Curling. Mariani e il caso Caldart. «Niente di personale. Serve un ulteriore step per vincere la medaglia»
La nazionale italiana femminile di curling aveva raggiunto il suo massimo. Ma serviva un ulteriore step tecnico per puntare alla medaglia nel febbraio del 2026 alle Olimpiadi di Milano Cortina. Il nuovo direttore tecnico delle squadre azzurre, il cortinese Marco Mariani, spiega così l’esonero dell’auronzana Violetta Caldart, che ha fatto parecchio rumore nei giorni scorsi.
Come è maturata questa decisione?
«È semplicemente tecnica. C’era la volontà della Federazione di migliorare e di fare un salto di qualità. Nulla di personale contro Violetta, ci mancherebbe. La sua gestione delle ragazze è stata ineccepibile, ma ora serve qualcosa di più nello sviluppo della partita, nei momenti più importanti del match».
Una decisione che forse ricorda un po’ quella di Sinner nel tennis, quando aveva lasciato Piatti per passare allo staff di Darren Cahill...
«Esatto. Come nel caso di Piatti, non è che Violetta non fosse una brava allenatrice. Volevamo semplicemente un cambio di rotta e di alto livello, che avesse carisma ed esperienza internazionale. E che avesse già vinto. Per migliorare il rendimento della squadra vanno alzati numeri già eccellenti e la scelta va in questa direzione».
Un nome che arriva dall’estero quindi?
«La decisione è stata già presa da tempo, ma per correttezza non anticipo nulla e aspetto che sia la Fisg ad ufficializzarla. Dico solo che ha già lavorato in Italia».
Il lavoro inizierà presto?
«A dire il vero è già iniziato. Due giorni fa eravamo a Milano ed abbiamo buttato giù un programma».
Un cambio che è finalizzato ad un unico scopo...
«Nessun dubbio, vincere una medaglia olimpica e sono convinto che le nostre ragazze possano arrivarci. Poi, è chiaro che servirà arrivare al massimo ad un appuntamento così importante»
Hai già parlato personalmente con le ragazze?
«Loro sanno già tutto, anche se per fare un meeting in presenza aspettiamo che finiscano le vacanze. Stefy Constantini, ad esempio, è negli Stati Uniti e tornerà a Cortina solo i primi di luglio. Posso solo dire che, dai messaggi ricevuti, non ho avuto nessun sentore negativo. Le ragazze sono ormai tutte delle professioniste e quindi i cambi di guida tecnica sono normali. Gli atleti devono solo essere messi nelle condizioni migliori per fare il proprio lavoro».
Violetta può rientrare in altri quadri tecnici azzurri?
«C’è stato un cambio, direi di no. Poi non sta a me dire cosa accadrà a livello di club, visto che lei allena il Dolomiti».
Le malelingue dicono che il cambio sia anche riferito ad una possibile promozione di tua figlia Rebecca...
«È una ragazza di soli 17 anni e non è giusto che sia tirata in mezzo a queste polemiche. E il fatto che sia mia figlia è un peso per lei, non un vantaggio. Posso solo dire che in questo momento non è di certo pronta per entrare in prima squadra, nonostante sia reduce da un’ottima stagione, con due scudetto vinti. C’è del talento, ma deve maturare molto dal punto di vista mentale. Alle Olimpiadi mancano due anni e le selezioni sono aperte a tutti. In questo momento ci sono Constantini, Zardini Lacedelli, Mathis, Romei e Lo Deserto che giocano bene e danno garanzie. Non vedo perchè dovremmo cambiarle. Tra l’altro è una scelta che spetterà al nuovo allenatore e non a me».
Che differenza c’è fra l’Italia di Torino 2006, quando era esplosa la mania del curling, a quella attuale?
«Ora c’è una professionalità che non è nemmeno paragonabile ad allora».
Hai allenato in Cina. Cosa lascia in dote quell’esperienza?
«Mi lascia una quantità incredibile di ore di lavoro sul ghiaccio con delle ragazze molto giovani e di talento. Peccato che la seconda parte sia stata rovinata dal Covid».
C’è la possibilità che ora vengano riviste anche le squadre di double? Ad esempio non si è più rivista sul ghiaccio la coppia dell’oro Constantini - Mosaner...
«Sono scelte dell’allenatore, ma stiamo parlando di giocatori fortissimi, nel caso di Constantini senza ombra di dubbio fra le migliori al mondo. Possono giocare con tutti nel double. Prima delle Olimpiadi quella coppia, ad esempio, aveva giocato insieme pochissime volte».
La squadra maschile è fra le migliori al mondo...
«Nessun dubbio. Di certo non puoi vincere tutte le volte, ma arrivano sempre alle gare che contano».
C’è una sola pista da curling in provincia a Cortina. Non aiuta nella ricerca di nuovi talenti.
«È un grosso limite. Mi piacerebbe ci fossero delle piste anche a Belluno e faccio un appello all’attuale amministrazione perchè possa essere fatto un ragionamento sulla costruzione di un nuovo impianto. Il curling è uno sport che nel Bellunese avrebbe un grosso appeal. Vogliamo allargare il bacino del nostro sport. Ci stiamo riuscendo, ma non bastano Cortina, Cembra e Pinerolo per competere con nazioni che hanno un numero di praticamenti increbibilmente più alto dei nostri». —
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