Il lato umano del pugilato: “Il giorno dell’incontro” a San Martino
San Martino. Con “Il giorno dell’incontro” – il film programma lunedì 21 luglio (alle 21:15) al Movieplanet di San Martino Siccomario per la rassegna “Visioni dal Mondo” curata da Marco Mariani, Luigi Riganti e Cristina Francese – l’attore americano Jack Huston nel 2024 ha debuttato alla regia con un’opera umana e dolorosa, capace di evocare atmosfere dimenticate e riportare al centro il volto, lo sguardo, il silenzio. La pellicola – un dramma in bianco e nero dal sapore classico e intimo – è costruita attorno a una sola giornata di vita e riscatto, quella del pugile Mike Flannigan, ex promessa dei pesi medi, appena uscito dal carcere dopo un lungo silenzio. Ambientato nella Brooklyn degli anni Ottanta, il film segue il protagonista (interpretato da un ottimo Michael Pitt) durante le ore che precedono il suo ritorno sul ring. Ma il vero combattimento non è quello sportivo, bensì quello interiore: un confronto con il passato, con il senso di colpa, con l’identità smarrita. Mike, soprannominato “Irish Mike”, ha trascorso otto anni dietro le sbarre per aver causato la morte di un uomo in un incidente stradale avvenuto mentre era ubriaco. Il tempo trascorso in prigione lo ha scavato dentro, lasciandogli addosso una ferita profonda, ma anche un’urgenza: sistemare ciò che resta della sua vita. Durante la giornata, Mike cerca di riallacciare i fili di un’esistenza frammentata: va a trovare la figlia Sarah, che quasi non lo conosce, cerca un contatto con l’ex moglie Jessica (Nicolette Robinson), incontra il padre Tony (un Joe Pesci di commovente misura), e dialoga con le persone che un tempo gli erano vicine. Tra queste, l’amico-prete Patrick (John Magaro), lo zio Colm (Steve Buscemi), e il vecchio allenatore Stevie (Ron Perlman). Ognuno di loro diventa specchio, strumento di riflessione, passaggio di un percorso di espiazione che culmina nel confronto sul ring ma nasce molto prima, tra le crepe dei ricordi. E la boxe qui non è spettacolo ma metafora dell’esistenza: non si vince per punti, ma per resistenza. La capacità di sopportare il dolore e trovare un motivo per continuare a combattere.