Moise Kean, parla il medico: “Un KO come nel pugilato. Quanto deve fermarsi? Ora bisogna evitare la sindrome del secondo impatto”
Moise Kean potrebbe avere bisogno di qualche settimana di stop, ma non esiste una tempistica chiara in questi casi. L’unica certezza è che bisogna evitare il rischio della “sindrome del secondo impatto“. A spiegarlo, intervistato dall’Adnkronos, è Mario Brozzi, ex medico sportivo della Roma. L’attaccante della Fiorentina è rimasto coinvolto in uno scontro di gioco durante l’incontro contro il Verona: il suo volto contro il ginocchio del difensore Pawel Dawidowicz. Dopo essere stato colpito, Kean ha provato a tornare in campo ma si è accasciato a terra. Portato in ospedale, è rimasto sotto osservazione per diverse ore. Poi il comunicato della Fiorentina: “I test clinici e diagnostici effettuati sono risultati tutti negativi“.
Adesso però comincia un’altra fase di accertamenti ed esami: “Luca Pengue, responsabile sanitario della Fiorentina, è un mio discepolo. Sono convinto che Kean sia in ottime mani, verrà seguito in queste ore e si capirà come sta. Magari non è detto che si debba fermare a lungo”, spiega Brozzi. Perché si parla della possibilità di un lungo stop? “I traumi cranici possono essere commotivi e non commotivi, nel primo la similitudine è quella con il Ko del pugilato. L’atleta si porta in ospedale, rimane 24-48 in osservazione e si studia il quadro clinico”.
Brozzi quindi aggiunge: “Nel pugilato il boxer viene fermato per 30 giorni. Questo perché esiste la sindrome del secondo impatto che deve essere evitata, a me è accaduto un caso simile a quello di Kean con Philippe Mexes alla Roma”. Nel caso del francese, alla fine lo stop fu più breve. “Quando c’è un trauma cranico commotivo si crea una instabilità elettrica – entra nel merito il medico – e si è visto che per un certo lasso di tempo un neuromediatore inizia a crescere. Questa anomalia in caso di un secondo impatto forte potrebbe generare un edema cerebrale che mette a repentaglio la salute del giocatore”.
Quindi che fare? “Nel caso di Mexes andammo al San Camillo di Roma per una risonanza magnetica spettroscopica, che è in grado di misurare la quantità di questo neuromediatore. Se il dato è stabile non c’è nessun rischio per l’atleta di avere una sindrome del secondo impatto”. Per questo, conclude il medico Brozzi, non è detto che Kean debba “per forza saltare la prossima partita”. La Fiorentina giocherà venerdì in casa contro il Lecce.
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