuga da lontano e poi brillantissimo nel finale davanti a Grossschartner e Storer. Yates resta leader, Bilbao salta al terzo posto della classifica

Se questo non è l’anno zero di Gianni Moscon, allora quale? Il trentino è da poco ventisettenne, l’età che segnalava il salto di qualità nell’era delle maturazioni non precoci, fatto che oggi sarebbe in controtendenza ma che ci guarderemmo bene dallo sminuire, perché Moscon lo aspettiamo da tanto, e se è arrivato ora, coi suoi tempi e i suoi modi, va bene uguale: diremo che i primi cinque anni da professionista gli son serviti per fare esperienza, contrappuntati da qualche prestazione memorabile, non tante vittorie, diversi rovesci morali e una testa dura che l’ha portato, tutto sommato e comunque, a non mollare la presa.

Sia come sia, veniamo all’oggi: tre tappe di Tour of the Alps, due vittorie. La prima ottenuta a Innsbruck (dove è andato a vivere) l’altro giorno, con un’azione da finisseur della gittata di 4 km. La seconda, quasi più inattesa della precedente, oggi a Naturns, in capo a una lunga e bella fuga conclusa di forza dopo una bella passeggiata attraverso i quattro colli  di giornata, variamente lunghi, variamente duri. Conferma della capacità non banale di vincere su percorsi e in contesti diversi, ma la sua versatilità era ben nota dai tempi del quinto-terzo posto Roubaix-Lombardia del 2017; quello che fino a poco fa non era noto era se Gianni avrebbe poi potuto ritrovare il filo con quel se stesso di quattro anni fa. Forse può. Questo TOTA lo rilancia alla grande, e dietro l’angolo c’è per lui l’occasione di entrare finalmente (o definitivamente) nelle grazie del pubblico italiano: il suo esordio al Giro potrà rappresentare la chiusura di un cerchio per quanto riguarda la prima fase della sua carriera, e la contestuale apertura di una seconda – e si spera più ricca di soddisfazioni – fase. Lo seguiamo come l’abbiamo sempre seguito e sempre continueremo a seguire: come un potenziale campione che ha ancora margini da esplorare.

Oggi il Tour of the Alps tornava giù nel profondo sud (del Tirolo!), il rientro dall’Austria all’Alto Adige con la terza tappa da Imst a Naturno (o Naturns), 162 km con l’ennesima scalata al Piller Sattel in apertura (salita affrontata già due volte ieri). La fuga è partita proprio su codeste rampe, al suo interno ovviamente Gianni Moscon (Ineos Grenadiers) e con lui parecchia qualità: Thibaut Pinot e Reuben Thompson (Groupama-FDJ), Antonio Nibali (Trek-Segafredo), Harold Tejada (Astana-Premier Tech), Matteo Fabbro e Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe), Tejay Van Garderen (EF-Education Nippo), Alessandro De Marchi (Israel Start-Up Nation), Hermann Pernsteiner (Bahrain-Victorious), François Bidard e Tony Gallopin (AG2R Citroën), Michael Storer (Team DSM), Edward Ravasi e Mark Christian (Eolo-Kometa). Poi Pinot ha forato in discesa ed è uscito dalla questione (un anno fortunello per lui, sin qui!), e in cambio è rientrato sui battistrada Luis León Sánchez (Astana). Dietro tiravano i BikeExchange del leader Simon Yates, il margine è stato contenuto entro i limiti ragionevoli dei 2’30” al massimo. Ma davanti c’era tanta qualità, l’abbiamo già detto? Ecco perché da subito si è capito che non sarebbe stato affatto semplice chiudere su una simile azione.

In ogni caso sulla terza salita di giornata, il Maso Albergad (si era rientrati in Italia da una quarantina di chilometri), la fuga ha perso pezzi (Gallopin, Thompson, Ravasi), intanto De Marchi collezionava punti Gpm buoni per conquistarsi la relativa maglia. Sulla discesa successiva Pavel Sivakov (Ineos) si è profuso in una delle specialità della casa, la caduta: scivolone e aggiornamento della mappa delle sue escoriazioni. Meglio qui che al Giro, vien da dire.

A proposito di intoppi e inconvenienti, non l’abbiamo ancora scritto ma da Imst non aveva preso il via la Uno-X, squadra norvegese che sin qui aveva messo in mostra Idar Andersen (secondo nella prima tappa) e Tobias Johannessen (15esimo in classifica ieri sera). Il problema, il solito di questi tempi: una positività al covid nel team, e tutti a casa. Dopodiché anche in questo caso (come in quello della UAE alla Freccia Vallone) pare si sia trattato di un falso positivo, ma l’UCI non ha ancora predisposto una macchina del tempo per tornare a prima del via, per cui rimpianti sì ma necessità d’esser cauti di più. E pazienza per questi forfait che si susseguono.

Torniamo alla tappa, e a volo d’angelo planiamo sul muro di Tarres, a 21 dalla fine, laddove abbiamo assistito all’attacco di Moscon e Pernsteiner che ha aperto i fuochi finali; Fabbro ha reagito, lo stesso hanno fatto Storer e Grossschartner poco dopo, quindi dal gruppo è venuto fuori Pello Bilbao (Bahrain) e come prima cosa si è messo in caccia dei fuggitivi staccati da Moscon e soci, raggiungendoli ai -15 (atteso anche dal compagno Pernsteiner, ovviamente). Restava allo spagnolo la parte più difficile dell’impresa: chiudere su quelli rimasti al comando. Ci sarebbe riuscito, sì, ma solo in dirittura d’arrivo, ovvero quando era tardi pure per sprintarsi il successo.

Il testa a testa per la vittoria ha visto impegnati Moscon e Mister 3 Esse (Grossschartner, per i non tedeschi, altrimenti considerate la ß lì in mezzo da qualche parte), e insomma l’austriaco alle transenne ma è il noneso che ha vinto, e c’era pure un po’ di pubblico a testimoniare la cosa. Terzo posto per Storer su Fabbro, De Marchi e Nibalino a 1″, gruppetto in cui son transitati nell’ordine anche Bidard, Bilbao e Sánchez. Decimo Perny, che aveva lavorato di più e si è staccato nel finale: 13″ il suo ritardo. Il gruppo è arrivato a 49″, forte di una sessantina di unità.

La classifica vede il grande balzo in avanti di Bilbao, da decimo a terzo con 1’04” di distacco da Yates, stesso tempo di Daniel Martin (Israel); (secondo resta Sivakov a 45″). Quindi quinto e sesto ci sono Aleksandr Vlasov (Astana) e Jefferson Cepeda (Androni-Sidermec) a 1’08”, settimo e ottavo Jai Hindley (DSM) e Hugh Carthy (EF) a 1’27”, e la top ten si chiude con Ruben Guerreiro (EF) e Nick Schultz (BikeExchange) a 1’52”, stesso ritardo di Romain Bardet (DSM), Nairo Quintana (Arkéa Samsic) e Iván Sosa (Ineos).

Ora, tutto ciò detto, domani ci sarà spazio per provare ad attaccare Simon Yates, o perché il britannico provi a dare un’altra mazzata ai rivali? Certo che sì. I 168.6 km della quarta tappa, da Naturno a Pieve di Bono, contengono 4000 metri di dislivello con le scalate a Castrin, Campo Carlo Magno e, nel finale, Boniperti: Gpm a 7 km dall’arrivo, seguito da una discesa tecnica e ripida. E il Tour of the Alps 2021 non finirà nemmeno lì: ma avremo modo di riparlarne domani.

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