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Mariani: «Per il curling le Olimpiadi punto di partenza e non di arrivo»

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«Un punto di partenza». Non ha dubbi Marco Mariani, responsabile del vivaio giovanile curling Fisg – Federazione italiana sport ghiaccio – quando gli si domande delle Olimpiadi 2026. È il tecnico della nazionale junior maschile che in Finlandia si è appena aggiudicata la promozione al mondiale A in programma tra febbraio e marzo, conquistando pure la medaglia d’argento.

Allena inoltre le coetanee della nazionale femminile, la cui competizione iridata ha preso il via ieri con due sconfitte contro Canada (11-1) e Turchia (6-5).

Ora l’allenatore bellunese sta portando alle selezioni tricolori del futuro quell’esperienza già decennale nel mondo del curling e grazie alla quale ha appena guidato la nazionale cinese donne nel percorso culminato con le Olimpiadi di Pechino. Marco, che soddisfazione i tuoi ragazzi… d’argento.

«Senza dubbio. Peraltro, sia Giacomo Colli e sia Simone Piffer sono all’ultimo anno da Junior e di conseguenza era importante plasmare un gruppo che fosse pronto a fare da tramite per l’inserimento nella prossima stagione di due nuovi ragazzi. Ora andremo ad affrontare il mondiale A, ma in ogni caso l’aspetto prioritario del nostro programma è lavorare allo scopo di dare un futuro al gruppo senior. Non va commesso l’errore compiuto da altre nazionali in passato, con nulla costruito alle spalle dei top team».

Ora hai le ragazze dell’Italia, comprese tre cortinesi: Marta Lo Deserto, tua figlia Rebecca e Giada Zambelli.

«Non abbiamo aspettative particolari, se non l’avviare un percorso di crescita e far disputar loro più competizioni di alto livello».

Il curling attende le olimpiadi di Milano – Cortina, dopo gli ultimi giochi in cui c’è stato l’oro di Stefania. Peraltro si giocherà proprio all’Olimpico.

«I Giochi 2026 dovranno essere un punto di partenza, non di arrivo: bisogna ribadirlo. Noi nel frattempo cerchiamo di continuare a migliorare, ben sapendo che però servirebbe un passo in avanti in chiave professionismo. Ci sono stati i primi ingressi nei gruppi sportivi delle Forze armate, ma l’ideale sarebbe poter disporre di almeno dieci uomini e dieci donne impegnati a tempo pieno nel curling».

L’esperienza cinese come è andata?

«Sino alla pandemia, stavamo disputando tutta una serie di tornei internazionali con notevoli soddisfazioni. Con la chiusura in bolla è venuta meno l’occasione di confrontarci con l’esterno e alle Olimpiadi ciò lo abbiamo pagato. Ho avuto modo comunque di vivere un’esperienza significativa».

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