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La vita e le imprese del Diavolo Rosso pioniere del ciclismo e amico di Baslòt

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La vita e le imprese del Diavolo Rosso pioniere del ciclismo e amico di Baslòt

La vita e le imprese di Giovanni Gerbi, nato ad Asti nel 1885 e campione di ciclismo del primo Novecento, rivivono nelle pagine del libro “Diavolo Rosso. Anima e fuoco” di Giorgio Boccassi (edito da Caosfera per la collana Olympia).

Il volume recentemente uscito è una trasposizione letteraria dello spettacolo teatrale dedicato allo sportivo dalla Coltelleria Einstein diretta dallo stesso autore, attore, regista, mimo e drammaturgo insieme a Donata Boggio Sola. La compagnia, oltre ad esibirsi in Italia e ed Europa, cura e allestisce da anni la stagione del “Teatro Giovani” a Tortona.

Giovanni Gerbi oltre ad essere un grande campione è anche prozio di Boccassi (fratello del nonno materno). La parentela con il campione ha indotto l’attore-autore a rievocare quei tempi eroici, quelle battaglie sulle “strade bianche”.

Il supereroe

Nel racconto avvincente e documentato «Il Diavolo Rosso diventa un supereroe dalla potenza infernale e dalle astuzie diaboliche, diventa un personaggio mitico, come lo sono stati Ercole, Spiderman, Ulisse, Iron Man – spiega Boccassi -. E’ stato un pioniere del ciclismo professionale: oltre a possedere una potenza incredibile, una resistenza eccezionale e una volontà ferrea, Giovanni Gerbi ha studiato sin dall’inizio della sua carriera le tecniche migliori per correre in bici. E’ stato uno dei primi, se non il primo, a fare i sopralluoghi per studiare le corse, uno dei primi a usare il massaggio prima e dopo le gare, a adattare gli elementi della bici per migliorare la posizione in sella, a tagliarsi i capelli molto corti per essere più aerodinamico e così via.

Ma l’epos del Diavolo Rosso è fatto anche dei suoi stratagemmi incredibili, dalle sue trovate, dalle sue astuzie e spesso dai suoi inganni omerici, dalle sue scelte truffaldine».

La maglia rossa

Il diavolo Gerbi voleva vincere a tutti i costi. Il soprannome se lo è guadagnato grazie alla sua tipica tenuta, una maglia rossa che rispecchiava perfettamente il suo atteggiamento sempre pronto alla sfida. Nel volume si parla anche del rapporto di amicizia tra Gerbi e un altro grande ciclista, Giovanni Rossignoli di Borgo Ticino (nome d’arte “Baslòt”).

Il destino ha voluto che i due morissero lo stesso anno, nel 1954, prima il Diavolo Rosso e poi Baslòt. Gerbi non vinse mai né il Giro d’Italia che corse diverse volte, e nemmeno il Tour de France, ma un Giro di Lombardia, tre Roma-Napoli-Roma, tre Giri del Piemonte e una Milano-Torino. Le cronache sportive ricordano le sue battaglie sportive con Cuniolo e Ganna, Galetti e con lo stesso Rossignoli. —

PAOLA DELLAGIOVANNA
 

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