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Curling, Constantini/Mosaner in volo supersonico. L’Italia può godersi una coppia prodigio di doppio misto

Il trionfo di Stefania Constantini e Amos Mosaner ai Mondiali di doppio misto di curling disputati a Fredericton la scorsa settimana merita un “ritorno” e un approfondimento, perché quanto accaduto nel ridente capoluogo del Nuovo Brunswick, contea canadese al confine con il Maine, ha avuto valenza epocale.

L’Italia è diventata la prima nazione a vincere sia l’oro olimpico che l’oro mondiale nel doppio misto, ultima nata nelle specialità del curling (gioca una coppia uomo-donna, non squadre di quattro atleti), ma già dotata della massima dignità (l’ingresso nel programma a Cinque cerchi è avvenuto sette anni orsono). È doveroso fermarsi a riflettere su questa dinamica.

Ripetiamo il concetto. L’Italia è diventata la prima nazione a vincere sia l’oro olimpico che l’oro mondiale. Significa che nessun altro Paese ha saputo fare quanto realizzato dal nostro. Il Canada, che del curling è l’autentico deus ex machina finanziario e mediatico, sta ancora aspettando un titolo iridato. Già, il Paese della Foglia d’Acero avrà anche primeggiato a PyeongChang 2018, ma scrive un pesante “zero su diciassette” relativo ai Mondiali.

È una sorta di maledizione, quella che vige sui nordamericani. Quest’anno, da padroni di casa, hanno dovuto incassare l’eliminazione nei cosiddetti qualification game (concettualmente, il turno equivalente ai quarti di finale) per mano dell’Estonia dopo aver chiuso il Gruppo A (lo stesso di Italia e Scozia) al terzo posto.

Attenzione, i canadesi potrebbero anche mettersi a vendere giocatori di curling, da quanti ne hanno a disposizione! Per intenderci, a Fredericton ha giocato la coppia composta da Jocelyn Peterman e Brett Gallant, già argento nel 2019. Viceversa, il titolo olimpico è stato conseguito dal tandem formato da Kaitlyn Lawes e John Morris.

Eppure, qualsiasi combinazione sinora non è mai risultata vincente ai Mondiali. Il discorso non è dissimile per altre superpotenze del curling, quali Scozia, Svezia e Svizzera.

Partiamo dai britannici, sconfitti proprio dagli azzurri nella finale iridata di pochi giorni fa. In campo maschile Bruce Mouat e uno degli skip più forti del mondo, Jennifer Dodds è una componente fondamentale dei quartetti femminili guidati da Eve Muirhead (prima) e Rebecca Morrison (ora).

La Scozia è a sua volta una nazione che ha l’imbarazzo della scelta in termini di coppie da schierare (si sono imposti nei Mondiali 2021 e 2022 con formazioni totalmente diverse). Eppure, l’Italia ha completato il double ben prima degli inventori del curling!

Anche la Svezia ha portato più di una coppia al vertice assoluto. I fratelli Wranå sono l’ultimo esempio, ma in precedenza Oskar Eriksson si è issato sui podi più prestigiosi a fianco di Anna Hasselborg o di Almida De Val. Anche gli scandinavi, però, sono stati “bruciati” dagli azzurri. A questo giro, non sono neppure arrivati ai play-off.

Che dire, infine, della Svizzera? Dominatrice originaria del doppio misto (ha vinto 7 Mondiali su 11 fra il 2008 e il 2018) schierando un assortimento impressionante di tandem, ha però mancato l’appuntamento con il successo sia a PyeongChang che a Pechino. A Fredericton 2025 ha poi profondamente deluso. Insomma, regina del passato, ormai spodestata.

Già quanto esposto dovrebbe far riflettere sulla grandezza di Constantini/Mosaner, impreziosita da un altro paio di dinamiche, soprattutto da quella rappresentata dal fatto di non aver mai giocato assieme tra il 2022 e il 2025. Tradotto, Stefania e Amos vincono l’oro olimpico e dopo tre anni replicano il trionfo in ambito iridato alla prima ri-uscita assieme. Era tutto fuorché scontato e rappresenta una dimostrazione di forza poderosa.

Sostanzialmente, hanno scherzato gli avversari. “Se decidiamo, vinciamo”. Non è andata proprio così, nella realtà dei fatti, ma dal punto di vista concettuale è accaduto proprio questo. “Veni vidi vici” disse Giulio Cesare dopo la sua vittoria nella battaglia di Zela, senza che avesse avuto modo di prepararla strategicamente. Una frase atta a sottolineare la sua superiorità.

Così come è impressionante guardare alla sequenza di 22 partite vinte consecutivamente, un autentico sproposito se rapportato ai canoni del doppio misto di curling, dove una chance non si nega a nessuno e gli outsider hanno più possibilità di quante non ne abbiano altrove. Lo dimostra il fatto che in diciassette edizioni dei Mondiali, si contano già venti diverse nazioni a medaglia; in campo femminile sono solo dodici in cinquantatre appuntamenti, fra i maschi sono addirittura undici in settantaquattro!

In conclusione, Constantini/Mosaner stanno semplicemente volando a una velocità letteralmente inarrivabile (forse addirittura inconcepibile) per qualsiasi altro binomio si sia mai visto nei quasi due decenni di vita del doppio misto. Sono gli unici “supersonici”, gli altri non hanno ancora infranto la barriera del suono e l’Italia può accomodarsi in luxury class di questo autentico Concorde del curling.

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